IL SILURO DI SALVINI AI GRILLINI: ''ROMA AVRÀ UN SINDACO LEGHISTA? SE CI CHIAMANO, NOI CI SIAMO, MOLTI ROMANI MI DICONO 'DAJE MATTE''' (VIDEO - RTL 102.5) - LA CENA DEI BIG LEGHISTI, CHE HANNO DETTO AL CAPITONE: CON I 5 STELLE I NOSTRI PIANI RISCHIANO. ''SE LA LEGA OPTASSE PER LA PROSECUZIONE DELL'ESPERIENZA GIALLOVERDE, SAREBBE BENE CALCOLARE FIN DA OGGI L'INCOMBENZA DELLA PROSSIMA, DIFFICILE LEGGE DI STABILITÀ…''
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1. VIDEO - DIACO A SALVINI ''ROMA AVRÀ UN SINDACO LEGHISTA?''
Da www.rtl.it
“Ieri passeggiando per Roma alcuni l’hanno fermata per chiederle se Roma avrà mai un sindaco leghista. Vuole rispondere da questi microfoni?” chiede Pierluigi Diaco al Ministro Salvini ospite di “Non Stop News” su Rtl 102.5 “Roma avrà un sindaco leghista? Se ci chiamano, noi ci siamo. Ieri molti romani mi hanno detto 'Dajè Mattè'. È una città complicata da governare, è grossa, è 7 volte Milano" risponde Salvini
2. LA CENA DEI BIG LEGHISTI: MATTEO, CON I 5 STELLE I NOSTRI PIANI RISCHIANO
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
In fondo tutti la pensano come Zaia, secondo cui la Lega si trova davanti al pallone posizionato sul dischetto del rigore. In politica certi momenti rappresentano «una grande chance» o possono rivelarsi una «grande débâcle». Dipende dalle scelte. Ed è vero che toccherà a Salvini scegliere, ma i dirigenti del Carroccio martedì sera gli hanno detto di non aver paura a tirare il calcio di rigore. C' erano i ministri, i capigruppo di Camera e Senato e anche i governatori del Nord nella casa romana del vicepremier, invitati a mangiar pizza, bere birra di Norcia e discutere del penalty, cioè delle strategie del partito.
Se qualcuno riteneva ci fosse ancora un po' di tempo prima di decidere, Giorgetti ha spiegato perché di tempo non ce n' è: «Non abbiamo mesi davanti, ma settimane». Poi, come in una sorta di sliding doors, si entrerà in un altro contesto, in un' altra fase. Certo c' è da attendere il voto delle Europee e i numeri che emergeranno dalle urne. Ma ci sono anche i numeri disastrosi dell' economia. E allora bisogna prepararsi. Se la Lega optasse per la prosecuzione dell' esperienza gialloverde, sarebbe bene calcolare fin da oggi l' incombenza della prossima, difficile legge di Stabilità, sapendo che «adesso siamo sulla cresta dell' onda», ma che «c' è il rischio di non portare a compimento i nostri obiettivi». E la politica non resterebbe ferma a guardare, «in politica i vuoti si riempiono».
Il sottosegretario alla presidenza sa che le opposizioni stanno facendo il tifo perché l' esecutivo vada avanti. Il loro obiettivo è duplice: lasciare che le attuali forze di maggioranza - chiamate a fronteggiare la crisi economica - si logorino; e intanto lavorare alla riorganizzazione del sistema. «Il sistema - secondo Giorgetti - ha bisogno di tempo». Se Salvini decidesse per il voto anticipato, prenderebbe tutti d' anticipo e tutti rimarrebbero incastrati negli schemi attuali.
Altrimenti, dalla scomposizione del quadro politico «emergerebbe qualcosa di nuovo, qualcuno nuovo». Salvini comprende il ragionamento, ma invita a non fasciarsi la testa, ad aspettare il voto di maggio. Ha ben chiaro che la visione dei grillini è «diametralmente opposta alla nostra» su molti temi di governo, ma davanti al pallone non sembra propenso a calciare.
Almeno così fa mostra di pensarla, anche quando Zaia gli ha ricordato - per esempio - gli impegni presi «con i cittadini che abbiamo chiamato a votare al referendum per le autonomie regionali»: «Se non realizzassimo quanto abbiamo promesso, la pagheremmo in termini di consensi».
Il ragionamento del governatore veneto cozza con la contabilità del capo del Carroccio, preoccupato che la corsa ai voti del Nord possa compromettere la raccolta al Sud: perciò sulla questione ha chiesto una moratoria fino alle Europee, senza sapere che il giorno dopo Di Maio si sarebbe infilato in questa sua contraddizione, alzando provocatoriamente la mira: «Sull' autonomia non ho capito se prevale la linea mediana di Salvini o quella più talebana di Zaia».
D' un tratto i ruoli dei vicepremier sembrano essersi rovesciati, e c' è un motivo se i dirigenti del Carroccio l' altra sera hanno invitato il loro leader a tirare il calcio di rigore: ai Cinque Stelle non resta che la poltrona di governo, «mentre noi abbiamo un progetto di governo». Un progetto messo a rischio oggi dalla situazione economica che potrebbe domani agevolare disegni politici alternativi.
E sarà pure colpa della congiuntura internazionale, sarà che per decreto non si aumenta il Pil, ma la partita è questa e si gioca su molti campi, «persino quello della giustizia», ha detto la Bongiorno: «Perché gli investitori internazionali hanno delle remore a puntare sull' Italia anche a causa del nostro sistema giudiziario. E la riforma che sta scrivendo Bonafede non aiuta».
Terminate la pizza e la birra, preso atto delle argomentazioni, Salvini ha ringraziato gli ospiti e li ha accomiatati. Il pallone per ora lo tiene fermo sul dischetto del rigore: «...E comunque con Berlusconi non ci torno».