SILVIO E LA PALLA DI VETRO: “NON SI ANDRÀ AL VOTO PRIMA DI NOVEMBRE” (ERGO: ELEZIONI NEL 2018) – BERLUSCONI: "IL PROPORZIONALE CONVIENE ANCHE AL PD” – IL CAV ROMPE (MA NON TROPPO) CON SALVINI – RATE PER I DEPUTATI MOROSI COI VERSAMENTI A FORZA ITALIA
Carmelo Lopapa per la Repubblica
«Guardate questi dati? Alla fine il proporzionale conviene a noi, ma conviene anche al Pd». Silvio Berlusconi piomba a Roma in treno («L’alta velocità è bellissima ») e ostenta come un trofeo l’ultima tabella prodotta da Euromedia Research di Alessandra Ghisleri aggiornata a due giorni fa. È la proiezione in chiave proporzionale delle preferenze dei maggiori partiti, su scala nazionale e regionale.
Se si votasse oggi con la legge che più sta a cuore al capo forzista, il partito di Matteo Renzi balzerebbe al primo posto col 29 per cento, lasciandosi alle spalle (dopo gli scivoloni degli ultimi mesi) il M5S, sceso al 27,5. I dem potrebbero avvantaggiarsi di un eventuale premio per il primo partito - e il suo ragionamento - ma non sarebbero in grado di governare da soli, senza il soccorso “azzurro”. Anche perché a seguire ci sarebbero proprio Forza Italia e Lega col 12,7 e 12,5 per cento, Fratelli d’Italia dietro al 5,5, comunque più del 3 nazionale di Alleanza popolare di Alfano. Fi lievita vicino al 20 in Campania, Sicilia e Calabria, dove però i grillini sfondano oltre quota 30. Mentre la Lega non raggiunge il 3-4 per cento in nessuna regione sotto Toscana e Emilia (ma col 35 nel Veneto di Zaia).
«Altro che partito unico, Salvini deve mettersi in testa che la sommatoria non funziona mai, meglio lavorare in proprio», dice il Cavaliere alla cerchia ristretta a cui mostra i dati prima di riunire in serata l’Ufficio di presidenza a Palazzo Grazioli. È la tesi, “proporzionale o morte”, con la quale intende sedere al tavolo della trattativa con Renzi, dopo la sentenza della Consulta del 24.
Non c’è fretta. «Non si andrà al voto prima di novembre, Mattarella non lo permetterà mai prima del G7 di fine maggio, poi c’è l’estate, vedrete...», è l’esordio davanti ai 28 parlamentari della “Presidenza”. Estesa per l’occasione a Nunzia De Girolamo, Mariarosaria Rossi, Annamaria Bernini, Laura Ravetto e Andrea Mandelli. Salvini lo gela di nuovo: «Certo, per Berlusconi più passa il tempo meglio è, con tutti i problemi che hanno le sue imprese. Lui no, ma il Paese ha fretta. Allearsi con Fi? Solo se non flirta col Pd e Berlusconi non può candidarsi alla guida del centrodestra per diritto divino, ma solo se lo decidono gli italiani». I ponti sono quasi saltati ormai.
Davanti ai suoi l’ex premier in serata dice - e poi detta in una nota - che «la vittoria di Tajani dimostra che si vince quando si afferma un forte soggetto di centro moderato». Altro che lepenisti. Anche se alla manifestazione del 28 a Roma, promossa dalla Meloni e alla presenza di Salvini, «ci saremo con una delegazione: i due capigruppo Romani e Brunetta e le nostre bandiere, perché il dialogo deve continuare, non rispondiamo alle provocazioni di Matteo ». Non si sa mai dovesse saltare il proporzionale. Poi, a testa bassa contro i grillini Di Maio e Di Battista: «Mi ricordano le meteorine ». E anche contro Renzi. «Ha sbagliato tutto, non si governa con la parlantina, ma con intelligenza ». Ma sa che è con lui che dovrà fare i conti.
I conti intanto li fa dentro il partito, finito sul lastrico. Il tesoriere Alfredo Messina, al suo fianco, annuncia «tolleranza zero contro i morosi». Solo 29 dei 92 tra deputati e senatori (il 30 per cento) hanno versato gli 800 euro al mese e i 25 mila euro iniziali al partito. «Solo chi si metterà in regola, anche a rate, sarà ricandidato » è l’ennesimo monito.