SINISTRATI - “LE FOTO SU "VOGUE" DI ELLY SCHLEIN SONO BRUTTE. HA SBAGLIATO CHI L'HA FOTOGRAFATA E CHI L'HA VESTITA” – OLIVIERO TOSCANI STRONCA IL SERVIZIO DELLA LESBO-SEGRETARIA DEM MA SALVA IL SUO STILE: “E' LA DONNA DEL FUTURO. SE SI VESTISSE DA OPERAIA, LA ACCUSEREBBERO DI APOLOGIA DEL COMUNISMO” – “L’ARMICROMIA? E PERCHÉ NO? NON CAPISCE MOLTO DI MODA, SI FA AIUTARE: PUÒ PERMETTERSELO” – POI TORNA A LANCIARE BORDATE ALLA MELONI: “È VOLGARE. ROSSETTO ESAGERATO, OMBRETTO SGARGIANTE”
Estratto dell'articolo di S. S. per www.lastampa.it
Via l’eskimo, avanti il trench. Elly Schlein lo indossa in piazza il 25 aprile e pure in un servizio su Vogue, dove parla di tutte le battaglie che vuole combattere, e dice: dobbiamo rendere comprensibile la complessità; c’è un modo intelligente di usare i social per fare politica; l’outing subito dalla mia compagna è violenza; sui diritti Lgbtq+ ci vuole una mobilitazione permanente.
Vogue le chiede se crede nel power dressing, lei risponde: non so bene cosa sia, ma comunque mi faccio aiutare da un’armocromista. Ed è su questo che tutti si soffermano. E allora si indaga sull’armocromista, Enrica Chicchio, e su quanto costino le sue consulenze. E si dibatte se sia opportuno che la leader di un partito di sinistra possa spendere 300 euro all’ora per farsi dire che è un “inverno”, e quali colori deve indossare, e quali vestiti le si confanno.
[…]
Toscani, come inquadra questo trench gate?
«Come l’inizio della Schlein».
Qualcuno, invece, dice che potrebbe essere la sua fine.
«Stupidaggini. È la donna del futuro e continua a dimostrarlo. Fa incazzare i conservatori di destra e di sinistra, parla un linguaggio nuovo, è nuova, vince, e va su Vogue».
E a cosa le serve?
«Se chiedi a una donna in gamba se preferisca essere bella o intelligente, lei ti risponderà: bella».
Quindi Schlein è andata su Vogue per essere bella?
«Ci è andata perché glielo hanno consigliato»
E ha sbagliato?
«Certo che no. Ha sbagliato chi l’ha fotografata: quelle foto sono brutte. E ha sbagliato chi l’ha vestita. Lei è una ragazza in jeans con le sue giacchettine, deve continuare così. È elegante, sobria, fresca. Ha stile. La ricordo sempre benvestita».
Quando si è benvestite?
«Quando nessuno si accorge dei vestiti che hai addosso. Ed è in questo senso che Schlein è la donna del futuro: una donna con la quale a nessun maschietto verrebbe in mente di fare il cretino. Una che ti colpisce per quello che pensa e fa, e che non passa inosservata per come si muove e non per quello che ha addosso».
Non è inopportuno che la leader di un partito di sinistra, una che ha vinto perché è l’icona del mondo nuovo e che si batte per i diritti delle minoranze, riveli a una rivista patinata che paga qualcuno per decidere come vestirsi
«Inopportuno? Ma non si è mica fatta fotografare mentre beve champagne in una vasca d’oro. Non capisce molto di moda, si fa aiutare: può permetterselo. Siamo davvero così provinciali da credere che questo sia un tradimento dei suoi valori?”.
Pare di sì.
«Del resto a Parigi bruciano le borse di Vuitton. Cosa c’entrano le borse di Vuitton?».
Sono simboli.
«Se Schlein si vestisse da operaia, la accuserebbero di apologia del comunismo. E invece lei, giustamente, archivia il trench».
Che c’è di male nell’eskimo?
«Niente. Certo è che potremmo provare ad andare oltre i Beatles e i Rolling Stones».
Vogue ha scritto che Schlein ha fatto alla politica italiana quello che ha i Maneskin hanno fatto alla musica: l’ha “svecchiata, demascolinizzata, internazionalizzata”.
«Verissimo. È bravissima. Io ho votato per lei quando tutti dicevano che avrebbe perso. E la voterei ancora, convintamente».
[…]
Dello stile di Meloni che dice?
«Volgare. Rossetto esagerato, ombretto sgargiante».
È popolare.
«Popolare? In Armani?».
Ma è di destra, lì il problema non si pone.
«E sarebbe il momento che non si ponesse nemmeno a sinistra. La vera contraddizione è che a sinistra sia dia tanta importanza a queste piccolezze, a questioni di facciata».
L’armicromia è un diritto del popolo, allora?
«E perché no? Non è anche questa la libertà?».
E la Liberazione?
«Ma da cosa, scusi? Io solo questo vorrei dire sul 25 aprile: non c’è stata nessuna liberazione, i fascisti li abbiamo sbattuti fuori dalla porta e sono rientrati dalla finestra. Sono ancora qui, più raffinati di una volta».
Perché raffinati?
«Perché non hanno bisogno di vestirsi con la camicia nera, fare il saluto romano. Non hanno insicurezze identitarie. Li caratterizza quello che fanno. Fanno Cutro».
Cos’è il fascismo?
«Un’opera d’arte italiana. Possibile solo in un paese come il nostro: corrotto, ignorante e corruttibile come nessun altro».
Perché la sinistra non riesce a essere popolare e la destra sì?
«Io so solo che per il popolo si può morire ma tante volte non ci si può vivere insieme».
Ha detto una cosa un po’ classista.
«Vede? Lei nota solo la seconda parte, quella più sciocca e provocatoria, anziché la prima: morire per il popolo non la colpisce quanto il non poterci sempre vivere assieme. È la stessa ragione per cui si fa un gran fracasso su come veste Elly Schlein».
Non proprio su come veste.
«Senta, ma se mi offrono il caviale e a me il caviale piace, perché non dovrei mangiarlo?».
Perché il caviale è il simbolo di un privilegio.
«Questo è provincialismo politico. Lo stesso di chi rompeva le palle a Bertinotti per i pullover di cachemire. Non c’è niente di più provinciale di un piccolo comunista».
E lei lo può dire.
«Certo che posso. Io sono di sinistra. Molto di sinistra. Sono un radicale».
[…]
Non c’è il rischio che Schlein sembri lontana dai problemi della gente?
«Siete voi che siete lontani dalla gente. È una priorità per voi ma non per lei. È importante per il pubblico ma non per lei. La sua politica il suo modo di pensare non cambia per una foto su Vogue».
Il punto è quello che rivela di lei.
«Ma per favore, ma perdiamoli per strada questi analisti di cosa rivela un portafogli!»
Lei parla da intellettuale.
«Io sono un operaio».
Ma parla da intellettuale se pensa che risultare vicina alla gente non sia un problema che Schlein deve porsi.
«Ma infatti lei piace alla gente. Alla sua gente. Che questa stupidaggine la prenderà per quello che è. Andiamo avanti, diamoci da fare».