LA SITUAZIONE E’ GRAVE MA NON SIRI – CONTE E DI MAIO CERCANO UNA MEDIAZIONE CON SALVINI: L’IDEA DELLE DIMISSIONI A TEMPO DEL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA INDAGATO PER CORRUZIONE – DOPO L’INTERROGATORIO IN PROCURA, CI SARA’ IL FACCIA A FACCIA DECISIVO CON IL PREMIER: CONTE VORREBBE CHE IL SENATORE LEGHISTA SI AUTOSOSPENDA…
-Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Prima l' interrogatorio di fronte ai pubblici ministeri, poi l' incontro con il presidente del Consiglio per una sospensione dall' incarico.
Potrebbe essere questo l' esito della mediazione in corso all' interno del governo sul destino del sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, senatore leghista indagato per corruzione dai magistrati romani. Si cerca di prendere tempo per arrivare a un passo indietro di Siri, sia pur temporaneo.
Ieri, il premier Giuseppe Conte e il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio -che è anche vicepremier - ne hanno discusso in una telefonata. I contatti sono continui, la linea scelta è quella di arrivare a una soluzione condivisa con il leader della Lega, pure lui vicepremier, Matteo Salvini. E dunque si tenta la carta dell' attesa, di un provvedimento non definitivo «perché - ripetono tutti - questa vicenda non può e non deve mettere a rischio la tenuta dell' esecutivo». Anche se è ben chiaro che dopo l' esposizione di Di Maio e di altri leader grillini il rischio forte è quello di «perdere la faccia». I tempi dell' inchiesta sono infatti molto più lenti di quelli della politica, le verifiche degli inquirenti sui rapporti tra Siri e l' imprenditore Paolo Arata sono in pieno svolgimento.
Nel colloquio con Conte, Di Maio avrebbe sottolineato la necessità di una consultazione con Salvini «perché non dobbiamo aprire crepe, va salvaguardata la sensibilità dell' alleato». E dunque la sua opzione è quella di «dimissioni temporanee di Siri, in attesa - mi auguro - che la vicenda si risolva positivamente per lui». Di Maio sa bene che «questa è ormai una questione di principio per il Movimento», spiega che «il governo non può permettersi passi falsi».
In gioco, è fin troppo evidente, c' è la sua credibilità, il rischio che l' ala dissidente si metta di traverso. E allora chiede a Conte di mediare con Salvini per una soluzione di compromesso: «In fondo il governo lo abbiamo costruito noi, siamo noi la maggioranza e ci vuole rispetto: per il M5S, per come ha fatto nascere questo governo, per quello che ha dato e che sta dando e rispetto anche per i cittadini».
Nei giorni scorsi ci sono stati numerosi tentativi di delegittimare l' inchiesta, sminuendo la portata delle accuse contro il sottosegretario. In realtà la Procura non ha ancora scoperto le proprie carte, ma già il decreto di perquisizione nei confronti di Arata fa ben comprendere quale fosse il rapporto che legava l' imprenditore - socio del re dell' eolico, inquisito per mafia, Vito Nicastri - al senatore leghista. Perché ricostruisce nel dettaglio che cosa Siri avrebbe fatto in cambio di 30 mila euro «asservendo a interessi privati la sua doppia funzione pubblica di sottosegretario e senatore».
In particolare - Arata lo dice mentre parla con il figlio Francesco, non sapendo di essere intercettato - Siri avrebbe accettato di inserire in tre provvedimenti legislativi «emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto "mini eolico"». Sono stati i funzionari del ministero per lo Sviluppo economico a confermare ai pubblici ministeri i tentativi di interferire sui decreti, andati però a vuoto perché ritenuti «irricevibili».
Mentre fu il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro respingere le proposte di modifica al Def.
Nelle informative degli investigatori della Dia sono annotati gli incontri tra Siri e Arata, vengono allegati altri colloqui tra l' imprenditore e il figlio, ma ci sono pure le «pressioni» che Arata avrebbe compiuto lo scorso anno per far entrare il leghista nel governo giallo verde e così garantirsi per gli affari. E anche di questo alla fine il premier Conte dovrà tenere conto.
2. SIRI
Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo per “la Stampa”
Matteo Salvini continua a difendere a spada tratta Armando Siri, esclude le dimissioni del sottosegretario alle Infrastrutture, nonostante il pressing di Luigi Di Maio. «I 5 Stelle sono ossessionati da questa situazione surreale, senza un briciolo di prova, con le indagini ancora in corso e che potrebbero durare mesi», confidano alti dirigenti della Lega. Ma nelle prossime ore ci potrebbero essere novità.
Il premier Giuseppe Conte ha rinviato l' incontro con il leghista indagato: vuole che prima Siri incontri i pubblici ministeri di Roma che lo accusano di avere proposto «emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto "minieolico"», ricevendo «la promessa e/o la dazione di 30.000 euro da parte di Paolo Arata». Questa accusa si fonderebbe su una intercettazione nella quale Paolo Arata parla con il figlio Francesco dei rapporti con Siri.
Il sottosegretario potrebbe presentarsi a Piazzale Clodio nei prossimi giorni, forse già domani, e sarà quella l' occasione che poi potrebbe portare l' esponente del Carroccio a prendere una decisione: rimanere al suo posto nel governo oppure decidere se autosospendersi per avere la possibilità di sviluppare la sua difesa. È quello che vorrebbe Conte che ha cambiato idea nel giro di poche ore sulla necessità di incontrare Siri.
Sarà stata l' emozione del momento, di trovarsi davanti allo splendore della Città Proibita, appositamente svuotata dalle autorità cinesi per la visita del presidente del Consiglio. Sarà stato che dover rispondere ancora una volta su Armando Siri mentre hai appena calpestato il palazzo delle dinastie Ming e Qing a Pechino produce un effetto straniante.