SLITTA A DOMANI LA FIDUCIA SULLA MANOVRA: LO SPRINT PER EVITARE L’ESERCIZIO PROVVISORIO - TORNA LA GRANA DELLE CONCESSIONI DEI BALNEARI CON FORZA ITALIA CHE PROPONE IL RINVIO DELLE GARE PREVISTE A PARTIRE DAL PRIMO GENNAIO DEL 2024. RIUNIONE CON LA MELONI SULLA CONCORRENZA, UNA DELLE RIFORME CHIESTE DALL'EUROPA PER ACCEDERE AI FONDI DEL PNRR - LE OPPOSIZIONI OCCUPANO LA COMMISSIONE BILANCIO. POI LA MAGGIORANZA CEDE: PIÙ SPAZIO AL DIBATTITO…
-Francesco Olivo per lastampa.it
Altre 24 ore. La manovra continua il suo percorso tortuoso tra i palazzi. Quando l'approdo sembrava a un passo ecco che arriva un nuovo rinvio. Il voto di fiducia, inizialmente previsto per oggi, è stato rimandato a domani. La decisione è stata presa all'unanimità dalla Conferenza dei capigruppo del Senato, dopo l'ennesima giornata ad alta tensione tra maggioranza e opposizioni, culminata con l'occupazione della commissione Bilancio per protestare contro la compressione dei tempi. Un gesto forte che ha portato la presidenza a concedere più spazi, spostando l'approvazione pericolosamente a ridosso della scadenza del 31 dicembre.
Nel frattempo, torna la grana delle concessioni dei balneari, con Forza Italia che chiede una proroga delle gare, previste a partire dal primo gennaio del 2024.
Il clima si è surriscaldato per il ritardo con il quale il testo varato all'alba di sabato scorso dalla Camera è arrivato a Palazzo Madama. Un punto è chiaro a tutti e non da ieri: la manovra va approvata così com' è dal Senato, perché ogni modifica implicherebbe un ritorno a Montecitorio e a quel punto non ci sarebbe più tempo per evitare l'esercizio provvisorio. Le opposizioni, però, da quella più dialogante, il Terzo Polo, fino a Pd e M5S, credono si sia passato il segno e con una inedita unità chiedono: «Si lasci almeno il tempo di discutere». «L'arroganza con la quale la maggioranza prova a forzare i tempi e a ostacolare il lavoro delle opposizioni è un film già visto dopo l'iter pasticciato a cui abbiamo assistito alla Camera - si indigna Mariastella Gelmini, portavoce di Azione -. Tutto questo è inaccettabile».
La protesta prende una forma più plateale nel pomeriggio con l'occupazione della presidenza della commissione con tanto di foto di gruppo e selfie (proibiti dal regolamento di Palazzo Madama). Lo scopo è chiedere al presidente del Senato Ignazio La Russa di convocare una nuova capigruppo e rimandare l'approdo della manovra in Aula. Il tentativo riesce: la giornata di oggi sarà dedicata interamente al dibattito e il voto di fiducia slitterà a domani mattina, proprio mentre la premier incontrerà i giornalisti per la conferenza stampa di fine anno, che si arricchisce così di contenuti.
Le opposizioni cantano vittoria. Per Simona Malpezzi, capogruppo del Pd, il rinvio segna infine il «ritorno del buon senso». Soddisfatta anche la capogruppo M5S, Barbara Floridia: «L'arroganza di questo governo è senza limiti. Siamo riusciti con fatica a portare la discussione fino a giovedì».
«Abbiamo imposto un principio salutare in democrazia», dice Raffaella Paita, capogruppo del Terzo Polo, «ci vuole un tempo congruo» per discutere un provvedimento.
Gli strascichi di queste tensioni si trascinano anche alla Camera, dove si deve convertire il Decreto Rave, il primo licenziato dal governo Meloni.
Anche in questo caso, il tempo è molto stretto: senza un via libera del Parlamento, il 30 dicembre il provvedimento decade. Per arginare l'ostruzionismo delle opposizioni il governo ha posto la questione di fiducia. Il voto è previsto per oggi pomeriggio alla Camera, poi andrà esaminato il testo e tutto lascia prevedere che i deputati saranno chiamati a un'altra maratona notturna (o forse due) prima di arrivare all'approvazione in extremis. Nei pensieri di Giorgia Meloni c'è anche la legge sulla concorrenza, una delle riforme chieste dall'Europa per accedere ai fondi del Pnrr.
La questione è stata affrontata in una riunione, tenuta segreta, dei vertici di Fratelli d'Italia, tra i quali i ministri Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani, il capogruppo alla Camera Tommaso Foti e l'eurodeputato Carlo Fidanza. Nelle stesse ore, al Senato, Maurizio Gasparri di Forza Italia proponeva un emendamento al Milleproroghe chiedendo il rinvio delle gare delle concessioni per le spiagge, un obbligo previsto oltre che dalla direttiva Bolkenstein, anche da una sentenza del Consiglio di Stato.