SMURAGLIA CINESE - VITA E OPERE DI CARLO SMURAGLIA, IL LEADER DEI PARTIGIANI ITALIANI, SIMBOLO DEL “NO” AL REFERENDUM. COMBATTE’ CON LA BRIGATA “CREMONA”, PASSATA ALLA STORIA PER L’ECCIDIO DI 136 FASCISTI INERMI A GUERRA FINITA. E’ STATO PM DEL CASO LOCKHEED
Giancarlo Perna per “Libero Quotidiano”
Alzando il vessillo del No referendario, il presidente dell' Anpi, Carlo Smuraglia, si è messo al centro della scena. Il baldo novantatreenne, che pure ha rivestito diversi ruoli, non aveva mai avuto la visibilità di oggi. Ora è il nume di tutti coloro che a sinistra vogliono fare le scarpe a Renzi e che, grazie a lui, possono farlo brandendo la fiaccola degli ideali antifascisti. Una pacchia. Gli corrono dietro grati i D' Alema, i Gotor, i Bersani, i vari esponenti di Giustizia e Libertà, più Arancioni e Arcobaleni vari.
Riassumo la vicenda. Da maggio, Smuraglia ha messo nel frullatore Renzi, Maria Elena Boschi e gli adepti piddini del Sì. Via interviste (in genere al Fatto quotidiano), ha reso noto che l' Anpi - associazione partigiana sul modello del reducismo garibaldino- si è schierata, previo sondaggio, per il No alle riforme. Smuraglia - pimpante per il risultato - ha spiegato che il testo Boschi «restringe gli spazi di democrazia» e «non tiene conto che abbiamo una Costituzione repubblicana, democratica e antifascista». Mentre la riforma renziana - questo il chiaro sottinteso - è monarchica, dispotica e nazisteggiante.
DISTINZIONI TABÙ
Si poteva liquidare la faccenda con un sorriso di compatimento per dei "Bella ciao" fermi a 70 anni fa. Invece, la Boschi si è indispettita: «I veri partigiani, quelli che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, voteranno Sì». E qui, apriti cielo: tutti a darle addosso per avere messo i piedi nel piatto. Infatti, la distinzione tra resistenti autentici - ormai quattro gatti per ragioni anagrafiche - e i pronipoti che ci marciano, campando sulle fatiche dei nonni, è sacrosanta, ma tabù.
La polemica si è avvelenata. La sinistra ha fatto il tifo per l' Anpi, mentre i renziani hanno ammonito di non mescolare «la Resistenza che è di tutti» con il duello referendario. Si sono viste cose inedite: l' Unità, fondata da Gramsci ma controllata da Renzi, ha preso per i fondelli i partigiani - in passato l' alfa e l' omega del Pd - e li ha invitati a tacere. Smuraglia è andato su di giri e, prima di cambiare idea, accettando il confronto, ha sentenziato che sarà meglio per l' Anpi non partecipare alle Feste dell' Unità che tra breve affumicheranno mezza Italia di salsicce alla brace.
Una reazione - ha spiegato - alla decisione del Pd di vietare la propaganda per il No durante le kermesse, mettendo la museruola ai partigiani. Sappiamo quanto basta per azzardare un profilo del professor Smuraglia. Intanto, è Prof. perché per anni ha insegnato Diritto del lavoro all' Università Statale di Milano. Parallelamente, ha esercitato l' avvocatura nella medesima città diventata per lui - marchigiano di Ancona - residenza d' elezione.
Ha frequentato le aule civili e quelle penali. Da penalista, ha patrocinato la famiglia di Giuseppe Pinelli, l' anarchico precipitato dalla finestra della Questura di Milano durante l' interrogatorio per la strage di Piazza Fontana. Iscritto al Pci fin dall' epoca di Palmiro Togliatti, Smuraglia è stato un militante di successo sul quale il partito ha sempre potuto contare.
Sia per la difesa giudiziaria di un compagno, sia come fiduciario per incarichi delicati. Con il Migliore, Smuraglia, giovanottello, fu assessore a Pisa, dove si era laureato. Con Berlinguer, è stato consigliere regionale lombardo. Con Occhetto e D' Alema segretari, è entrato in Senato per tre legislature, dal 1992 al 2001.
MILITANTE DEL PCI
Ora, che un uomo vissuto nel Pci dal dopoguerra inghiottendo in silenzio tutti i divieti, si indigni adesso perché i renziani gli chiedono di non remare contro, fa un po' ridere. Se poi si inalbera e dichiara che lui, per dignità - come fosse un libertario alla Pannella anziché un militante zitto e mosca -, rifiuta di andare se non lo lasciano parlare, passa il segno.
Che di liberale nella psicologia smuragliana non ci sia nulla, è evidente da una recente uscita dell' Anpi che è un modello d' intolleranza.
Una chiamata alle armi contro Casa Pound, che ha programmato la sua Festa nazionale a Chianciano. Sentite con che tono l' Anpi-Smuraglia si appella alle autorità, specie di polizia: non concedere «ai fascisti del terzo millennio né il saluto istituzionale, né l' uso del suolo e di strutture pubbliche, né partecipazione e sostegno a qualsiasi livello».
Questo perché sono «individui noti per la facinorosità», espressione che, già nella forma, pare un mattinale dell' Ovra. E questi sono gli stessi che si lamentano perché gli tappano la bocca! Smuraglia, che presiede l' Anpi dal 2011, è stato riconfermato quest' anno. È il terzo capo, dopo Arrigo Boldrini, che ha retto l' associazione per sessant' anni, e Raimondo Ricci, che la guidò un biennio.
Tutti e tre comunistissimi e parlamentari per lunghi anni. In comune hanno anche il fatto di essere stati dei veri partigiani combattenti. Con Smuraglia ne finisce lo stampo e il prossimo presidente sarà un resistente figurativo. Carlo aveva appena vent' anni quando si arruolò volontario nel Corpo italiano di Liberazione. Fu cioè inquadrato tra i soldati dell' Esercito che, dopo l' 8 settembre, proseguirono la guerra a fianco degli Alleati. La sua Divisione - circa diecimila uomini - fu la “Cremona”.
Risalendo l' Italia dal versante adriatico, la «Cremona» passò dalle sue parti, nelle Marche, proseguì verso l' Emilia-Romagna e giunse in Veneto, sempre inseguendo i tedeschi. Nei pressi di Padova, a Codevigo, avvenne il fattaccio. La guerra era finita il 25 aprile 1945. Ma tre giorni dopo, il 28, e fino a metà giugno, la «Cremona», cui si erano aggregate delle formazioni partigiane locali, si abbandonò alle vendette. Ben 136 fascisti inermi, della Guardia repubblicana e delle Brigate nere, furono massacrati.
Ignoro se Smuraglia fosse lì con i commilitoni assassini. Certamente c' era la Brigata Garibaldi comandata da Boldrini, il futuro presidente dell' Anpi. Il partigiano Bulow, suo nome di battaglia, fu accusato di essere l' ideatore dell' eccidio, ma i giudici lo assolsero.
Negli anni, ritroviamo il nostro Smuraglia in più occasioni. Nel 1980 è al Quirinale per riceve la massima onorificenza repubblicana, quella di Cavaliere di Gran Croce, che il partigiano e presidente Sandro Pertini gli conferì nel ricordo della comune esperienza. Qualche anno dopo, è eletto membro laico, in quota comunista, del Csm.
PROCESSO SCANDALO
Ma la più interessante delle collocazioni fu quella di pm nel Processo Lockheed, uno scandalone per tangenti sull' acquisto di aerei, Hercules C-130. Siamo negli anni 1977-79, quelli del compromesso storico tra Dc e Pci. Nell' aria, il pio desiderio di fare pulizia per sugellare l' alleanza. Incriminati principali due ministri, il dc Luigi Gui e Mario Tanassi del Psdi. Il Parlamento, non sapendo che pesci prendere, decise che a giudicare, come fosse un tribunale, sarebbe stata la Corte Costituzionale.
Una mostruosità. Nominò così tre avvocati, scelti dai partiti, per sostenere l' accusa. Oltre al Nostro, in quota Pci, Marcello Gallo e Alberto dall' Ora, graditi ad altre parrocchie. Il processo finì nel modo più scontato: il dc Gui fu assolto e il psdi Tanassi condannato a un paio d' anni. Si consumò, così, anche la vendetta postuma del Pci per la scissione socialdemocratica del 1947 che lo relegò per sempre all' opposizione.
Ma l' ingiustizia di fondo di quell' anomalo processo fu che ai condannati era precluso l' appello, non previsto dalla procedura. Una violazione del più elementare dei diritti tutelati dalla Costituzione. Come gli altri, pure l' illustre giurista Smuraglia se ne infischiò allegramente. E ora va dicendo che vota No perché gli ripugna violare la Carta? Con tutto il rispetto: ci faccia il piacere.