IL SOCCORSO RUSSO - INIZIA LA FASE DUE DELL'''INVASIONE SOVIETICA'' IN ITALIA: ''CI CHIAMANO ANCHE ALTRE REGIONI''. FINITA L'EMERGENZA IN LOMBARDIA, I MEDICI MILITARI CHE DA MOSCA SONO ATTERRATI IN ITALIA NON INTENDONO ANDARSENE. ''SPUTNIK'', IL SITO DI NOTIZIE E PROPAGANDA, HA GIÀ DEDICATO 64 ARTICOLI AL CONTINGENTE. IL MESSAGGIO È: NOI VI ABBIAMO AIUTATO, UE E NATO SONO RIMASTE A GUARDARE
-1 - IL PIANO RUSSO PER RESTARE IN ITALIA "CI CHIAMANO ANCHE ALTRE REGIONI"
Gianluca Di Feo per “la Repubblica”
Come si dice in russo "lascia o raddoppia"? Con l' avvicinarsi della riapertura, molti nel governo cominciano a sperare che la brigata chimica mandata da Mosca concluda presto la sua missione. Nessuno lo esplicita, perché l' aiuto è stato chiesto direttamente dal premier Conte a Putin e la generosità del Cremlino è stata notevole: in meno di 24 ore un ponte aereo ha trasferito in Italia una colonna di medici e sanificatori militari. Ma dopo oltre un mese la presenza di questa spedizione nel cuore della Nato, a meno di 50 chilometri dalla base americana che custodisce le bombe atomiche, sta creando malumori sempre più forti tra i nostri alleati.
Invece il Cremlino propone la Fase Due dell' operazione "Dalla Russia con amore". Perché - come conferma l' ambasciata a Roma - «dalle varie regioni italiane giungono richieste per prestare la possibile assistenza al contrasto del coronavirus.
Ovviamente le trattiamo con il più attento atteggiamento, esprimiamo la nostra solidarietà, la volontà e disponibilità a prestare aiuto». Ovviamente la prospettiva di un prolungamento piace a Mosca: l' attività dei militari in Italia è diventata un fenomenale argomento di propaganda.
Sputnik , il canale online più vicino a Putin, gli ha già dedicato 64 articoli: «Noi abbiamo dato una mano all' Italia. Mentre l' Ue e la Nato, per usare un eufemismo, sono semplicemente rimasti a guardare». E ogni giorno il sito del ministero della Difesa russo presenta i loro successi, tradotti in cinque lingue diverse. Ieri, ad esempio, è stata la volta delle lodi del sindaco di Pontoglio, nel Bresciano: «Grazie per essere venuti qui ad aiutarci. I soldati russi parlano poco ma fanno molto».
In effetti non perdono tempo. La colonna conduce una guerra lampo contro il virus: è stata già in azione in 80 comuni lombardi sanificando 91 residenze per anziani. Un pool di medici e rianimatori invece opera nell' ospedale degli alpini di Bergamo. Ma sono le bonifiche negli ospizi, l' epicentro dell' epidemia, che hanno catturato l' attenzione degli amministratori locali.
Quindici giorni fa l' assessore piemontese Marco Gabusi ha chiamato la Protezione civile nazionale: «Non potete mandare un plotone di russi anche da noi?». La risposta di Angelo Borrelli è stata chiara: ora servono in Lombardia. «Ne ho parlato anche con i colleghi di Milano perché volevo evitare equivoci», spiega Gabusi: «Abbiamo comunque trovato un' altra soluzione. E da sabato sono scesi in campo gli alpini della Taurinense, che sanificano le nostre residenze per anziani».
Il Piemonte però resta nei programmi della missione moscovita: l' ambasciatore Sergey Razov l' ha citata assieme al Friuli Venezia Giulia tra le regioni che hanno domandato il loro intervento. Ma l' ufficio del governatore Massimiliano Fedriga nega: «È una fake news. Noi abbiamo solo mandato una lettera il 28 marzo alle rappresentanze di Stati Uniti, Russia, Cina e Israele perché ci aiutassero a capire se le aziende dei loro paesi che vendevano mascherine erano serie».
Se Torino e Trieste si sfilano, chi rimane a invocare il soccorso russo? C' è la Puglia di Michele Emiliano, storicamente legata al mondo ortodosso dal santuario barese di San Nicola, che vorrebbe i soldati venuti da Mosca per ripulire gli ospizi. Emiliano però si rimette alla decisione della Protezione Civile.
Che replica di non essere mai stata investita della questione: sono scelte che spettano al governo.
Un punto su cui insiste pure l' ambasciata russa: «Raccomandiamo a tutte le regioni, città e associazioni che si rivolgono a noi di formalizzare le richieste di assistenza al governo. Una decisione sul sostegno ad una regione, che potrebbe includere il coinvolgimento dei militari russi presenti in Lombardia, può essere presa solo dietro richiesta formale».
La palla torna a Palazzo Chigi, che dovrà fare i conti con le diverse simpatie internazionali della maggioranza. Nel frattempo i russi hanno fatto arrivare una scorta di rifornimenti, pronti a proseguire la campagna d' Italia.
2 - E IL COLONNELLO IGOR GUIDA GLI INTERVENTI NELLE RSA
Paolo Berizzi per “la Repubblica”
All' ombra di un glicine quasi fiorito, 90 anni ben portati sotto lo scialle blu e la coperta sulle ginocchia, Lucrezia Fiorini, una delle anziane più longeve di Ospitaletto, guarda con occhi spaesati i militari russi che riemergono dalla pancia della casa di riposo. Sorride. «Io sto bene, non sono ancora morta». I tre cecchini chimici arrivati da Mosca hanno appena bombardato il coronavirus: botte di alcol in soluzione al 70% (i colleghi italiani invece usano ipoclorito di sodio). Sono vestiti come gli astronauti. Ma alla signora Lucrezia, mentre si disinfettano alla fine delle operazioni, devono sembrare degli alieni.
A lei e agli altri settanta ospiti della Rsa "Serlini" questa giornata gliel' hanno spiegata con le parole morbide che piacciono agli anziani.
«Oggi vengono a dare una bella pulitina ».
La colonna di camion militari parte da Bergamo all' alba. Il più ingombrante è il Kamaz russo: trasporta le apparecchiature per la sanificazione degli ospizi. Spruzzatori, bombole, generatori di corrente. E tutto il materiale per la vestizione: le tute, le maschere, calzari, guanti. «Non ce ne andremo dall' Italia finché insieme a voi non avremo sconfitto il virus». Si presenta così, con garbata diplomazia, il capo della squadra militare russa. Colonnello Igor Bogomolov, 47 anni, da Ekaterinburg, regione degli Urali.
Coordina una delle tre squadre specializzate nella disinfezione degli ambienti inviate dal Cremlino in Lombardia e operative da fine marzo nelle province di Bergamo e Brescia: tra le più martoriate da Covid 19. Insieme con altri sette colleghi dell' esercito italiano - l' unità specialistica del 7° reggimento CBRN - la task-force oggi è in servizio in questa residenza di Ospitaletto. Cento anni di storia, una ventina di decessi nell' ultimo mese e mezzo (sui 37 morti Covid del Paese, numero sottostimato).
Spiega Bogomolov: «Iniziamo dalle camere, poi i corridoi, i saloni, la lavanderia, uffici, dispensa. Passiamo come un rullo su tutto quello che può essere veicolo di trasmissione: dai pavimenti al soffitto. Ma all' essere umano può pensare solo l' essere umano. In questi posti sono fondamentali i dispositivi di protezione, e forse all' inizio non c' erano». È la piaga ancora aperta di tutte le Rsa. L' innesco dell' ecatombe degli anziani negli ospizi.
Giovanni Battista Sarnico è sindaco di Ospitaletto, centrosinistra. «Sono grato a questi militari perché ci stanno dando una grande mano». I russi si muovono a chiamata. Da fine marzo a oggi hanno sanificato 91 case di riposo (73 nella Bergamasca, 18 nel bresciano). Lavorano sodo.
Sanno anche comunicarlo. Soprattutto in patria. Ogni unità è formata da dodici militari compresi dei giornalisti. Pubblicano i video su Youtube. «Coi colleghi italiani c' è un' ottima collaborazione», spiega il colonnello Zenin Dmitrij. Le scene catturate dalla telecamera sono le tute blu alle prese con la distruzione dei germi patogeni. Gli ultimi spazi ripuliti dalla tempesta di alcol? Le cucine: i militari pranzano nell' ospizio.
Insieme ai colleghi del nostro esercito, ai carabinieri, ai volontari della protezione civile. Le cuoche del "Serlini" hanno preparato tagliatelle, lonza con crema di carciofi, fragole, uova di cioccolato. Dopo il caffè i killer del Covid si infilano di nuovo le tute. Ultima passata. «Trenta minuti e l' alcol evapora», spiega Bogomolov. Il suo omologo italiano è Samuele Mazzotta, caporalmaggiore dell' esercito. Porta un saluto agli addetti della Rsa.
«Ringraziamo i russi per il supporto». Tra le due componenti della task-force c' è un sano spirito di competizione militare. Quando la giornata di lavoro finisce i sanificatori rientrano a Bergamo. Qualcuno alloggia in hotel, altri a Stezzano. Il Kamaz riposa insieme agli altri mezzi nella caserma del III reggimento Aves Aquila, accanto all' aeroporto di Orio al Serio. Domani altre pulizie. Lucrezia magari si sentirà un po' più sola, ma più al sicuro.