SOGNO O SON-DAGGIO? - I CINQUE STELLE MAI COSÌ IN ALTO (32,3%) STACCANO IL PD DI OLTRE 5 PUNTI (26,8%) - A DESTRA, E’ UN TESTA A TESTA TRA LEGA (12,8%) E “FARSA ITALIA” (12,7%) - L’ASTENSIONE RESTA ALTISSIMA: 33,6% - LA ‘COSA’ DI D’ALEMA E BERSANI NON DECOLLA - TUTTI I DATI


Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

 

GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI

Dopo mesi di sostanziale stabilità negli orientamenti di voto degli italiani, il sondaggio odierno fa registrare alcuni cambiamenti di rilievo: innanzitutto la flessione del Pd, a seguito della scissione interna e della nascita del Movimento democratico e progressista, e la crescita del Movimento 5 Stelle che consolida il proprio primato. In dettaglio: l' area grigia dell' astensione si mantiene elevata (33,6%), il M5S arriva al suo dato più alto, il 32,3%, in aumento di 1,4% rispetto al mese precedente; a seguire troviamo il Pd con il 26,8%, in flessione di oltre 3 punti, quindi, appaiate, Lega (12,8%) e Forza Italia (12,7%); più distanziati Fratelli d' Italia (4,6%), Mdp (3,3%), Ncd (2,8%) e Sinistra Italiana (2,7%).

YALTA CON BERLUSCONI RENZI GRILLO

 

Lo scenario tripolare viene confermato, ma il vantaggio del M5S sul Pd si allarga, superando i 5 punti, e si afferma un' area a sinistra del Pd che sta assumendo un peso decisamente più rilevante (7,1%). Il Pd sta vivendo una fase molto delicata, sia per la l' uscita dal partito di esponenti di peso sia per la difficoltà ad attrarre nuovi elettori. Le primarie potrebbero rappresentare un' occasione di rilancio programmatico ma, nel contempo, rischiano di acuire le divisioni interne.

bersani epifani dalema

 

Il Movimento 5 Stelle non ha risentito della crisi del Campidoglio e non sembra penalizzato neppure dagli episodi che hanno suscitato perplessità tra i non grillini, per esempio la vicenda della candidata di Genova sfiduciata da Grillo dopo essersi affermata alle primarie online tra i militanti, oppure la presa di posizione sulla responsabilità del blog di Grillo.

 

L' inchiesta Consip e le difficoltà del Pd hanno favorito un ulteriore aumento dei consensi per il soggetto politico che ha fatto dell' onestà (e della diversità) una bandiera.

GIORGIA MELONI

Nel centrodestra la situazione appare in una fase di stallo: al momento si tratta di un' area che supera il 30% ma in assenza di un programma, di un' alleanza e di una leadership condivisa si ha l' impressione che il risultato sia più virtuale che reale.

 

E, d' altra parte, quasi sempre le aggregazioni tra partiti producono una riduzione e non un aumento dei voti. A sinistra, come si diceva, sta prendendo corpo un' area tutt' altro che marginale che potrà influenzare il risultato delle prossime Amministrative che riguarderanno circa mille comuni. Appare difficile che nel centrosinistra possano ricucire in fretta lo strappo e presentare candidature comuni.

 

Un' ultima incognita riguarda la neonata Alternativa popolare, tenuta a battesimo domenica scorsa da Angelino Alfano, il cui trend negli ultimi mesi ha fatto registrare un lieve ma costante calo di consensi: dal 4,1% del luglio scorso al 2,8% attuale.

matteo salvini a otto e mezzo

Alternativa popolare potrebbe quindi federare le diverse formazioni di centro non solo per superare la soglia di sbarramento, ma anche per dare corpo a un progetto più ambizioso volto a «separare» Forza Italia dai partiti sovranisti e a dar vita a una nuova alleanza moderata.

 

Insomma, le dinamiche messe in atto dalla scissione nel Pd e dalla nascita di Alternativa popolare potrebbero preludere a cambiamenti dall' esito difficilmente prevedibile. Al contrario è assai probabile che nessun partito superi il 40% dei voti ottenendo il premio di lista. Si delinea quindi lo spettro «spagnolo» con il rischio di ingovernabilità e di nuove elezioni.

 

alfano

La strada di un' alleanza post elettorale tra partiti avversari sembra inevitabile. In tal caso sarà difficile prevenire un ulteriore processo di delegittimazione dei partiti agli occhi dei cittadini: infatti in una fase nella quale gli elettori pretendono di poter scegliere il premier (complice l' insistente retorica contro il «premier non scelto dai cittadini») si tornerebbe alle logiche della Prima Repubblica. Ma il Parlamento non sembra curarsi della nuova legge elettorale e appare rassegnato al peggio, come se fosse in preda a un cupio dissolvi.