LA SOLITA STORIA "SINISTRA": SE DEVI SPUTTANARE QUALCUNO DI DESTRA, VALE TUTTO - LA GIORNALISTA GIULIA CORTESE SU TWITTER PUBBLICA IL FOTOMONTAGGIO DI GIORGIA MELONI CON DIETRO UN'IMMAGINE DI MUSSOLINI - LA LEADER DI FRATELLI D'ITALIA S'INCAZZA PER IL FAKE: "HO DATO MANDATO ALL'AVVOCATO PER PROCEDERE CONTRO LA MISTIFICAZIONE" - LA REPLICA DELL'AUTRICE DELLA BUFALA: "LA GOGNA MEDIATICA CHE HAI CREATO SULLA TUA PAGINA FACEBOOK CONTRO DI ME TI QUALIFICA PER QUELLO CHE SEI, UNA DONNETTA"
-Pietro De Leo per "Libero Quotidiano"
Dove non arriva la strumentalizzazione politica subentra la falsificazione vera e propria. Eccone un breve saggio. Ieri una giornalista, Giulia Cortese, twitta un fermo immagine di Giorgia Meloni che parla in un video, e la didascalia: «Dietro c'è la sua matrice preferita».
L'allusione è all'origine dell'assalto condotto da Forza Nuova alla sede Cgil di sabato scorso e alle parole della leader di Fdi che, in un primo momento, aveva affermato di non conoscere il movente ideologico di quei fatti gravissimi.
Tornando alla foto in questione, quindi, si vede Giorgia Meloni e dietro, appoggiata su una mensola, una foto incorniciata di Benito Mussolini. Peccato che fosse un fotomontaggio. A quel punto, il bersaglio della contumelia reagisce, e a sua volta pubblica su twitter l'affiancamento di due foto, quella della realtà, che mostra un soprammobile sulla mensola, e l'altra, artefatta, con il ritratto del Duce.
E scrive: «Questa foto falsificata, pubblicata da una giornalista iscritta all'Ordine, è di una gravità unica. Ho già dato mandato all'avvocato per procedere contro la mistificazione. A questo è arrivato certo giornalismo di sinistra?».
Controreplica di Giulia Cortese, che ammette di aver pubblicato, "non volendo", un "fake", ossia un falso. E poi prova una scombinata riscossa: «Cara Giorgia Meloni - scrive - la gogna mediatica che hai creato sulla tua pagina Facebook contro di me ti qualifica per quello che sei: una donnetta».
Insomma niente scuse, ma anzi il rilancio e una iniezione di vittimismo. Evidentemente, le offese da condannare sono solo quelle ricevute.