AL SOLO SENTIR PARLARE DI “ASSISTENTI CIVICI”, AL VIMINALE E’ SCATTATO L’ALLARME - LA MINISTRA LAMORGESE E’ PREOCCUPATA PER L’ORDINE PUBBLICO: A CHI SPETTERÀ IL COMPITO DI VALUTARE GLI ASSISTENTI CIVICI? E QUALI SARANNO LE REGOLE DI INGAGGIO? - DOPO LA BARUFFA, L’ACCORDICCHIO: SARANNO VOLONTARI, SENZA RETRIBUZIONE, NON SARANNO INCARICATI DI PUBBLICO SERVIZIO NÉ SVOLGERANNO ATTIVITÀ DI POLIZIA. E QUINDI A COSA SERVIRANNO?
-1 - ASSISTENTI CIVICI RIDIMENSIONATI «NESSUNA ATTIVITÀ DI POLIZIA»
Claudia Voltattorni per www.corriere.it
«Sono solo distributori di buona educazione, non ronde». Dice Antonio De Caro. «Saranno gentili e sorridenti», promette Francesco Boccia. Ma le rassicurazioni del presidente dell’Associazione dei comuni (Anci) e del ministro per gli Affari regionali non bastano. E il giorno dopo l’annuncio di un bando della Protezione civile per reclutare 60mila «assistenti civici» che aiutino i Comuni nella gestione della fase 2, scoppia il caso per un’iniziativa che sembra non piacere a nessuno, a partire dai membri del governo. Tanto da costringere il premier Giuseppe Conte a convocare un vertice a Palazzo Chigi con il ministro Boccia e le ministre dell’Interno e del Lavoro, Luciana Lamorgese e Nunzia Catalfo.
Insieme, spiega a vertice concluso una nota di Palazzo Chigi, «i ministri direttamente interessati metteranno a punto i dettagli nelle prossime ore» per un’iniziativa «voluta dall’Anci» e che «si inserisce nell’alveo di quelle già assunte dalla Protezione civile che hanno portato a dislocare oltre 2.300 volontari negli ospedali, nelle Rsa e nelle carceri». Quindi, si va avanti, coinvolgendo anche il Terzo settore, ma senza guardia alla movida, garantisce Palazzo Chigi: «Quei soggetti volontari non saranno incaricati di pubblico servizio e la loro attività non avrà nulla a che vedere con quelle cui sono tradizionalmente preposte le forze di polizia».
Ecco perché il Viminale alla fine parla di «vertice positivo e costruttivo», appena poche ore dopo la bocciatura dell’idea firmata Boccia-Decaro. Una nota aveva infatti sottolineato come «le decisioni assunte senza preventiva consultazione del ministero dell’Interno, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio».
Anche la ministra Catalfo si era detta «perplessa», mentre più dura era stata la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova («Scelta errata, confusa e inopportuna») che bocciava «le milizie di persone impreparate». E se Italia viva ha già annunciato un’interrogazione parlamentare ai ministri Boccia e Catalfo, il deputato pd Matteo Orfini è secco: «Non servono assistenti civici, ma ministri che facciano i ministri», dice ottenendo l’applauso del leader di Iv Matteo Renzi.
Malumori anche nei Cinque Stelle con il reggente Vito Crimi che parla di scelta «inaspettata» ma si augura «una soluzione efficace», e il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Gianluca Castaldi che invoca invece «un passo indietro». Mentre Giorgia Meloni denuncia «la deriva autoritaria» del governo. Ma molti sindaci e governatori approvano: «Serve a non vanificare gli sforzi fatti finora». E Decaro ribadisce: «Ai Comuni non servono guardie, ma volontari che continuino ad aiutare le persone come hanno fatto finora, ma finito il lockdown tanti sono tornati a lavorare e invece ce ne’è ancora bisogno».
2 - L'IRA DEL VIMINALE CHE PUNTA I PIEDI «TROPPI RISCHI, CHI LI CONTROLLERÀ?»
Cristiana Mangani per “il Messaggero”
La polemica politica è montata con il passare delle ore, tra chi ha ritenuto la decisione del ministro Francesco Boccia come un salto in avanti, e chi, invece, l'ha vista come un ulteriore problema organizzativo da gestire. Dal Viminale, al solo sentire parlare di assistenti civici è suonato l'alert, con il viceministro Vito Crimi (nella vita anche leader del Movimento 5 stelle), sul piede di guerra, e la ministra Luciana Lamorgese preoccupata per gli effetti della ricaduta che queste figure di volontari, tra il vigilantes e lo spione, avrebbero potuto avere nella gestione della sicurezza e dell'ordine pubblico.
E sì, perché è facile parlare di volontari. Ma a chi spetterà il compito di valutare gli assistenti civici? E quali saranno le regole di ingaggio? Una questione non da poco, perché grazie al bando gestito dalla Protezione civile e dai Comuni, un esercito di 60 mila «maggiorenni, non occupati», potrebbe scendere in strada per monitorare piazze, spiagge libere, locali, parchi.
E comunque dovrebbe farlo fino al 31 luglio, salvo proroghe, data fissata dal Governo come prossimo termine per l'emergenza legata al Coronavirus.
«Le decisioni sono state assunte - è filtrato nella mattinata di ieri dal Viminale - senza preventiva consultazione del ministero dell'Interno». Con una precisa sottolineatura: «La loro istituzione non dovrà comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio».
LA SELEZIONE
Al ministero dell'Interno si ragiona sul metodo di selezione di queste persone. Chi valuterà se hanno precedenti penali, se sono persone violente? Senza contare che possono esserci anche criminali non pregiudicati. Nel momento in cui indosseranno il fratino con la scritta assistente civico e i simboli della Protezione civile, del Comune e dell'Anci, saranno abilitati alla funzione, e dunque, dovranno essere persone garantite, visto che gli verrà assegnato anche il compito di aiutare gli anziani e i bambini.
Nell'annuncio fatto dal ministro Boccia, l'assistente civico dovrà invitare le persone a rispettare le norme di distanziamento e a indossare la mascherina e, davanti a violazioni palesi, chiamare le forze dell'ordine. «Adesso - aggiungono all'Interno - bisognerà anche capire chi si occuperà di verificare che non abbiano precedenti penali o siano sottoposti a misure di prevenzione. Dunque che siano idonei a svolgere un compito così delicato».
Altro scoglio da superare, quello delle regole di ingaggio. Per effettuare controlli in strada bisogna essere incaricati di pubblico servizio. Ed è proprio questo il problema più delicato posto dalla ministra Lamorgese: chi addestrerà questi assistenti? Chi li tutelerà se una sera a Campo de' Fiori, o in qualsiasi altra vivace piazza, dovessero imbattersi in un gruppo di cittadini pronti a scatenare la rissa? La precisazione del Viminale fa capire chiaramente che non potranno né sostituirsi, né invocare l'aiuto delle forze dell'ordine. Quanto basta per comprendere che la messa in servizio di questi operatori sarà ancora complicata e lontana.
I SINDACATI
È certamente vero, però, che i sindaci da soli, lo hanno detto più volte, non hanno mezzi e uomini per contenere le violazioni delle regole. Ma al ministero dell'Interno ritengono, che concepita in questa maniera, l'assistenza volontaria sia improvvisata. Al coro di dubbiosi si aggiunge quello dei sindacati di polizia che mostrano anche loro parecchie perplessità. «C'è poco tempo per una preparazione adeguata, nessuno status giuridico, rischio per l'incolumità fisica - evidenzia Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil -. Che tipo di preparazione avranno? È probabile che vi siano situazioni di tensione, per esempio l'accesso a spiagge, e come sa chi lavora a contatto con il pubblico sono necessarie calma, determinazione ma anche una buona dose di pazienza. Appare difficile preparare in breve tempo personale eterogeneo, meglio sarebbe puntare sul tanto agognato rafforzamento degli organici delle forze di polizia».