LA SORTITA DI PAPA FRANCESCO SULLA “GRANDE RUSSIA” PUO’ AIUTARE LA PACE IN UCRAINA? BERGOGLIO HA SAPUTO TOCCARE LE CORDE GIUSTE DEI RUSSI RICORDANDO LE LORO RADICI. PROPRIO IL TEMA DELL’IDENTITÀ, DIVENTATA IL NUOVO STENDARDO DELL’INTEGRAZIONE POLITICA, APPARE UN INGREDIENTE NECESSARIO DI TRATTATIVE DIPLOMATICHE SUSCETTIBILI DI MOBILITARE PIÙ L’EMOZIONE CHE LA RAGIONE. IN UNA LOGICA DI REALPOLITIK CHE PIACEREBBE A KISSINGER, È NECESSARIO AFFRONTARE ANCHE QUESTA DIMENSIONE, PIUTTOSTO CHE…”

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Estratto dell’articolo di Stefano Mannoni per “MF- Milano Finanza”

 

papa francesco putin

Era l’alba del 5 luglio 1943 quando i carri armati tedeschi mossero a tenaglia contro le posizioni russe attestate nel saliente di Kursk. In linea erano schierati i più potenti panzer del momento: i Tigre, i Panther, i Ferdinand. In cielo l’asso degli Stukas Hans Rudel guidava gli stormi dei cacciabombardieri contro i carri e le posizioni sovietiche. Esito?

 

Un fallimento. Dopo Federico il Grande e Napoleone a Borodino, Hitler constatava che i russi, scarsi nell’offensiva, erano fortissimi in difesa. Il ricordo della Guerra di Inverno del 1939, quando i sovietici furono fermati da un pugno di finlandesi, è stata spesso evocata per descrivere i fallimenti dell’armata «rotta» in questi tempi in Ucraina, ma ha un po' accecato gli osservatori europei.

papa francesco zelensky

 

(…) È pertanto assai improbabile che si verifichi uno sfondamento, per quanti armamenti l’Occidente possa fornire a Kiev.

 

Lo scenario più realistico è quello di una guerra di attrito destinata a durare mesi.

Quella di intavolare delle trattative non è pertanto una possibilità ma una necessità, visto che una soluzione tutta militare non è in vista. La posta in gioco? Con ogni probabilità la Crimea. Rispetto alla quale gli ucraini vantano il titolo prevalente, considerato che Nikita Kruschev negli anni ‘50 cedette a Kiev la regione per ripopolarla dopo la deportazione dei Tatari, accusati di avere collaborato con i tedeschi durante la guerra.

PAPA FRANCESCO PUTIN

 

(…)

 

Il boccino, per così dire, lo hanno in mano gli americani che, in vista delle prossime elezioni presidenziali, qualche iniziativa dovranno pure adottarla per non presentarsi agli elettori, stanchi del conflitto, con una guerra di cui non si intravede la fine. (…)

 

Da non sottovalutare, però, sono altre iniziative di pace come quella intrapresa dalla Santa Sede. Che con Papa Francesco ha saputo toccare le corde giuste dei russi ricordando loro le radici di un’identità che è incarnata, tra gli altri, da Pietro il Grande e Caterina II, esplicitamente citati dal Pontefice con una sapienza diplomatica di grande scuola.

papa francesco volodymyr zelensky 1

Proprio l’identità, che come ci ricorda da tempo Francis Fukuyama è diventata il nuovo stendardo dell’integrazione politica, appare un ingrediente necessario di trattative diplomatiche suscettibili di mobilitare più l’emozione che la ragione. Proprio in una logica di realpolitik che piacerebbe a Henry Kissinger, è necessario affrontare anche questa dimensione, piuttosto che tentare di esorcizzarla, come provano a fare senza grande successo i molto allineati media occidentali.

 

Con queste premesse, grazie anche alla tenacia dell’inviato del Papa - il cardinale Zuppi - è legittimo nutrire qualche realistica speranza per il futuro.

 

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HENRY KISSINGER E GIORGIA MELONI
papa francesco vladimir putin 1
ucraini in piazza san pietro per volodymyr zelensky