UN SOSPETTO DILANIA LA LEGA: MATTARELLA VUOLE MARONI A PALAZZO CHIGI, SAREBBE IL “COLLANTE” PER LA NUOVA MAGGIORANZA SPACCHETTANDO IL PARTITO DI SALVINI – GLI INDIZI? I RAPPORTI DI BOBO SIA CON IL NUOVO SIA COL VECCHIO INQUILINO DEL COLLE - FAKE NEWS DA CAMPAGNA ELETTORALE O RECONDITE RIFLESSIONI QUIRINALIZIE?
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Alessandro Da Rold per la Verità
Mentre Matteo Salvini depenna gli ultimi «barbari sognanti» fedeli a Roberto Maroni dalle liste per le politiche del 4 marzo, tra le mura di via Bellerio emerge un nuovo retroscena sulla decisione dell' ormai ex governatore lombardo di non correre alle prossime elezioni regionali. Sulla scelta di Bobo si è molto discusso nelle ultime settimane, anche con un pizzico di polemica, tra le fila del centrodestra spaventato dalla possibilità che Attilio Fontana potesse non essere l' uomo giusto contro Giorgio Gori, il candidato del Pd.
I sondaggi degli ultimi giorni, che pure danno invece ragione all' ex sindaco di Varese, non hanno fermato le indiscrezioni dietro la mossa di Maroni. La domanda che circola è sempre la stessa. Perché ha fatto un passo di lato?
L' ex ministro dell' Interno ha parlato di scelte personali, anche se sui quotidiani è emersa da più parti l' ipotesi che il suo sia stato un riposizionamento in vista dello stallo politico che potrebbe venire a crearsi dopo le elezioni. Maroni ha un accordo con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, per fare il premier?
Lo stesso Cavaliere ha smentito questo retroscena, come gran parte dei colonnelli leghisti che non hanno mai creduto - tra questi anche la mente economica, Giancarlo Giorgetti - a una mossa calcolata di Bobo. Eppure nelle ore durante le quali si stanno chiudendo le liste elettorali e ci si avvicina al voto, emerge una pista che arriva fino alle segrete stanze del Quirinale, una strategia che, se confermata, spiegherebbe come la mossa di Maroni sia stata accompagnata dai vertici più importanti del potere politico e istituzionale italiano. È un' ipotesi che troverebbe conferme tra gli stessi leghisti, come anche nelle frasi riportate dallo stesso governatore all' indomani della decisione a sorpresa di non correre più in Lombardia.
A quanto pare i due grandi sponsor dell' ex numero uno del Viminale sarebbero stati il presidente della Repubblica in carica, Sergio Mattarella, e il presidente emerito, Giorgio Napolitano, i quali vedrebbero in lui una figura sulla quale potrebbe convergere una maggioranza parlamentare molto ampia, capace di pescare nel centrodestra, in Forza Italia, nella Lega di Salvini ma anche nel centrosinistra di Matteo Renzi.
In questo accordo rientrerebbe anche Paolo Gentiloni, l' attuale presidente del Consiglio, che in un ipotetico governo Maroni tornerebbe alla Farnesina, in un ruolo che gli è congeniale: l' attuale premier non pescherebbe infatti consensi tra i leghisti. Fantapolitica? Forse.
Di certo c' è che il terzetto, Maroni, Napolitano e Mattarella, ha avuto un percorso politico comune, i primi due occupando negli anni il Viminale, il terzo varando la riforma dei servizi segreti durante il primo governo D' Alema, da vicepresidente del Consiglio. Non è un caso però, fa notare una fonte alla Verità, che la decisione di sponsorizzare l' opzione Maroni sia maturata durante gli incontri per l' autonomia lombarda. Da tempo Bobo ha stretto una forte alleanza con il governatore dell' Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. I due vanno d' amore e d' accordo. Stanno portando avanti insieme la battaglia autonomista. E Bonaccini non è un politico qualunque. È stato vicino all' ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, come ora è vicino allo stesso Renzi.
È un diplomatico, proprio come Maroni. Potrebbe passare dall' intermediazione di entrambi la nascita del nuovo governo, qualora nessun partito politico esca vincente dalle urne? Che Maroni possa avere un accordo con Mattarella non è una notizia in casa della Lega. Il primo a parlarne, nelle scorse settimane, è stato Francesco Speroni, già leghista della prima ora, fedelissimo di Bossi, ex eurodeputato. Intervistato da Repubblica Tv sulla decisione di Maroni, l' avvocato di Busto Arsizio ha spiegato appunto che dietro la mossa di non correre in Regione ci sarebbe «un accordo con Mattarella»: nel spiegarlo, a Speroni è scappato pure un sorriso. Su una benedizione di Napolitano, invece, è stato lo stesso Maroni a informare i suoi elettori.
Nella tanto biasimata intervista al Foglio, Bobo ha tenuto a informare di aver ricevuto un sms da Renzi e una lunga telefonata da Napolitano. «Devo anche riconoscere», spiegò, «che in questi giorni sono stato massacrato dai miei compagni di squadra, che hanno scelto di dare alla mia vita nuova un' interpretazione del tutto arbitraria, mentre sono stato ricoperto di affetto e amicizia da un mondo politico lontano da me, e questo mi ha colpito».
I messaggi non sono arrivati solo da Renzi. «Una telefonata», ha continuato Maroni, «mi ha fatto particolarmente piacere: quella di Giorgio Napolitano. Siamo stati 15 minuti al telefono, con simpatia e affetto, ha riconosciuto che la mia è stata una scelta coraggiosa, e lo ringrazio, ha detto che noi del 1955 siamo fatti così, vale per me e vale per Veltroni, e che a un certo punto abbiamo bisogno di prendere aria e di pensare alla nostra vita».
Ma Salvini potrà mai accettare di sostenere un governo di questo tipo? Nel frattempo gli ultimi maroniani sono rimasti fuori dalle liste elettorali. Peggio ancora. Ieri, il tribunale di Milano ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l' esito dell' ultimo congresso. I ricorrenti speravano di portare di nuovo Umberto Bossi a segretario. Peccato che se fosse passato il ricorso si sarebbe tornati al 2013, cioè di nuovo a Salvini: ora chi voleva sfiduciare il segretario dovrà pure versare 4.000 euro di spese processuali. E nel frattempo Bossi sarà di nuovo a palazzo Madama, proprio su indicazione di Salvini.