IL SOTTI-LETTA PROVA A SPACCARE I GRILLINI - “RIPORTARE A BORDO I 5 STELLE, BASTA ANCHE UNA PARTE” – ENRICHETTO SA CHE ALCUNI PENTASTELLATI POTREBBERO MOLLARE IL LEADER PER NON ANDARE ALLE URNE SUBITO, ESCLUDE UN DRAGHI BIS SENZA GRILLINI, NÉ VUOLE FARSI COINVOLGERE IN GOVERNI COL CENTRODESTRA A FARE DA PADRONE – AVVISATE LETTA, CON LE ELEZIONI ANTICIPATE IL PD RISCHIA IL CAPPOTTONE: SENZA IL CAMPO LARGO CHE INCLUDA ANCHE I 5STELLE, IL PD SI RITROVEREBBE CON 118 SEGGI ALLA CAMERA E 56 AL SENATO, MENTRE IL CENTRODESTRA UNITO NE AVREBBE 240 E 122
-Giovanna Casadio per “la Repubblica”
O si convince Draghi a ripartire o si va alle urne. La lunga giornata di Enrico Letta trascorre tra telefonate e incontri. E molti colloqui sono con i ministri e gli esponenti 5s, perché l’obiettivo è «riportarli a bordo, o tutti o una parte». Una ulteriore scissione pentastellata insomma non è esclusa. Per il segretario del Pd non c’è alternativa alla strada di una ricomposizione: proseguire con Draghi premier, con la maggioranza di unità nazionale.
Non ci saranno Draghi bis senza M5S, né i Dem si faranno coinvolgere in subordinate col centrodestra a fare da padrone. Se il piano è inesorabilmente inclinato, si va al voto. Tanto che da lunedì al Nazareno si terranno le riunioni per preparare la campagna elettorale alla presenza del segretario.
A Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che provano la spallata invocando un Draghi-bis senza M5S, arriva la risposta durissima del Pd. L’ipotesi è stata scartata dallo stesso premier, ma viene sventolata da FI e Lega, accusando il Pd per l’intesa con i grillini.
Enrico Borghi, responsabile della sicurezza dem, attacca: «Da che pulpito viene la predica, da coloro che sono alleati strutturali di chi ogni giorno fa opposizione a Draghi», ovvero di FdI e della sua leader Giorgia Meloni. E quindi altolà: «Non possono fare le anime belle da un lato con morale agli altri e poi restare dentro una contraddizione permanente e insostenibile di questo tipo», sottolinea Borghi.
Altrettanto perentoria è la replica a Giuseppe Conte e al caos di notizie che provengono dai 5S sulle dimissioni dei loro ministri prima del discorso di Draghi alle Camere mercoledì prossimo, poi smentite.
«È dirimente cosa i grillini intendono fare, se dare o no la fiducia a Conte, anche in vista dell’intesa politica del Pd con loro», spiegano al Nazareno. «Distinguiamo tra la dimensione siciliana, che per quanto importante è regionale, e l’alleanza nazionale tra Pd e 5Stelle, il cui esito è condizionato da quello che accadrà nelle prossime ore e dal sostegno al governo Draghi», precisa Peppe Provenzano.
Il vice segretario dem è a Palermo e Trapani per le primarie del “campo largo”, che dovranno scegliere il candidato governatore, e a cui partecipano anche i pentastellati.
Se lo dice Provenzano, sinistra dem, ritenuta la corrente più simpatizzante con Conte fino all’altro ieri, vuol dire che qualcosa è cambiato davvero nella prospettiva del Pd: l’alleanza giallo-rossa è prossima all’epilogo. Qualsiasi sia il prezzo da pagare. Come mostra una simulazione di Youtrend-Cattaneo, che ieri Letta aveva sul tavolo.
Senza il campo largo che includa anche i 5Stelle, il Pd, pur essendo in buona salute e immaginando che faccia un patto coi centristi di Calenda e Renzi, si ritroverebbe con 118 seggi alla Camera e 56 al Senato, mentre il centrodestra unito ne avrebbe rispettivamente 240 e 122. Una super maggioranza.
I 5Stelle, se non si dissolvono prima, otterrebbero 31 deputati e 15 senatori. Con i 5Stelle (e anche con Azione e Iv) la situazione sarebbe per i progressisti di 187 deputati e 94 senatori, mentre il centrodestra se ne ritroverebbe 202 e 99. Con l’attuale legge elettorale.
Andrea Orlando, ministro del Lavoro in prima linea a tenere i rapporti con i pentastellati, rimarca: «Il Pd lavora per proseguire col governo di unità nazionale e ci auguriamo che la discussione dentro i 5S aiuti questa prospettiva».
A Draghi arriva il sostegno dei socialisti Ue, con tweet di Frans Timmermans: «La contraerea socialista a supporto», è la battuta tra i Dem. Preoccupa il tweet del russo Medvedev su Draghi: «Dovrebbe bastare quello a fare cadere tutti i dubbi sull’esigenza di dare fiducia a Draghi», sempre Borghi. E Monica Cirinnà ripete: «Possono non piacerci i commensali, ma se nel piatto c’è l’agenda sociale di cui i Paese ha bisogno, ce li facciamo piacere».