IL SOTTI-LETTA SCHIACCIATO NELLA MORSA FRANCESCHINI-ORLANDO SULLA VIA CHE PORTA A DRAGHI - LA SINISTRA DI PROVENZANO, VICE-SEGRETARIO DEM LAVORA PER UNA CANDIDATURA AMATO, LA STESSA CHE PIACE A D'ALEMA E BERSANI. GUERINI (BASE RIFORMISTA) E’ IL PRINCIPALE SPONSOR DELLA CARTA DRAGHI. MA ORLANDO E SU-DARIO FANNO RESISTENZA. CHI LI GARANTISCE DI FARE I MINISTRI NEL GOVERNO SUCCESSIVO A QUELLO DI DRAGHI NEL CASO EGLI ANDASSE A SUCCEDERE A MATTARELLA?

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Mario Ajello per "il Messaggero"

draghi letta

 

Enrico Letta una sua rosa ce l'ha per il Colle. Comprende Sergio Mattarella (che non sa più come dire di non voler essere disturbato), Mario Draghi (ma il segretario non può sventolare troppo il nome del premier per non bruciarlo e per non attizzare i tanti dem che non lo vogliono) e Giuliano Amato (le cui chance sono però inesistenti o quasi). Il problema è che nella rosa dei gruppi parlamentari, che temono il voto, l'opzione preferita da Letta (cioè Draghi) non è quella prediletta da loro.

 

Che hanno un'altra gerarchia di quirinabili: Mattarella versione bis, un nome diverso da Draghi e solo in ultima istanza quello del premier. La divisione in casa dem, dove c'è anche chi vuole una rosa dalla destre e decidere lì dentro il meno peggio.

 

dario franceschini foto di bacco

E' dunque in corso una guerra delle due o delle tre rose nel partito del Nazareno. Dove ogni corrente fa i suoi calcoli e conduce le sue strategie senza voler far esplodere il partito - non conviene a nessuno ora forzare i toni contro Letta il quale che sarà il padrone delle liste elettorali, tu dentro e tu fuori, al prossimo giro che non è detto sia per forza nel 2023 - ma anche cercando di salvaguardare gli interessi di bottega.

 

Chi garantisce a Andrea Orlando, corrente di sinistra, o a Dario Franceschini (corrente Area dem) di fare i ministri nel governo tecnico-politico successivo a quello di Draghi nel caso egli andasse a succedere a Mattarella?

ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

 

LE DIVERSE ANIME I più draghiani sono quelli di Base Riformista, la corrente ex renziana che si è riunita ieri e che ha il suo leader in Lorenzo Guerini, abile ministro della Difesa con consolidati rapporti bipartisan, e ieri si sono riuniti ma senza volersi troppo esporre in favore del premier un po' per non bruciarlo e un po' perché la discussione, dentro la corrente e dentro il partito, è ancora fluida.

 

E comunque, parlamentari, consiglieri regionali, dirigenti territoriali, oltre 200 le persone collegate per la riunione e una nota finale in cui non c'è il nome del candidato al Colle ma l'identikit: una figura che «incarni l'unità più ampia della nazione insieme alla più solida autorevolezza interna e internazionale nel solco del settennato della presidenza di Mattarella» e si auspica allo stesso tempo che «l'attuale coalizione di governo promuova contestualmente un patto di legislatura per garantire la continuità dell'azione di governo salvaguardando gli ottimi risultati conseguiti dall'esecutivo guidato da Draghi».

andrea orlando 4

 

Linguaggio politichese per dire evviva Draghi al Colle ma a votare non si deve andare. E però c'è la sinistra alla Provenzano, vice-segretario dem, che lavora per una candidatura Amato, la stessa che piace a D'Alema e assai, che gradisce Bersani e molto e che sarebbe il modo, nel disegno in favore del Dottor Sottile, per riportare in suo nome quelli di Articolo 1 nella vecchia casa madre del Pd, rafforzando l'ala sinistra del partito.

 

draghi letta 1

E se Guerini è considerato il principale sponsor della carta Draghi, ci sono Orlando più Franceschini che non sono di questo avviso. Mentre i Giovani Turchi puntano al bis di Mattarella e sul fatto che se il bis lo chiedono tutti - quasi in nome dell'emergenza democratica, rispetto al Covid ma anche rispetto allo spettro di Berlusconi all'assalto o a quello di mediazioni al ribasso su nomi non di grande garanzia e di area centrodestra - il presidente uscente potrebbe recedere dai propri propositi di lasciare il campo. Letta è dunque in una tenaglia, tra le varie ali del partito che hanno strategie diverse e opposte.

lorenzo guerini sergio mattarella

 

E lui non si sbilancia come vorrebbe, e il nome di Draghi stenta ad emergere anche perché il segretario dem aspetta - magari invano - che maturino le condizioni pro-Draghi dentro il partito alleato, quel M5S che è in balia del caos, che ha un leader che non ama Draghi e un corpaccione parlamentare che vede nel premier sul Colle la certezza che si vada a votare ed è terrorizzato all'idea del ritorno a casa, ma Di Maio come al solito è più duttile e più manovriero.

ENRICO LETTA MARIO DRAGHI