SPADAFORA NON CE L'HA FATTA E SI TIENE MALAGÒ - BLINDATA LA RIFORMA DELLO SPORT, RESTA LA NORMA CHE CONFERMA IL PRESIDENTE DEL CONI: RESTA LA NORMA CHE CONFERMA MALAGÒ. IL POVERO MINISTRO HA PROVATO A FARE FUORI MILLE DIRIGENTI IN UN COLPO SOLO PER PRENDERE IL CONTROLLO DELLO SPORT ITALIANO SENZA AVERE LA PRESENZA INGOMBRANTE DI MEGALÒ. MA ORA DEVE ACCONTENTARSI DEL PIANO B
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Emilio Pucci per ''Il Messaggero''
Vincenzo Spadafora ha tutta l' intenzione di portare a casa la riforma dello sport che si è incagliata a luglio per il no dei pentastellati insorti a difesa dell' impianto partorito durante l' esecutivo giallo-verde. Prima della pausa parlamentare estiva fu il direttivo M5S a opporsi alla prima bozza del testo, con l' avallo del capo politico Crimi e del capo delegazione al governo Bonafede. Ma ora le condizioni per sbloccare la partita ci sono, soprattutto perché la copertura' al ministro arriva dai vertici del Movimento. Il responsabile dello Sport aveva messo sul tavolo la sua delega. Poi è intervenuta l' intercessione del premier Conte e ora pure chi esprimeva perplessità spiega che l' intesa è a un passo e che non c' è l' intenzione di mettere a repentaglio il governo. Non che tutte le resistenze siano superate.
IL NODO
Il nodo resta ancora il ruolo di Malagò ma per ora è confermata la proposta del ministro di prevedere la possibilità di un terzo mandato per l' attuale presidente del Coni. Un punto sul quale Spadafora dunque ha tenuto la posizione.
Inoltre c' è il no alla cosiddetta norma transitoria', ovvero a un successivo mandato per quei presidenti di federazione che andrebbero, proprio per questo criterio, in scadenza e ora stanno affrettando le elezioni per tentare di blindarsi.
Accordo sull' incompatibilità tra ruoli politici e incarichi sportivi, intesa sugli immobili che restano al Coni che in quanto ente rappresentante dello sport ad alto livello avrà anche una sua pianta organica e sui compiti di Sport e salute' che sarà il braccio operativo del governo a cui spetterà però la politica di indirizzo; ancora da definire la proposta riguardo l' introduzione di una flat tax per i collaboratori sportivi, visto che il Mef per evitare che si apra un precedente sta cercando altre soluzioni; inoltre superamento del vincolo sportivo (prevista una indennità per chi ha formato gli atleti), norme sulla sicurezza come quella riguardante gli sport invernali (casco obbligatorio sugli sci fino a 18 anni): sono queste alcune delle linee guida della riforma che domani, in una riunione di maggioranza, dovrebbe avere il timbro' definitivo.
Il condizionale è d' obbligo, perché è vero che lo scoglio politico ai vertici M5S è superato ma sul tema del terzo mandato riguardo il Coni un' ala pentastellata è pronta a ribadire il suo punto di vista. Ovvero il cambiamento deve essere radicale d riguardare pure i nomi che gestiscono il mondo dello sport. «Non è una guerra contro qualcuno, ma chi va in televisione a parlare di rinnovamento e poi fa di tutto per evitarlo ci dovrà mettere la faccia e spiegarlo ai cttadini», osserva un esponente di spicco M5S. Un segnale che il braccio di ferro in prima linea c' è l' ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Valente, il deputato Mariani e il senatore Dessì - ancora si giocherà sull' attuale numero uno dello sport.
Tuttavia ormai siamo ai tempi supplementari e Spadafora punta a chiudere.
L' 8 settembre c' è l' esecutivo del Cio che si aspetta passi avanti sulla riforma. Il 10 si riunirà la Giunta del Coni. La legge delega scade il 31 ottobre (termine che può essere prorogato sino a fine novembre) e i margini per evitare l' impasse sono stretti. Non è tanto una questione di numeri, visto che il parere delle commissioni parlamentari non è vincolante, ma di tempi visto che serve un passaggio nella conferenza Stato-Regioni oltre che l' approdo del testo in Consiglio dei ministri. Spadafora spinge affinché una riunione ad hoc del Cdm ci sia prima delle Regionali ma non è escluso che il testo arrivi sul tavolo a fine mese.
Chi negli scorsi mesi ha manifestato perplessità punta a far saltare la norma salva-Malagò, ma al momento ha meno armi a disposizione. Pd e Italia viva (al tavolo c' era il renziano Nobili che ha espresso perplessità sulla governance) sono contrari a mettere paletti ad personam. «Noi osserva il Pd Rossi vogliamo che la riforma sia funzionale al mondo dello sport, non che ci siano veti su nomi e cognomi. Questo è un metodo irricevibile». L' ultima riunione dei rosso-gialli si è tenuta giovedì scorso. «E' sembrato come non ci fosse stato alcuno scontro nel Movimento racconta una fonte che ha partecipato all' incontro -. La situazione è tornata calma ma ora bisognerà capire la reazione di chi un mese fa alzò la voce».