LA SPALLATA DELLA MELONI: "CAMBIEREMO LA COSTITUZIONE ANCHE DA SOLI" - LA MELONI SI SENTE LA VITTORIA IN TASCA: “FAREMO UNA RIFORMA IN SENSO PRESIDENZIALE” (MA SALVINI HA GIA’ DETTO CHE LE PRIORITA’ SONO ALTRE) - PER RACCATTARE IL VOTO DI QUALCHE NO VAX, LA "DUCETTA" ATTACCA ALZO ZERO SPERANZA E LA GESTIONE DELLA PANDEMIA: "NOI NON ACCETTEREMMO L'ESPERIMENTO DEL MODELLO CINESE"
-Francesco Olivo per “la Stampa”
A un passo dalla conquista del potere Giorgia Meloni fa una promessa: «La loro Italia sta per finire, il nostro governo durerà cinque anni». E come sarà la sua Italia? Qualche indizio arriva dal palco di Roma: riforme della Costituzione «anche da soli», basta restrizioni «in caso di ritorno della pandemia» e fine «dell'egemonia di potere della sinistra». L'ottimismo esibito come mai viene forse dall'aver visto finalmente gli alleati tutti insieme sullo stesso palco, remando, almeno per due ore, tutti nella stessa direzione.
Dopo essere stata di fatto incoronata da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che le hanno concesso di chiudere la manifestazione e soprattutto di celebrarla "in casa", davanti a un pubblico quasi esclusivamente di militanti di FdI, Meloni alza i toni contro la sinistra, con un leit motiv: «Ci temono».
Del futuro governo del centrodestra non si conoscono i ministri («non saranno quelli che hanno lavorato con Draghi», dice in mattinata a Canale 5) e avrà come missione, sottolinea Meloni, quello di cambiare la costituzione a maggioranza, se necessario: «Faremo una riforma in senso presidenziale e saremo felici se la sinistra vorrà darci una mano, ma se gli italiani ci daranno i numeri noi lo faremo anche da soli».
In un passaggio successivo Meloni attacca le restrizioni per il Covid degli anni scorsi: «In un eventuale ritorno della pandemia noi non accetteremo più che l'Italia sia l'esperimento dell'applicazione del modello cinese a un Paese occidentale. Il "modello Speranza" ci ha regalato una nazione che aveva le più grandi restrizioni e allo stesso tempo i più alti dati di contagio e mortalità. Non piegheremo più le nostre libertà fondamentali a questi apprendisti stregoni».
Gli ottomila di piazza del Popolo sono venuti quasi tutti per lei, le bandiere di Fratelli d'Italia monopolizzano il paesaggio della manifestazione di chiusura. La campagna elettorale di fatto è finita, oggi l'ultimo appuntamento a Napoli, i sondaggi circolano sui telefonini dei dirigenti dietro al palco e regalano certezze, Lega e Forza Italia, anche se volessero unire le forze per qualche strana operazione, non avrebbero i numeri:
«L'unico nemico che ci è rimasto è l'astensionismo», dice uno dei capi di Fdi, alla fine della manifestazione. E quindi la piazza, anche quelle virtuali sui social e tv, va mobilitata e per farlo Meloni mostra il volto più identitario, attaccando il cosiddetto «mainstream», «i giornaloni», «gli intellettuali», che avrebbero tentato di trascinare la destra «in una lotta nel fango, con continue provocazioni».
Meloni dipinge un'Italia segnata da «un sistema di potere della sinistra»: «Sostengono che all'estero non sono contenti di una vittoria del centrodestra, "l'Europa non lo consentirà", il circolo del golf di Capalbio è preoccupato. E poi gli attori, i cantanti e gli influencer di TikTok...Ma sapete cosa? Non ci interessa cosa dice questa gente, ma come la pensano gli italiani».
Fra due giorni si vedrà, Meloni già lo prevede: «Il loro momento sta finendo: da domenica si cambia, si respira aria di libertà». Fine del discorso, applausi, bandiere, la leader si fa un selfie con il pubblico sullo sfondo, come da manuale social. Qualche ora prima, registrando una puntata di "Porta a Porta", Meloni torna sui cambiamenti da apportare al Pnrr, che non vuole dire «rinegoziarlo», come lasciato intendere fino a oggi, ma qualcosa di meno traumatico: «Vorrei fare un tagliando del Pnrr per capire se i soldi arrivano a terra».
In piazza del Popolo si smonta il palco, ma c'è ancora un giorno per la campagna elettorale: oggi Meloni sarà a Napoli all'Arenile di Bagnoli. Ultima tappa di un lungo tour, che sarà blindata per le annunciate proteste dei centri sociali. L'ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, leader di Unione Popolare, non crede ci saranno incidenti: «Se c'è una protesta pacifica siamo in democrazia. Io sarei più preoccupato di una Meloni che non prende le distanze dalle sue origini fasciste, da una Meloni che continua a rivendicare con orgoglio la fiamma».-