SPARANE UN'ALTRA, BERNARDO! - IL "CANDIDATO A PERDERE" DEL CENTRODESTRA A MILANO STA INFILANDO CAZZATE IN SERIE: TUTTO INIZIÒ CON LA PISTOLA PORTATA IN OSPEDALE, POI HA DETTO CHE È PRONTO AD AVERE UN NO VAX IN GIUNTA E SI È LAMENTATO DEI SOLDI CHE MANCANO PER LA CAMPAGNA CON UN AUDIO SUBITO USCITO DALLA CHAT RISERVATA - IL PEDIATRA CHE DOVEVA ESSERE SIMBOLO D'ECCELLENZA È STATO SCARICATO IN FRETTA PURE DAI SUOI: BEPPE SALA RINGRAZIA...
-Estratto dell'articolo di Piero Colaprico per "la Repubblica"
Sono le ore 10.11 e Luca Bernardo lancia il tweet: «Oggi ci confrontiamo sui temi della città o aspettiamo il nuovo episodio de "Le strumentazioni di Bernardo" a cura della sinistra?».
Lapsus, certo: la sinistra caso mai farà "strumentalizzazioni". Ma persino in questo messaggio un po' frettoloso s'intravede quella cosa che capiscono al volo soltanto i più anziani lettori ed elettori: nella prima Repubblica, nella quale i candidati venivano scelti nelle parrocchie o nelle sedi dei partiti e dei sindacati, dopo una sorta di cursus honorum, sarebbe stato impossibile vedere come candidato sindaco di Milano uno come il pediatra Luca Bernardo, che si mette costantemente nei guai da solo e appare impreparato alle critiche più lineari.
Indizi di difficoltà non sono mai mancati. Questi ultimi dieci giorni certificano però l'affanno per una rincorsa che si fa via via più complicata. Primario di Pediatria, sconosciuto alla gran parte della città, Bernardo era stato designato a luglio da Matteo Salvini. Un nome emerso dopo che circa una quindicina tra professori, imprenditori e anche l'ex sindaco Gabriele Albertini avevano risposto picche.
Già nel giorno della presentazione, in corso Magenta, qualche screzio era stato ben visibile tra i rappresentanti del centrodestra. Ma a certificare che l'alleanza non funzioni è stato lo stesso Bernardo. Lo ha fatto venerdì scorso.
Nell'audio pubblicato da Repubblica-Milano lo si sente puntualizzare: «Non vedo una sintonia completa e totale sulla campagna elettorale, che vedo solo di alcuni e non voglio dire chi dei presenti».
Di quell'audio di un minuto e 30 si ricorda il bussare a quattrini («Almeno 50mila euro a testa») e l'ultimatum (in sostanza: pagate o mi dimetto). Indimenticabile anche il tono, tra il deluso e il perentorio. Si ignora se la concitazione di Bernardo abbia prodotto i pagamenti agognati (pare di no).
Ma l'impressione che si sia comportato da «pesce fuor d'acqua» non se ne va: uno che, al giorno d'oggi, invia un simile messaggio in una chat condivisa da molti, e che poi protesta ritenendo che sia emerso grazie a «metodi da Unione sovietica» crea, nelle sue stesse fila, qualche imbarazzo.
E il vuoto si fa concreto e va crescendo. Aveva lanciato, durante una delle visite mordi e fuggi nei quartieri di Milano (sono 88, ne avrà visitati un settimo), la simpatica idea di un "evento conclusivo" con i leader del centrodestra: «Assolutamente sì, sarà una grande giornata».
Ora, Silvio Berlusconi non risulta mai (ma proprio mai) pervenuto. E a favore di Bernardo sono stati annunciati sì due comizi «conclusivi», ma ben separati. Matteo Salvini prende il microfono lunedì prossimo in viale Ca' Granda, nel quartiere popolare di Niguarda. Il cartellone pubblicitario dell'evento la dice lunga: "Salvini a Milano" è scritto a caratteri cubitali e, quasi una nota a piè pagina, in corpo minuscolo, si legge "con Bernardo sindaco".
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