SPERANZA DI RIENTRARE NEL PD – IL MINISTRO DELLA SALUTE VIENE CONFERMATO SEGRETARIO DI “ARTICOLO UNO” E BENEDICE IL RITORNO NEL PARTITO DEMOCRATICO: “SE SI FA LA SINISTRA, NOI CI SIAMO, NOI CI SIAMO” – ENRICHETTO, PRESENTE AL CONGRESSO DEL PARTITINO DEL MINISTRO DELLA SALUTE, ABBOCCA: “RISPONDO SÌ: LA MIA INTENZIONE È FARE UNA SINISTRA VINCENTE PER IL PAESE” - CALENDA PRENDE LE DISTANZE: "NON RIESCO A STARE CON CHI NON SA SCEGLIERE FRA MACRON E LE PEN. PENSATE CHE GOVERNERETE CON I CINQUE STELLE? NON CREDO PROPRIO"

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Matteo Marcelli per “Avvenire”

 

enrico letta roberto speranza 3

L'orizzonte a cui guardare è quello delle prossime elezioni politiche, vero banco di prova per un 'campo progressista' ancora privo di una chiara definizione programmatica. Nel frattempo, l'unica vera novità che arriva dal congresso di Articolo Uno (iniziato ieri e che si chiuderà oggi a Roma) è la reunion con il Pd, già benedetta dai rispettivi leader, che sanno di aver bisogno l'uno dell'altro per non ripetere il flop della scorsa tornata.

 

Presenti anche Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana, il segretario del Psi, Enzo Maraio, e un applauditissimo segretario della Cgil, Maurizio Landini. La presenza dei 5 Stelle in un'eventuale coalizione continua a essere necessaria sia per Enrico Letta sia per il ministro della Salute (ieri riconfermato segretario), mentre resta irricevibile per Carlo Calenda. Italia Viva, invece, ormai sempre più lanciata verso il centro (come dimostra l'appoggio a Bucci per Genova), non è neanche presente.

enrico letta roberto speranza 2

 

Le avances di Speranza agli ex compagni di partito iniziano con la prospettiva di «un passo politico di inclusione, di apertura e di rilancio». Utile a «superare l'attuale articolazione del centrosinistra e aprire davvero una nuova stagione in cui unire in un percorso comune, anche in Italia, le forze che già convivono in uno stesso gruppo a Bruxelles e nel Parlamento Europeo».

 

giuseppe conte roberto speranza

Poi l'apertura diventa più esplicita: «Se si fa la sinistra, che serve all'Italia e all'Europa, noi ci siamo. Noi ci siamo». Un invito gradito a Letta, che raccoglie la sfida ricordando l'insuccesso delle elezioni 2018: «A Speranza rispondo sì: la mia intenzione è fare una sinistra vincente per il Paese. L'invito è che questo percorso porti in autunno a una discussione tra di noi che faccia sì che ci mettiamo da parte completamente la storia del 2018».

 

letta calenda

Un passaggio, aggiunge il segretario dem, che «ha distrutto qualsiasi possibilità per la sinistra di giocare un ruolo vincente. Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità. Dobbiamo essere in grado di lasciare da parte le nostre piccole convenienze e fare insieme il lavoro per il quale il Paese ci chiama».

 

ROBERTO SPERANZA ENRICO LETTA

L'invito, quindi, è a «un momento decisivo» dopo l'estate, quando saranno concluse le Agorà dem. Per i 5s l'ospite d'onore è Luigi Di Maio (oggi ci sarà Giuseppe Conte), che assicura la tenuta della futura «coalizione progressista » nella convinzione che debba «continuare a crescere » e si dice certo che i tre partiti ne saranno «assoluti protagonisti». A parlare di temi è invece il presidente della Camera, Roberto Fico: «Di fronte all'acuirsi di diseguaglianze sociali e territoriali - suggerisce nel messaggio inviato - è necessario rispondere con un progetto di sviluppo sostenibile, un'esigenza sociale ed economica, come lo è garantire un lavoro dignitoso ed equamente retribuito a tutti. È una prospettiva verso cui l'Italia e l'Europa devono tendere insieme.Così come devono farlo nel campo dell'energia».

 

In assoluta coerenza con se stesso, Calenda ribadisce invece il suo no: «Non saremo insieme perché non credo in nessun modo che i 5 Stelle siano progressisti. Non riesco a stare con chi non sa scegliere fra Macron e Le Pen. Pensate che governerete con i Cinque Stelle?Non credo proprio».

 

lo stesso tweet di conte letta e speranza sul quirinale

Ma le distanze tra Azione e i grillini si misurano anche sui temi concreti: «Mi dovete spiegare come fare la transizione energetica senza il nucleare; non sono d'accordo con voi sull'idea che le crisi aziendali si risolvano nazionalizzando; non sono d'accordo con voi sugli anticipi pensionistici; non sono d'accordo con voi sul reddito di cittadinanza ».

 

Un intervento troppo critico secondo Andrea Orlando, per il quale mettersi a lavorare oggi sul nucleare «darebbe risposte fra dieci anni. Come lo vogliamo chiamare? Populismo nuclearista? - prosegue l'ex ministro della Giustizia -. Dobbiamo ripiantare in questo continente una nuova cultura socialista. Incontriamoci e rincontriamoci presto per mettere in discussione una egemonia di carattere liberale. Non per ripicca ideologica, ma per una battaglia contro l'ingiustizia