1. SPIFFERI DAL COLLE RACCONTANO DI UN MATTARELLA CARICO A PALLETTONI NELL'IMPEDIRE LE DIMISSIONI DI TRIA, ALL’INDOMANI DELL’ANNUNCIO DELLA MANOVRA CON IL DEFICIT AL 2,4%
2. DI MAIO AVEVA MINACCIATO CHE, IN CASO DI ADDIO, IL DICASTERO DELL’ECONOMIA SAREBBE ANDATO, A INTERIM, A GIUSEPPE CONTE. I CONSIGLIERI DEL PRESIDENTE AVEVANO GIA’ PRONTA LA RISPOSTA: FAR DIMETTERE ANCHE MOAVERO MILANESI E CREARE UNA CRISI DI GOVERNO
3. MA MATTARELLA E’ PRUDENTE (NON E’ NAPOLITANO) E HA PREFERITO CONTENERE I DANNI
4. OGGI TRIA INCONTRA I SUOI COLLEGHI DELL’ECOFIN IN LUSSEMBURGO E POTREBBE…
Dagoreport
SPIFFERI DAL COLLE
Questo non era l’epilogo che si immaginava il Presidente. Pensava che, con la manovra economica, si potesse chiudere con il deficit al 2% e persino al 1,9%. E quando giovedì lo strappo si stava consumando, sono cominciati i contatti con i palazzi dell’esecutivo per blindare il ministro Tria.
Il gong è suonato quando Di Maio dichiarava che, se si fosse dimesso Tria, l’incarico di ministro dell’Economia sarebbe andato ad interim a Giuseppe Conte. E questa ipotesi, per il Colle, sarebbe stata impossibile da evitare, con risultati catastrofici a via XX Settembre, sancendo praticamente la vittoria di Casalino. Anche se i consiglieri del Presidente erano pronti a giocare la carta di riserva: far dimettere anche Moavero Milanesi.
Con due ministri importanti dimissionari la crisi sarebbe stata inevitabile. Ma l’eccessiva prudenza di Mattarella (non è Napolitano) assieme alle perplessità della Farnesina (a novembre conferenza internazionale sulla Libia a Roma, con una crisi di governo sarebbe stata una figuraccia) e alle perplessità di Francoforte (il downgrading di Moody’s e Standard & Poors con una crisi di governo) hanno portato al pressing su Tria per non farlo dimettere.
SPIFFERI DA XX SETTEMBRE
Giovanni Tria si è chiuso in se stesso e persino i suoi collaboratori più stretti stentano a capire cosa ha in testa. Certamente ha acconsentito suo malgrado alle sollecitazioni del Colle senza abbandonare la voglia di dimettersi. Oggi in Lussemburgo incontrerà i suoi colleghi dell’Ecofin, ad alcuni dei quali aveva garantito che non si sarebbe discostato dall’1,9% E lì l’accoglienza che riceverà sarà la cifra di un suo possibile ripensamento per difendere la sua dignità e credibilità, se non subito nei prossimi mesi. Ulteriori chiarimenti saranno necessari sia con il suo mentore Savona che con il Colle.