STALLO ALLA SPAGNOLA – I POPOLARI CON I NEO-FASCI DI VOX NON RIUSCIRANNO A GOVERNARE, PER SANCHEZ SERVE UN’ALLEANZA CON TUTTI I PARTITI REGIONALI E L’ASTENSIONE DEGLI INDIPENDENTISTI CATALANI DI PUIDGEMONT – ABASCAL, LEADER DELL’ESTREMA DESTRA: “PRONTI A FARE OPPOSIZIONE E TORNARE ALLE URNE” (VISTO IL TRACOLLO DI VOTI, FORSE È MEGLIO LA PRIMA OPZIONE)
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1. FEIJÓO, APRIRÒ UN DIALOGO PER PROVARE A GOVERNARE
(ANSA) - "Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese": lo ha detto Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito Popolare spagnolo, parlando ai simpatizzanti della formazione a Madrid. "Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezze", ha aggiunto mentre veniva acclamato dai sostenitori. "Chiedo formalmente che nessuno abbia di nuovo la tentazione di bloccare la Spagna", ha aggiunto.
2. ABASCAL, 'PRONTI A FARE OPPOSIZIONE O TORNARE ALLE URNE'
(ANSA) - "Gli spagnoli che oggi sono preoccupati sappiano che non li deluderemo, e che resisteremo: siamo assolutamente pronti sia a fare opposizione, sia a un ritorno alle urne": lo ha affermato il leader di Vox, Santiago Abascal, commentando nella sede del partito a Madrid i risultati delle elezioni generali spagnole che non sono andate bene per il suo partito.
3. SÁNCHEZ, 'IL BLOCCO DELLA DESTRA È USCITO SCONFITTO'
(ANSA) - "La Spagna e tutti i suoi cittadini sono stati molto chiari: il blocco politico dell'involuzione, del ritorno al passato e dell'abrogazione di tutti i nostri passi avanti negli ultimi quattro anni ha fallito": lo ha detto il premier spagnolo, Pedro Sánchez, parlando ai simpatizzanti di fronte alla sede del suo Partito Socialista a Madrid dopo le elezioni generali. "Il blocco di Partito Popolare e Vox è uscito sconfitto", ha aggiunto Sánchez, "siamo molti di più noi che vogliamo avanzare".
4. YOLANDA DÍAZ, 'OGGI ANDIAMO A DORMIRE PIÙ TRANQUILLI'
(ANSA) - "C'era gente molto preoccupata nel nostro Paese, ma credo che oggi andrà a dormire più tranquilla": lo ha affermato Yolanda Díaz, leader della piattaforma di sinistra spagnola Sumar, commentando i risultati delle elezioni generali. "Oggi la democrazia ha vinto ed è uscita rafforzata: abbiamo vinto, oggi abbiamo un Paese migliore", ha aggiunto mostrando soddisfazione per la quarta posizione ottenuta da Sumar, con 31 seggi e il 12% circa dei voti. "A partire da domani, mi metterò a dialogare con le forze progressiste per garantire un governo alla Spagna", ha anche affermato.
5. SPAGNA: LA DIFFICILE STRADA DI SANCHEZ PER IL NUOVO GOVERN
(ANSA) - Appena 50 giorni fa era considerato un uomo politicamente morto, ora invece può vantarsi essere l'unico leader socialista ad aver fermato la destra sovranista e che potrebbe ancora formare un governo.
Detto questo, se andiamo nel dettaglio, Pedro Sanchez, ha davanti una strada percorribile, ma è irta e piena di insidie. Psoe e Sumar sommano, con l'appoggio dei suoi ex alleati durante l'ultima legislatura, Erc Pnv Bildu e Bng, 172 seggi. In caso di nomina a un premier servono più sì che no, per cui sarebbe necessaria l'astensione del partito di Puigdemont, JxCat. E nulla al momento farebbe presagire che questo partito possa dare il via libera a Sanchez senza alzare tantissimo l'asticella delle sue richieste indipendentiste.
6. LA RESISTENZA DI SÁNCHEZ "ABBIAMO FERMATO I REAZIONARI"
Estratto dell’articolo Francesco Olivo per “La Stampa”
L'autobiografia di Pedro Sánchez si intitola «Manuale di resistenza», è stata pubblicata nel 2018, ma forse occorre aggiungere questo nuovo capitolo. Doveva essere travolto da una valanga di destra, lo hanno chiamato bugiardo, amico di terroristi, nemico della patria, eppure, anche stavolta Sánchez ha resistito e può persino cominciare a pensare di restare alla Moncloa, in compagnia di Yolanda Díaz, la vicepresidente che in diretta tv ha rinfacciato a Santiago Abascal, le risate dei consiglieri di Vox durante la commemorazione di una vittima della violenza di genere.
Nella notte di Madrid tutto è appeso a un filo, nessuno può dire se si potrà formare un governo come quello attuale, le trattative saranno durissime e lunghe, ma la sentenza definitiva che doveva condannarlo sull'altare della superbia e del tradimento della Nazione non c'è stata. Vox esce indebolito, ridimensionato e quasi umiliato. I due obiettivi di Santiago Abascal sono falliti, quello di sfidare i popolari e soprattutto quello di entrare in un governo di coalizione.
Altro sogno frustrato è quello di Alberto Núñez Feijóo, voleva guidare la Spagna, ha risollevato i popolari (47 seggi in più rispetto al 2019), ma la sua ascesa alla Moncloa andrà per lo meno rinviata. L'ex governatore della Galizia chiede a Sánchez l'astensione, «per non bloccare il Paese». Lo dice davanti ai militanti sotto la sede della Calle de Génova, ma non succederà. Due chilometri più in là, nella calle Ferraz, cuore del Psoe, si è presentato un Sánchez raggiante, che evitando di entrare in dettagli sul futuro, ha esultato: «Il blocco della reazione è stato fermato». I suoi fanno partire il coro: «No pasarán». Il messaggio è: se c'è da votare ancora, Pedro c'è.
L'aria che si respirava in Spagna da mesi sembrava indicare altro. La destra si era mobilitata come mai, aveva stravinto le elezioni locali di maggio, contro il "Sanchismo" categoria politica, sinonimo di impostura, secondo la propaganda fortissima di buona parte dei mezzi di comunicazione di Madrid. Anche un guasto nella linea dell'alta velocità tra Valencia e Madrid, con i treni pieni di elettori, è stato utilizzato per alludere a un sabotaggio, così come dubbi sono stati avanzati nei confronti della neutralità delle Poste, visto l'enorme numero di elettori che hanno optato per il voto postale.
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Formare il governo sarà complicatissimo per Sánchez, gli indipendentisti catalani hanno, ancora una volta, in mano la partita, Carles Puigdemont, da Bruxelles, frena. Meno di due mesi fa Pedro era dato per finito, le regionali e le comunali (in Spagna si vota in tutti i Comuni contemporaneamente) avevano dato un segnale chiaro, l'onda di destra nel Paese lo voleva cacciare dalla Moncloa. Il premier ha reagito immediatamente, convocando le elezioni anticipate.
La data di scadenza della legislatura, inizio di dicembre, era troppo in là, così Sánchez ha deciso di accelerare, con due obiettivi chiari: obbligare l'ala sinistra della sua coalizione, Sumar, a trovare un accordo con gli ex indignados di Podemos e soprattutto mostrare agli spagnoli, durante la campagna elettorale, gli accordi tra il Partito popolare e Vox nelle giunte locali. Un modo per dimostrare all'opinione pubblica quello che sarebbe successo al governo del Paese, in caso di vittoria della destra. L'azzardo ha funzionato e ha fermato la valanga di destra che stava travolgendo un esecutivo, che pure vantava buoni risultati economici. […]