DALLE 5 STELLE ALLO STALLO - CON LA SFIDA IN TRIBUNALE A RISCHIO 2 MILIONI DI EURO. PER OTTENERE I FONDI DEL 2XMILLE IL M5s AVREBBE DOVUTO MODIFICARE LO STATUTO ORA DECADUTO – IL RISCHIO PER I PENTASTELLATI E’ DI RITROVARSI SENZA LEADERSHIP E CON LE CASSE VUOTE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE – CONTE: I CAVILLI RISCHIANO DI COMPROMETTERE IL PERCORSO
-Francesco Malfetano per il Messaggero
Pacche sulle spalle e cene non bastano. All'indomani della discesa a Roma di Beppe Grillo e degli incontri con Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, nel Movimento la tensione è palpabile. Neppure le battute del comico strappano un sorriso agli eletti pentastellati. La sua «Mi usano un po' come condom per la protezione del Movimento», affidata da Grillo ai cronisti prima di lasciare la Capitale, scatena la solita corsa all'interpretazione.
In altri termini, nonostante Conte ostenti sicurezza con i suoi ribadendo il pieno sostegno di Beppe, la convinzione di vincere la battaglia «perché la ragione è della nostra parte» e il dispiacere nei confronti di chi «in maniera subdola avrebbe forse voluto sfruttare questo momento per riaprire fronti politici interni», i mari 5S sembrano piuttosto agitati. La soluzione dell'istanza di revoca annunciata dai legali dell'ex premier infatti, «non lascia tranquillo nessuno» assicura una fonte interna ai 5S. «Beppe - spiega - gli ha dato fiducia» (specie perché l'avvocato avrebbe alzato la voce, dicendosi pronto a lasciare in caso contrario) «ma l'opzione del comitato di garanzia resta sul tavolo». Anche perché i tempi rischiano di allungarsi.
Se il team contiano confida di avere una risposta in tempi rapidi dal Tribunale civile di Napoli («Sette o dieci giorni» azzarda qualcuno), l'avvocato che ha trascinato nell'impasse il Movimento, Lorenzo Borré, la pensa diversamente. «Il mio ricorso è stato trattato 50 giorni dopo la presentazione - spiega - a meno che non stabiliscano dei criteri di urgenza, mi aspetto che i tempi siano più o meno gli stessi». E poi: «Da quello che leggo sull'istanza però, non mi pare ci siano i presupposti perché il Tribunale gli dia ragione. Anche perché la principale opposizione è stata quella relativa al quorum. Mi pare difficile che abbiano un documento che consenta di aggirare anche questo».
I FONDI Quale che sia la soluzione però, lo stallo è destinato a protrarsi. Con un inevitabile impatto. «Vuol dire ad esempio che dovremo rinunciare ancora al 2xmille» spiega un parlamentare di rango. Per ottenere i fondi infatti, il M5S avrebbe dovuto modificare il nuovo statuto - quello ora decaduto - riconoscendo un pluralismo interno, entro il 23 febbraio (60 giorni dopo le contestazioni della Commissione di garanzia per gli Statuti). Anche ottenendo la revoca in una settimana, sarebbe quindi impossibile. Per convocare l'assemblea degli iscritti infatti, servono almeno 8 giorni. Se poi l'istanza dovesse essere rigettata, è anche peggio. Perché il vecchio statuto dovrebbe cominciare da capo l'iter di approvazione. Per cui il M5S rischia di dire addio ad almeno un paio di milioni di euro che avrebbe incassato l'anno prossimo. Tutt' altro che spiccioli per un partito che ad inizio 2023 rischia di ritrovarsi, in piena campagna elettorale, ancora senza una leadership consolidata sul territorio e, soprattutto, con relativamente pochi fondi a disposizione.
Lo stop attuale inoltre, non frena le spese necessarie al nuovo Movimento voluto da Conte. Né per quanto riguarda la nuova piattaforma SkyVote («I contratti in essere restano tali» hanno prontamente fatto sapere i dirigenti) né per l'affitto della nuova sede. L'ufficio in affitto in via Campo Marzio oggi non è più sede legale del M5S (con il vecchio statuto è tornata a via Nomentana) ma continua a costare più di 120mila euro all'anno. In più l'emorragia di parlamentari che da inizio legislatura ha colpito i grillini, è tutt' altro sul punto di fermarsi. Dai 333 iniziali, oggi sono passati a 230.
Facendo drasticamente calare gli introiti (sacrosanti) destinati ai gruppi parlamentari. Ogni deputato o senatore porta in dote circa 56mila euro al nuovo gruppo. E l'ultimo cambio tra i 5S c'è stato in piena corsa per il Quirinale, quando Elvira Evangelista è passata a Italia Viva. Sullo sfondo poi, oltre allo scontro politico (alcune voci parlano di un Di Maio che avrebbe chiesto a Beppe di intercedere perché Conte accetti un incontro con lui) ci sono le elezioni amministrative di giugno. Tornata in cui il M5S sperava di rilanciarsi, quantomeno in città simbolo come Genova o Parma. Non è un caso però se, proprio a causa dello stallo, gli alleati cominciano a guardarsi attorno (ieri Enrico Letta ha incontrato Matteo Renzi).
Se l'istanza dovesse essere rigettata infatti, anche i candidati in ognuno dei 25 capoluoghi di provincia al voto (su 972 comuni) andrà sottoposto ad una votazione sulla rete. Su quale piattaforma però? Con quali dati degli iscritti? Impossibile dirlo ora. Lo sa bene Conte che dice «I cavilli e le carte bollate non ci fermano ma rischiano di compromettere il percorso e i passaggi formali che ci portano verso le amministrative». E lo sa bene Borrè, che sul punto giura battaglia: «Non svelo le mie armi agli avversari».