LA STORIA SEGRETA DELL’IRRESISTIBILE ASCESA DEL CONTE ZELIG/1 – ALL’INIZIO TENTÒ DI SCALARE IL GIGLIO MAGICO. RENZI: “CI RICORDIAMO I GRANDI COMPLIMENTI CHE CI FACEVA QUANDO ERAVAMO AL GOVERNO NOI” - È LA BOSCHI A FACILITARE L'INCONTRO TRA IL SUO MAESTRO ALPA E RENZI – IL CONFLITTO D'INTERESSE ESISTENTE TRA CONTE E ALPA – DICE DI AVER VOTATO GIANNI CUPERLO, PECCATO CHE NON ERA CANDIDATO – DAL LIBRO-BOMBA “L’ESECUZIONE” DI JACOPO IACOBONI…
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DAL LIBRO “L’ESECUZIONE” DI JACOPO IACOBONI… - prima parte
Tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014 Guido Alpa, avvocato e prestigioso giurista genovese, presidente per tanti anni del Consiglio nazionale forense, un elenco infinito di incarichi nel board di importanti società, è assai incuriosito dall'ascesa di un giovane politico fiorentino che ha appena vinto le primarie del Partito democratico, diventandone segretario, e che ormai punta chiaramente a Palazzo Chigi, imbracciando la narrativa della «rottamazione» spesso anche nei confronti del governo in carica presieduto da un altro democratico, Enrico Letta.
In quel periodo, e già da alcuni anni, Alpa è il dominus di un avvocato di cinquant'anni di origini pugliesi, Giuseppe Conte, talmente lontano dal momento in cui sarà indicato come candidato premier da Luigi Di Maio (in pieno accordo con Matteo Salvini) da adoperarsi per favorire un incontro di conoscenza, di quelli che si usa fare nel mondo a cavallo tra politica, professioni, studi e imprese, tra l'anziano luminare del diritto e Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze in quei giorni appare a tutti — non occorre un particolare acume nella lettura della fase politica — sulla rampa di lancio verso Palazzo Chigi. E Alpa vorrebbe conoscerlo.
Conte in quegli anni si è trovato in un contatto diretto, assiduo, col mondo renziano. E la via maestra è rappresentata da una delle figure chiave nel renzismo, Maria Elena Boschi, anche lei avvocato, di una generazione più giovane di Conte, la stessa di Alfonso Bonafede (che sarà ministro della Giustizia del governo M5S-Lega), pure lui avvocato a Firenze.
La futura ministra delle Riforme, che sarà uno dei bersagli preferiti di una campagna d'odio violentissima della propaganda pro-M5S, è stata assieme a Conte e al futuro vicecapo di gabinetto del ministro Bonafede, Leonardo Pucci, in una commissione d'esame nella scuola delle professioni legali a Firenze. La conoscenza con Bonafede è anch'essa antica, e per nulla ostile alla futura ministra da parte di Bonafede; un contatto che risulterà utile nelle fasi in cui — ciclicamente — Movimento e Pd tenteranno abbozzi di dialogo su questioni politiche specifiche, dagli assetti nelle commissioni parlamentari a quelli fuori dal Parlamento.
Quando, almeno a Firenze, comincia ad apparire evidente l'ascesa di Renzi, il giovane avvocato Boschi è una delle poche figure che mettono in piedi il network renziano e la convention della Leopolda; ed è proprio questo filo a distanza tra la Boschi e Conte che consente a quest'ultimo, a un certo punto, di facilitare l'incontro tra Alpa e Renzi. Dopo alcuni tentativi in cui Conte si adopera per questo colloquio, l'incontro avviene. Cordiale, una chiacchierata con conte-nuti contingenti e legati agli scenari del potere in quel momento.
Alpa si presenta dinanzi al neosegretario del Pd accompagnato proprio da Conte, che nessuno onestamente immaginerebbe futuro premier. È un dialogo di conoscenza che fila via senza che lì per lì nessuno nei media se ne interessi particolarmente. I due, Alpa e Conte, appaiono assai ben disposti verso Renzi in quella stagione, in fondo non così lontana. In quell'occasione Conte resta rispettosamente taciturno. Assiste spettatore al dialogo del suo mentore giuridico con il capo del renzismo: ossia, di lì a poco, il nemico numero uno della Casaleggio e della campagna elettorale di Luigi Di Maio.
Renzi racconterà a Gian Antonio Stella: «Ci ricordiamo i grandi complimenti che [Conte] ci faceva quando eravamo al governo noi». «Vuol dire che conoscevate già lo sconosciuto?», chiede Stella. «Sconosciuto? Conserviamo ancora i messaggini di lode per il nostro governo».
L'Italia è un paese in cui reti di relazioni e incroci professionali possono risultare così sorprendenti che alla fine tutti se ne dimenticano e nessuno se ne sorprende. Il quotidiano «la Repubblica», nell'ottobre del 2018, ha sollevato la questione del potenziale conflitto d'interesse esistente tra Conte e Alpa: i due avevano da poco svolto un incarico professionale assieme nel 2002, quando Alpa fu il professore ordinario che giudicò Conte nel concorso universitario vinto dal premier all'Università Vanvitelli di Caserta.
Secondo l'articolo 51 del codice di procedura civile, avere una collaborazione professionale con un esaminando è elemento che causa l'incompatibilità per chi esamina. Conte ha risposto con una lettera a «Repubblica» in cui lamentava «falsità e diffamazioni», ma non correggeva l'elemento di fatto, e cioè l'aver svolto — con Alpa, ma fatturando separatamente, sostiene — una difesa comune del garante della privacy, in una causa del 2001 contro la Rai: «Io e il prof. Alpa non abbiamo mai avuto uno studio professionale associato né mai abbiamo costituito un'associazione tra professionisti [...].
All'epoca dei fatti, Alpa aveva sì uno studio associato, ma a Genova, con altri professionisti. Mentre a Roma siamo stati "coinquilini" utilizzando una segreteria comune». La lettera a «Repubblica», inviata dal portavoce Rocco Casalino ma firmata direttamente da Conte, viene pubblicata l’8 ottobre 2018. Ma lo stesso giorno, nella pagina a fianco, viene dato ampio spazio a un particolare: nel curriculum ufficiale dell'avvocato Conte (alla voce «Tra i principali incarichi professionali svolti») sta scritto testualmente: «Dal 2002 ha aperto con il professor Alpa un nuovo studio legale, dedicandosi al diritto civile, al diritto societario e fallimentare».
Il premier «avvocato del popolo», che firmerà la «manovra del popolo», ha tenuto a connotarsi fin da subito come uomo progressista: lo ha affermato spesso nei giorni cruciali in cui la sua nomination per Palazzo Chigi restava sospesa. Ha detto anche che, prima di diventare il premier dell'esecutivo Lega-Movimento, aveva «un cuore che batte a sinistra». Conte ha poi fatto sapere in giro che gli piacevano le posizioni di Gianni Cuperlo, lo sfidante di Renzi nelle primarie Pd del 2013. E «Il Fatto Quotidiano» — nel primo importante ritratto a tutta pagina del neopremier apparso su quel giornale — ha messo nero su bianco, a testimonianza di questa circostanza, che Conte aveva votato Cuperlo alle «ultime elezioni».
Un'informazione che aveva l'effetto di bilanciare l'alleanza a destra che il Movimento stava invece costruendo con la Lega. Ma anche qui bastava incrociare queste affermazioni con la realtà per accorgersi facilmente che Cuperlo il 4 marzo non era neanche candidato, e dunque non poteva esser stato votato da Conte.
1.continua