STRATEGIE RENZIANE – QUANDO PASSA LA RIFORMA DEL SENATO TANTO VALE PREPARARSI AL VOTO - DOPO IL REFERENDUM CONFERMATIVO (2016), ALLE URNE - L’ITALICUM VERRA’ MODIFICATO INTRODUCENDO L’APPARENTAMENTO AL SECONDO TURNO (RENZI TEME IL BALLOTTAGGIO SECCO)


berlusconi renzi

DAGOREPORT

 

Facciamo conto che dopo l’approvazione della riforma del Senato il governo chieda la fiducia a Palazzo Madama su un qualunque provvedimento e vada sotto. Che senso avrebbe far cadere il governo per il voto di un’assemblea non più legittimata e che con la riforma non voterà mai più la fiducia agli esecutivi? Non avrebbe nessun senso.

 

Questo ragionamento gira da qualche giorno nella cerchia stretta di Matteo Renzi e pare che il tema l’abbia posto lo stesso premier. Non è un ragionamento ozioso perché ha uno sblocco obbligato che è anche la nuova strategia del premier spaccone: andare alle elezioni anticipate subito dopo il referendum confermativo, nell’autunno del 2016 o, al massimo, a febbraio del 2017.

 

RENZI, UN DOPPIOMENTO CHE MENTE DUE VOLTE

Il ducetto di Rignano sull’Arno ha sempre saputo che a votare con l’attuale “Consultellum” potrebbe succedere di tutto, tanto è vero che alla minaccia di elezioni anticipate nel caso non gli fosse stato dato il via libera sulla riforma Boschi-Napolitano non credeva nessuno. Ma con l’Italicum è convinto di avere buone chance di vittoria, specie se si votasse sulle ali di un referendum che è sicuro di poter trasformare in un plebiscito personale.

 

Tuttavia, ai suoi fedelissimi, Renzi ha confidato che non crede di poter arrivare al 40% al primo turno e prendersi il premio di maggioranza fissato dalla sua legge elettorale. Ritiene più probabile arrivare intorno al 35% e poi non si nasconde che al ballottaggio tutto può succedere. Lo scenario-incubo, in particolare, è quello del “tutti contro Renzi” al secondo turno “perché non è questione di partiti che si mettono insieme contro di me, ma di intere fasce dell’elettorato che si possono divertire a votarmi contro per sberleffo, anche gente che magari al primo turno non è andata alle urne”. Per la serie: diamo una lezione a Renzi.     

RENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA

 

Ed ecco allora il progetto del Renzi. Partiamo da una considerazione: sono in tanti a chiedergli di cambiare l’Italicum, spostando il premio dalla lista alla coalizione. Lo vogliono Angelino Alfano e Denis Verdini, che gli sono necessari per tirare avanti nel giorno per giorno, ma lo vuole anche Silvio Berlusconi per sottrarsi all’Opa ostile di Matteo Salvini.

 

Nei giorni scorsi si è detto che Renzi sarebbe disposto a rinunciare al premio di lista in cambio dell’abbassamento della soglia dal 40 al 35%. In realtà, secondo quanto risulta a Dagospia, la sua strategia sarebbe un’altra, e non solo perché una soglia al 35% sarebbe seriamente a rischio di costituzionalità (la Consulta sul tema è già stata molto chiara).

il finto selfie di renzi con vinci pennetta

 

Il premier spaccone immagina un primo turno dove ognuno corre per sé e ci si conta, con la soglia sempre al 40%. E poi un secondo turno nel quale ci si può apparentare e condividere il premio con gli alleati. Con questo sistema, Renzi è convinto di avere la vittoria in tasca.

 

VERDINI CANTA

Intanto si gode il pieno successo dell’operazione mediatica “Sdogana Verdini”, andata in scena nel fine settimana per la regia di quel furbone di Filippo Sensi. Nell’intervista di sabato a Claudio Tito, su “Repubblica”, l’impresentabilità di Denis Verdini è stata ridotta a macchietta e Renzi ha utilizzato una formula di assoluto comodo come “mostro di Loch Ness”, per dire appunto che “non è il mostro di Loch Ness”. E il giorno dopo il presunto mostro di Loch Ness è andato su Sky da Maria Latella a far vedere che razza di statista sia e quanto è intonato.

 

filippo sensi

Un vero peccato, perché una stampa non compiacente e non apparecchiata dal solito Sensi avrebbe dovuto chiedere a Renzi una cosa soltanto: “Non è imbarazzato a ritrovarsi alleato di un signore accusato di aver mandato per aria una banca cooperativa in Toscana, mandando in fumo i risparmi di artigiani e coltivatori?”. Ma forse Verdini ha ottenuto, saltando sul carro renziano, che i suoi cinque processi finiscano nel dimenticatoio. Vietato parlarne.