STRIANO MA VERO: CHI SONO I "SOGGETTI PRIVATI E ISTITUZIONALI" CON CUI INTERLOQUIVA IL FINANZIERE INDAGATO PER IL DOSSIERAGGIO ALLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA? LA PROCURA DI PERUGIA HA CHIESTO L’ARRESTO PER L’EX FINANZIERE STRIANO E PER L’EX MAGISTRATO ANTONIO LAUDATI. IL GIP HA RIGETTATO LA RICHIESTA, MA LA PROCURA HA FATTO RICORSO – SECONDO I MAGISTRATI, STRIANO AVREBBE OPERATO SOPRATTUTTO COME PROCACCIATORE DI NOTIZIE PER I GIORNALISTI, MA IN ALCUNI CASI AVREBBE AGITO PER "SOGGETTI PRIVATI E SOGGETTI ORGANICI ALL'INTERNO DI ORGANISMI ISTITUZIONALI" - GLI ATTI DELL’INCHIESTA SONO STATI TRASMESSI ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, PRESIEDUTA DALLA MELONIANA CHIARA COLOSIMO...
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1. ATTI INCHIESTA SU DOSSIERAGGIO TRASMESSI IN ANTIMAFIA
(ANSA) - Gli atti relativi all'inchiesta sui presunti dossieraggi, che secondo le indagini sarebbero stati confezionati attraverso accessi non autorizzati alla banca dati della Dia, sono stati trasmessi oggi alla commissione Antimafia.
Lo si apprende da fonti informate. Già ieri la procura di Perugia, titolare dell'inchiesta, in una nota ne aveva annunciato l'intenzione, "essendo venuto meno il segreto" dopo che "gli atti che sono stati trasmessi al gip con la richiesta cautelare" relativa all'ex sottufficiale della guardia di finanza, Pasquale Striano, e all'ex magistrato in servizio alla procura Antimafia, Antonio Laudati. Richiesta rigettata dal gip e per la quale la procura ha fatto ricorso al Riesame.
2. PM, TANTE RICHIESTE MA NON EMERGE UN MANDANTE PER STRIANO
(ANSA) - Non un'unica regia, un mandante, ma tante richieste al tenente della guardia di finanza Pasquale Striano di carpire informazioni riservate tramite accessi ritenuti abusivi al sistema delle segnalazioni di operazioni sospette e alla banca dati della Direzione nazionale antimafia è l'ipotesi alla quale sta lavorando la Procura di Perugia.
Un aspetto ancora all'attenzione dei magistrati, coordinati dal capo dell'Ufficio Raffaele Cantone, che hanno parlato di indagini "non affatto concluse". Riguardo ai motivi che hanno indotto Striano a fare gli accessi, gli inquirenti avrebbero ipotizzato una serie di possibili scenari.
L'ipotesi è delineata anche nella richiesta di custodia cautelare (ai domiciliari) per lui e per l'ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Antonio Laudati. Istanza respinta dal gip e ora impugnata dalla Procura al tribunale del riesame.
I magistrati riterrebbero che il tenente della finanza avrebbe operato soprattutto come procacciatore di notizie per i giornalisti ma in alcuni casi avrebbe agito per "soggetti privati e soggetti organici all'interno di organismi istituzionali", come riportato in un passo dell'ordinanza del gip pubblicata da Corriere della sera e Repubblica.
Ci sono poi una serie di accessi ai quali i magistrati non sono ancora riusciti a dare una spiegazione. Dalle indagini sarebbe emerso un quadro in base al quale Striano avrebbe agito per fini personali e non sarebbe stato "in mano" a qualcuno. Perché lo abbia fatto deve essere ancora chiarito ma finora non sono emersi passaggi di denaro o altre utilità.
Una ricostruzione resa ancora più difficile dal fatto che le attività tecniche d'indagine sono state avviate dalla Procura di Perugia una volta che gli accessi abusivi erano stati già compiuti. Sempre secondo il gip - scrive Repubblica - le verifiche "hanno consentito di accertare che Striano ha operato accessi abusivi relativi a ben 172 soggetti, politici, personaggi del mondo dello spettacolo, ministri, imprenditori calciatori".
3. «I DOSSIER ILLEGALI DEL FINANZIERE USATI ANCHE DA UOMINI DELLE ISTITUZIONI»
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
«Il pubblico ministero evidenzia come siano ancora in corso indagini al fine di verificare quali fossero le effettive finalità di Striano nell’operare un numero così considerevole di accessi abusivi, effettuati in favore non solo di numerosi giornalisti, ma anche di soggetti privati e di soggetti organici all’interno di organismi istituzionali».
È racchiuso in questa frase della giudice che ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per i due principali inquisiti il senso dell’inchiesta sui presunti dossieraggi che «non è affatto conclusa», come comunica ufficialmente il procuratore di Perugia Raffaele Cantone; né è prevedibile che lo sarà in tempi brevi, per via degli «ulteriori episodi di possibili accessi abusivi» emersi grazie alla «collaborazione con la Direzione nazionale antimafia che si è ulteriormente intensificata».
Un lavoro teso a individuare moventi e mandanti del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano quando lavorava al Servizio Sos (Segnalazione operazioni finanziarie sospette) della Dna.
«Sapendo di poter contare — scrive ancora la giudice dell’indagine preliminare Elisabetta Massini nel suo provvedimento — sulla complicità del magistrato che doveva invece vigilare e coordinare l’attività della polizia giudiziaria»: l’ex sostituto procuratore nazionale Antonio Laudati, «diretto superiore compiacente, quando non istigatore», di Striano.
Pur negando il rischio di inquinamento probatorio sul quale la Procura aveva fondato l’istanza di misura cautelare per il finanziere e il magistrato ormai in pensione (decisione contro cui la Procura s’è rivolta al Tribunale del Riesame), la giudice sottoscrive i «plurimi, gravi e precisi indizi di reità» a carico degli indagati.
E ribadisce che, per ora, «le indagini hanno consentito di accertare che Striano ha operato accessi abusivi relativi a ben 172 soggetti politici, personaggi del mondo dello spettacolo, ministri, imprenditori, calciatori». È il «verminaio» scoperchiato dall'inchiesta e denunciato dal procuratore Cantone, ma non ancora chiarito quanto a finalità e ispiratori. Non confinati ai giornalisti amici del finanziere, ma comprensivi almeno dei «soggetti organici all’interno di organismi istituzionali» a cui ha inteso riferirsi la gip.
Dall’ordinanza emergono le coperture e gli stratagemmi utilizzati per svolgere […]questa attività considerata illegittima, adottati fino al momento in cui sono stati svelati dall’indagine scaturita dalla denuncia del ministro Crosetto in seguito ad alcuni articoli usciti sul suo conto nel 2022 .
Dopo la scoperta di quel primo accesso alle banche dati riservate fatto da Striano (asseritamente abusivo), «il dottor Laudati ha immediatamente speso parole a sua tutela, anche indicando circostanze non corrispondenti al vero», riassume la gip; poi provò a prenderne le distanze attribuendo al procuratore nazionale aggiunto dell’epoca la decisione di farlo rientrare alla Dna, «circostanza anche questa falsa come comprovato dalla documentazione acquisita».
Sempre Laudati, prosegue l’ordinanza, «ha reso dichiarazioni rivelatesi in parte non corrispondenti al vero» quando ha spiegato «le modalità di individuazione delle Sos da approfondire, e le modalità di ufficializzazione di detta selezione a garanzia della trasparenza delle attività ad esse connessa».
La gip definisce «del tutto illegittimo il modus operandi adottato da Laudati» quando nel 2019 sottopose all’ex procuratore nazionale Cafiero de Raho (oggi senatore dei 5 Stelle) la proposta di un atto d’impulso investigativo su una sospetta attività di riciclaggio in favore di un clan camorristico […].