STURM UND TRUMP! IL GOVERNATORE DELLA BANCA CENTRALE USA POWELL NON TAGLIA I TASSI E IL PRESIDENTE USA LO ATTACCA: "IL NOSTRO NEMICO È LA FED O LA CINA?" - NEL GIORNO IN CUI DA PECHINO È ARRIVATA LA NOTIZIA DI NUOVI DAZI PER 75 MILIARDI SUI PRODOTTI AMERICANI, 'THE DONALD' HA RIBADITO LA SUA ACCUSA AL GOVERNATORE DI "NON AVER FATTO NULLA”: “ABBIAMO UNA FED MOLTO DEBOLE". IL VIX, L'INDICE DELLA PAURA, BALZA DEL 23%
-LUCA PAGNI per repubblica.it
Scontro istituzionale senza precedenti negli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha atteso che il governatore della Fed, la banca centrale Usa, facesse capire che non avrebbe tagliato i tassi di interessi, per tornare all'attacco dei vertici della Fed: "Chi è il più grande nostro nemico, Powell o Xi", ha dichiarato Trump riferendosi al premier cinese Xi Jinping.
Tra l'altro, proprio nel giorno in cui dalla Cina è arrivata la notizia di nuovi dazi per 75 miliardi su prodotti americani, in risposta ai precedenti dazi americani. Trump ha ribadito la sua accusa alla Fed di "non aver fatto nulla" e anticipando che si vedrà costretto a prendere provvedimenti: "E' incredibile che i membri della Banca centrale possano parlare senza sapere o chiedere quello che sto facendo, cosa che verrà annunciata a breve. Abbiamo un dollaro molto forte e una Fed molto debole".
Immediata la reazione di Wall Street: gli indici - che avevano recuperato dopo una partenza negativa - sono scesi fino a perdere l'1 per cento alle parole di Trump, con la conseguente chiusura negativa delle Borse Europee, in particolare di PIazza Affari che ha concluso le contrattazioni in calo dell'1,65%. A Wall Street, arrivata a perdere oltre 2 punti percentuali, si segnala il balzo del Vix, l'indice che registra la volatilità dei derivati sullo S&P's 500, salito del 23%: è uno strumento per capire l'orientamento degli investitori e quando sale le aspettative sono di un calo delle Borse, da qui l'appellativo di indice della paura.
Powell ha parlato a Jackson Hole, Wayoming all'annuale vertice dei governatori delle banche centrali mondiali. Un intervento pacato, con il quale ha cercato di tranquillizzare i mercati. Senza mai citare Trump e ignorando le sue pressanti richieste per un urgente taglio dei tassi. Ma, di fatto, criticando apertamente la sua politica aggressiva nei confronti della Cina e la politica dei dazi: "Le incertezze commerciali hanno un ruolo nel rallentamento dell'economia".
Il suo discorso era atteso per capire l'orientamento della Fed sul costo del denaro. Trump ha quasi "preteso" nei giorni scorsi un taglio immediato. Accusando la Fed di non avere una politica monetaria adeguata. Per tutta risposta, Powell gli ha risposto che l'economia americana andava tutto sommato bene e che le incertezze sono causate dai timori per una recessione mondiale a causa della politica dei dazi sui prodotti cinesi ed europei.
Anche se i mercati azionari sono stati "volatili" e i rendimenti dei titoli di stato di lunga scadenza nel mondo sono scesi "notevolmente" avvicinandosi ai livelli post-crisi, ha specificayto Powell, "l'economia Usa ha continuato ad andare generalmente bene, sostenuta dalla spesa dei consumatori". Dal summit. Powell ha detto che "la creazione di posti di lavoro ha rallentato rispetto al passo dello scorso anno ma resta al di sopra della crescita della forza lavoro.
L'inflazione sembra muoversi in rialzo avvicinandosi al target del 2%". Powell ha anche detto che "l'outlook dell'economia Usa sin dall'inizio dell'anno ha continuato a essere favorevole. Gli investimenti aziendali e il settore manifatturiero si sono indeboliti ma la crescita solida dell'occupazione e il rialzo dei salari hanno alimentato consumi robusti sostenendo una crescita generale moderata".