1. SULL’ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI SIRIANI, LA GERMANIA DÀ LEZIONI DI POLITICA A TUTTI
2. I TEDESCHI DIMOSTRANO UN’ORGANIZZAZIONE SENZA PARI: CENTRI DI PRIMA ACCOGLIENZA DI ALTO LIVELLO, ZERO BUROCRAZIE E METODO MATEMATICO PER LA DISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI: I LAND PIÙ RICCHI ACCOGLIERANNO UN NUMERO MAGGIORE DI PERSONE, SENZA FRIGNARE
3. E POI LA CANCELLIERA HA DIMOSTRATO DI GUARDARE LONTANO: LA GERMANIA, COME TUTTA L’EUROPA, HA UNA CRESCITA DEMOGRAFICA RIDICOLA. I SIRIANI IN ARRIVO SONO GIOVANI, BEN ISTRUITI E MOLTO MOTIVATI: ESATTAMENTE CIÒ DI CUI HA BISOGNO L’INDUSTRIA CRUCCA
4. LA MERKEL PORTA AVANTI UNA STRETTA SUI MIGRANTI PROVENIENTI DA ALBANIA E SERBIA, PRIVILEGIANDO LA CLASSE MEDIA SIRIANA MOLTO PIÙ FUNZIONALE AL SISTEMA PAESE
 
 
 


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1 - L’ASSISTENZA BATTE LA BUROCRAZIA. COSÌ FUNZIONA LA MACCHINA TEDESCA

Tonia Mastrobuoni per “La Stampa”

 

Su uno dei treni arrivati ieri mattina a Monaco c’era persino una donna che aveva partorito a Budapest ed era ancora legata al suo bambino dal cordone ombelicale. I medici tedeschi gliel’hanno reciso, poi l’hanno portata rapidamente al sicuro, in ospedale. La priorità non è stata registrarla, come vuole la legge. La priorità è stata proteggerla, curare lei e il neonato, prima di riempire scartoffie.

 

Nel capoluogo bavarese che funge attualmente da principale luogo di smistamento dei profughi siriani e iracheni che arrivano dall’Ungheria, l’accoglienza è rapida, veloce, efficientissima, ma improntata ad una certa flessibilità. «Non mi importa dei dettagli legali», ha commentato il presidente della regione dell’Alta Baviera, Christoph Hillenbrandt. E il sindaco, Dieter Reiter, ha puntualizzato che «è ovvio che c’è un limite alla nostra capacità di accoglienza, ma non è un problema che mi pongo adesso». I volontari, i poliziotti e i medici hanno pensato anzitutto a dare assistenza sanitaria, cibo e un letto.

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LA DISTRIBUZIONE

Dei circa 7.000 giunti nella sola giornata di sabato (con gli arrivi di ieri è stata superata quota 13mila), metà sono stati immediatamente trasferiti nei centri di prima accoglienza, l’altra metà è ripartita per altre mete della Germania. A Monaco sono stati predisposti 2.400 posti letto nei padiglioni della Fiera, altri 350 nella scuola Luisengymnasium, mentre le ferrovie tedesche hanno messo a disposizione alcune sale per la primissima assistenza medica. Al di là delle emozioni, dei gesti generosi di centinaia di tedeschi che hanno aspettato l’arrivo dei profughi in tutto il Paese con un entusiasmo incredibile – un cronista ha commentato che alla stazione di Monaco c’era un’atmosfera da Mondiali di calcio – la Germania ha messo in moto la sua proverbiale macchina organizzativa.

 

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LA «CHIAVE DI KOENIGSTEIN»

I profughi sono distribuiti già da ieri con il sistema della «chiave di Koenigstein». Nel 1949 nella cittadina dell’Assia venne messo a punto un metodo per calcolare la diffusione dei fondi per la ricerca. Da anni viene usato anche per decidere le quote di rifugiati per ogni Land. La «chiave» segue il principio che le regioni più ricche e popolose devono prendersi carico della maggior parte dei profughi: le quote si deducono per un terzo dal numero dei residenti, per due terzi dagli introiti fiscali. Le tre che si prenderanno dunque carico del maggior numero di profughi sono il Nordreno-Westfalia, la Baviera e il Baden-Wuerttenberg.

 

VERSO DORTMUND E DRESDA

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I primi treni e bus in partenza da Monaco, intanto, hanno raggiunto le loro destinazioni. Ad Amburgo, Dresda, Dortmund sono arrivati già centinaia di siriani e iracheni, accolti da striscioni di benvenuto, bevande calde, vestiti. Stesso copione di Monaco. A Dortmund, in particolare, 0a salutare l’arrivo dei profughi stremati, c’erano centinaia di volontari, e quando nella notte di sabato alcuni neonazisti hanno tentato di entrare nella stazione, sono stati loro a cacciarli. La solidarietà degli abitanti della città del Nordreno-Westfalia è stata tale che il comune li ha pregati ieri via tweet di smettere di donare: «Per favore, fermatevi, abbiamo tutto. Grazie mille, siete incredibili».

 

L’ATTESA A TEMPELHOF

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A Berlino, in molti hanno aspettato tutto il giorno l’arrivo dei profughi, ma in serata si è saputo che sarebbero arrivati con dei bus e portati direttamente in una caserma a Spandau che ne ospita già 700 in una tendopoli. L’altro grande luogo di accoglienza che la capitale ha predisposto per le centinaia di uomini e donne in fuga dai loro Paesi in guerra è l’ex aeroporto di Tempelhof. E alle polemiche della destra sui profughi che riceverebbero più soldi dei disoccupati tedeschi, qualche giornale ha ricordato che è falso: nei primi tre mesi hanno diritto a 216 euro per mangiare e vestirsi, più 143 euro di «argent de poche», totale 359 euro. Quaranta in meno degli assegni Hartz IV per i tedeschi.

 

2 - SCELTA REALISTA E PRAGMATICA- LA MERKEL NON È CAMBIATA

T.Mas. per “la Stampa”

 

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Quando Jean-Claude Juncker ha ricevuto giovedì scorso la drammatica lettera di Angela Merkel e François Hollande che esprimeva l’urgenza che l’Europa adotti «un meccanismo permanente e vincolante per la redistribuzione dei rifugiati» deve essergli scappata una risata. È la stessa proposta che il presidente della Commissione Ue ha avanzato mesi fa ai governi della Ue: un sistema di quote obbligatorie. Una proposta affossata, di fatto, dalla cancelliera, dopo mesi di tentennamenti e mancate prese di posizione che hanno portato al drammatico e fallimentare vertice europeo di luglio. E oggi la Kanzlerin ripropone le quote come se fossero una sua idea.

 

LO SCHIAFFO A JUNCKER

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Chi ha frettolosamente creduto di riconoscere nella «Fluechtlingskanzlerin», la «cancelliera dei profughi», come è stata ribattezzata, una nuova Merkel, sbaglia. Un conto è se la proposta delle quote viene da Bruxelles, un conto è se la paternità è della cancelliera, che nei prossimi giorni continuerà prevedibilmente a guidare saldamente il negoziato e sfodererà anche la sua proverbiale capacità di mediazione con i rivoltosi Paesi dell’Est. Merkel ha riacchiappato, anche sul tema dell’immigrazione, la leadership che Juncker aveva rischiato di scipparle. Ma Merkel è sempre Merkel.

 

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Ieri sera, non a caso, ha affrontato un drammatico vertice di maggioranza con l’ala bavarese del suo partito in aperta ribellione con la generosità mostrata dal governo sui rifugiati (anche la Csu è sempre la Csu). Molti dimenticano che la Germania ha una lunga tradizione di accoglienza - ne sa qualcosa anche l’Italia. Ma gli ottocentomila profughi che si prepara ad assorbire sono un numero che agita la parte più conservatrice del suo elettorato e del suo partito, anche per le manifestazioni di intolleranza che si moltiplicano nel Paese.

 

POLITICHE RAZIONALI

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La cancelliera, però, ha dalla sua i numeri. Anche in questo, Merkel è sempre Merkel. Affronta il problema dell’immigrazione con il tipico pragmatismo. Primo, come ha ricordato ieri la ministra del Lavoro, Andrea Nahles, c’è il problema dello «sviluppo demografico». I tedeschi fanno pochi figli e considerano da sempre l’immigrazione come una salvezza. Secondo, come ha ricordato ieri il capo di Daimler, Dieter Zetsche, i giovani che arrivano in queste ore drammatiche dal Medio Oriente «sono giovani, ben istruiti e molto motivati: esattamente ciò di cui abbiamo bisogno».

 

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E qui sta il secondo segreto delle politiche per l’immigrazione targate Merkel: sono razionali. Stanno portando avanti una stretta sui migranti provenienti dai Balcani occidentali e privilegiando l’accoglienza dei profughi siriani perché dal Paese di Assad sta scappando una classe media, istruita, molto più funzionale all’industria avanzata tedesca dei migranti che provengono dall’Albania o dalla Serbia .

 

Infine, mentre si festeggia il nuovo corso tedesco che imprimerà auspicabilmente una svolta alle politiche europee, molti dimenticano che prima di arrivare a una discussione seria sono passati nove lunghissimi mesi che sono costati migliaia di vittime nel Mediterraneo e lungo i Balcani. In questo, però, Merkel non ha colpe. In questo, purtroppo, l’Europa è sempre l’Europa.

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