SULL’ORLO DI UNA CRISI DI MERKEL – NEI 13 ANNI AL GOVERNO, ANGELA NON È MAI STATA COSÌ IN DIFFICOLTÀ. LA CRISI DEI MIGRANTI STA SPACCANDO LA SUA MAGGIORANZA E L’EUROPA – SEEHOFER, IL SALVINI BAVARESE, È PRONTO A CHIUDERE I CONFINI E MINACCIA DI ROMPERE LA COALIZIONE, LA SPD STUDIA IL PIANO DI EMERGENZA PER TORNARE ALLE URNE – SE NON TROVA UNA SOLUZIONE, LA GERMANIA RISCHIA IL CAOS…
-Stefania Bussotti per “il Messaggero”
Mai così isolata e mai così in affanno: nei 13 anni del suo cancellierato, Angela Merkel non si era mai trovata ad affrontare una crisi di questa entità, quella sulla migrazione, che sta spaccando il suo partito e dilaniando l' Europa. Se la cancelliera non riuscirà a trovare una soluzione accettabile al Consiglio europeo di fine giugno, e al pre-vertice di domenica, sarà con ogni probabilità la sua fine.
LA MICCIA
Un fallimento significherebbe la perdita di autorità e un terremoto in Germania e in Europa.
Quel che verrebbe dopo è incerto e non si esclude il caos. La miccia l' ha accesa la Csu bavarese, gemella della Cdu, che minaccia, attraverso il leader e ministro degli interni, Horst Seehofer, una soluzione nazionale in caso di flop a Bruxelles. Ovvero chiusura dei confini e respingimenti di migranti alle frontiere.
Primo Paese a farne le spese sarebbe l' Italia. Nella Spd, l' alleato socialdemocratico, che osserva allibito il conflitto fratricida che da settimane lacera l' Unione Cdu-Csu, si studiano intanto i piani di emergenza per un ritorno in tempi brevissimi alle urne, a poco più di tre mesi dall' insediamento del governo di grande coalizione, nato dopo sei mesi di travagliati negoziati.
I vertici del partito si sono riuniti con il segretario generale Lars Klingbeil per studiare come eventualmente mettere in piedi una campagna elettorale su due piedi: scadenza ipotizzata settembre. Anche la Csu ha indetto una riunione straordinaria della direzione per l' 1 luglio, due giorni dopo il vertice europeo. Inizialmente Seehofer aveva minacciato di attuare il suo master plan sulla migrazione subito, poi ha concesso un rinvio di due settimane in attesa del Consiglio Ue.
LA DILAZIONE
Seehofer ha cercato intanto di minimizzare il conflitto con la cancelliera. È stata lei a chiedere una dilazione di due settimane e «improvvisamente la sua richiesta diventa un ultimatum». Poi però ha aggiunto ieri alla Passauer Neue Presse che non si lascerà demolire il suo masterplan: su 63 punti, c' è accordo su 62,5 con la cancelliera e «su questo mezzo punto, da questo Mickey Mouse, si è fatto un mostro», ha detto.
Seehofer stringe però l' assedio alla Merkel. Il ministro può decidere di chiudere i confini ma la cancelliera può in estrema ratio sfiduciarlo. In vista di questo scenario, ventilato dalla Merkel, Seehofer ha minacciato che se la cancelliera lo rimuovesse, significherebbe la fine del governo.
«Io sono il leader della Csu, uno dei tre alleati della coalizione e agisco col pieno appoggio del mio partito: se alla cancelleria sono scontenti del lavoro del ministro degli interni, allora bisognerebbe mettere fine alla coalizione». La cancelliera, in visita ieri in Libano e Giordania, ha replicato invitando a ragionare con calma. Se in effetti il calcolo a breve termine di Seehofer è chiaro - difendere la maggioranza assoluta della Csu alle regionali in Baviera il 14 ottobre, minacciata dall' avanzata dei populisti dell' AfD - meno chiaro appare quello a lungo termine.
Che conseguenze avrebbe per la Csu la fine dell' Unione con la Cdu? E che rischi correrebbe alle urne se dovesse essere la causa di elezioni anticipate? Come reagirebbero gli elettori a questa brutale guerra interna alla Cdu-Csu, per non parlare degli effetti politici in Germania e in Europa? A farne le spese alle urne potrebbe essere proprio la Csu. Da parte del governo si mettono le mani avanti dicendo che non sono attese soluzioni definitive dal Consiglio europeo.