SUPER BONUS, SUPER CASINO - PER LIMITARE LE FRODI NEL CAMPO DELL'EDILIZIA, IL GOVERNO HA LIMITATO LA CESSIONE DEI CREDITI FISCALI A UN SOLO PASSAGGIO, MA COSÌ RISCHIA DI FERMARE PIÙ DI 100 MILA CANTIERI GIÀ PARTITI, PER INVERVENTI PARI A 20 MILIARDI - FINORA I TRUFFATORI CI HANNO SGUAZZATO, PORTANDO VIA ALLO STATO 4 MILIARDI, CON I CITTADINI ADESCATI DA SOCIETÀ AMMINISTRATE DA NULLATENENTI CHE DICHIARANO DI FARE IL 30% DEI LAVORI IN UN SOLO GIORNO...
-1 - L'INGORGO DEL SUPERBONUS
Paolo Baroni per "La Stampa"
Il governo lavora ad un nuovo decreto per rispondere ad una doppia emergenza, quella del caro bollette (per il quale si prevede di stanziare altri 4 miliardi di euro) e quella del superbonus.
La norma inserita nell'ultimo decreto sostegni, il numero 3, che limita la cessione dei crediti, in particolare, sta infatti letteralmente paralizzando i tanti cantieri già avviati nelle città.
Non solo: ma la stretta sui crediti già attuata da molti operatori, banche e società finanziarie, rischia di strangolare molte imprese del settore edile e creare enormi problemi alle famiglie.
In ballo ci sono ben 107 mila interventi in corso per un controvalore pari a circa 20 miliardi di euro. In Parlamento praticamente tutte le forze politiche sono d'accordo nello stralciare l'articolo 28 del «Sostegni 3» che limita ad un solo passaggio la possibilità di cedere i crediti fiscali legati ai vari superbonus.
Vista la situazione che si è creata, al ministero dell'Economia stanno mettendo a punto alcuni correttivi da inserire in un nuovo decreto che dovrebbe essere pronto la prossima settimana.
Un dietrofront viene però escluso, si ragiona piuttosto sulla possibilità di ampliare la platea dei soggetti che potrebbe gestire questi crediti fiscali togliendo i limiti alle cessioni quando queste avvengono tra istituti vigilati dalla Banca d'Italia, e all'interno dello stesso gruppo bancario.
Una soluzione in apparenza tecnica ma che secondo il Tesoro dovrebbe sbloccare la situazione raccogliendo anche il suggerimento del presidente dell'Ance Gabriele Buia, secondo il quale così «ci sarebbero una minore limitazione e una maggiore conoscenza di chi cede il credito e di chi lo sconta».
Dopo un video appello lanciato su Facebook, ieri in piazza della Repubblica a Roma si sono radunati centinaia di imprenditori, tecnici e fornitori arrivati da ogni parte d'Italia per quella che hanno definito «la class action nazionale dell'edilizia».
«Senza cedere il credito d'imposta maturato coi lavori svolti con il Superbonus, e non solo, le imprese dell'edilizia rischiano di fallire, bruciando migliaia di posti di lavoro creati proprio con questa misura» hanno spiegato i manifestanti.
Concorda con le protesta il presidente del Consiglio nazionale degli architetti Francesco Micheli: «La lotta alle frodi, in materia di cessione dei crediti per bonus edilizi, ha determinato un grave danno a imprese e professionisti - spiega -. Abbiamo condiviso la sacrosanta necessità di porre un argine alle azioni fraudolente da parte di chiunque, tuttavia registriamo che le soluzioni adottate avranno come immediato risultato quello di ritorcersi su chi ha operato nel rispetto delle norme ed in assoluta onestà. In buona sostanza curare la patologia con dosi da cavallo porta inevitabilmente a far morire il paziente. Controllare e colpire i disonesti sì, ma sparare nel mucchio non serve».
«Ora bisogna intervenire con estrema urgenza - insiste Buia - perché non c'è tempo per aspettare 60 giorni, il tempo necessario per convertire il decreto. C'è urgenza e come tale dobbiamo avere risposte immediatamente per mettere in sicurezza le imprese e fare in modo che gli istituti finanziari continuare a ritirare i crediti e continuare l'attività con tranquillità e senza timori».
I 5 stelle sono particolarmente determinati. In Parlamento nei giorni scorsi hanno presentato una interrogazione per chiedere al ministro dell'Economia una serie di chiarimenti su quali bonus siano più soggetti a truffe e soprattutto in quale fase dell'accertamento sono state rilevate, mentre ieri il ministro Stefano Patuanelli ha annunciato che al prossimo consiglio i 5 Stelle proporranno dei correttivi.
Lo stesso chiedono il padre del provvedimento, l'ex ministro Riccardo Fraccaro suo collega di partito e il leader della Lega Matteo Salvini. «Le ultime modifiche predisposte col nobile intento di evitare le truffe hanno bloccato migliaia di interventi - ha spiegato il ministro dell'Agricoltura pentastellato -. Dobbiamo prenderne atto e intervenire immediatamente con un decreto e prolungando la misura del superbonus 110% per le monofamiliari, visti i due mesi di stop subiti».
Fraccaro, assieme all'ex sottosegretario Alessio Villarosa e a Maurizio Gasparri di Forza Italia, ieri ha accompagnato al Tesoro una delegazione di imprenditori che erano in piazza senza però riuscire ad incontrare il ministro.
In alternativa al blocco della cessione dei crediti, per contrastare le frodi i 5 Stelle propongono di aumentare i controlli sui cantieri per verificare che i lavori partano realmente, magari facendo effettuare i controlli ai vigili urbani perché «il grosso delle truffe nasce così». «Franco non ci ha ricevuto, ma non ci fermiamo - avverte Villarosa -. Il decreto va cambiato».
2 - FRODI PER 4 MILIARDI, L'OMBRA DELLA CAMORRA: "LO STATO È PAZZESCO, VUOLE FARSI FREGARE "
Giuseppe Salvaggiulo per "La Stampa"
Lag Power, My One, Skyfall. I nomi delle società sono anglofoni, riecheggiano film di 007, ma la truffa è arcitaliana. In un mese e mezzo la Guardia di finanza ha scoperchiato oltre 4 miliardi di falsi crediti fiscali generati da superbonus maturati da imprese fantasma per lavori inesistenti.
La catena di sant'Antonio delle cessioni dei crediti tocca 15 regioni a velocità vorticosa. Grazie alle segnalazioni dell'Agenzia delle entrate, gli investigatori hanno monitorato nullatenenti beneficiari di crediti moltiplicatisi del 500% in un mese.
Per questo le Procure di Roma, Napoli, Rimini e Perugia sono intervenute con sequestri urgenti, considerando i crediti «corpi di reato» e impedendone l'ulteriore trasferimento ad altri soggetti in buona fede, comprese banche (Fineco, Mps, Bnl, Illimity, Ifis), assicurazioni (Groupama) e società pubbliche (Poste e Cassa depositi e prestiti).
Ciò non ha impedito la monetizzazione di 2 miliardi di euro, su cui proseguono indagini che portano lontano dal luogo di partenza. Tra Napoli e Caserta, a truffatori seriali e professionisti del riciclaggio di denaro sporco, pregiudicati vicini alla camorra.
A Napoli l'indagine è partita da un consorzio gestito da un commercialista «che, mediante una fitta rete di promotori, adescava ignari cittadini interessati a usufruire del superbonus».
Come le due coppie di San Vito al Tagliamento, 15mila abitanti in provincia di Pordenone, desiderose di dare una rinfrescata alla villetta bifamiliare. I clienti compilavano le schede e firmavano i contratti.
Dopo illusori sopralluoghi il consorzio spariva senza piantare un chiodo. In compenso uno stuolo di tecnici stakanovisti fabbricava quasi 1400 asseverazioni farlocche in fotocopia (computo metrico sballato, fogli bianchi, nessun protocollo), per emettere fatture false certificando di aver completato (in un giorno!) il 30% dei lavori.
Grazie all'opzione «sconto in fattura», il consorzio diventava titolare dei crediti. Dieci mesi dopo i coniugi friulani, convocati dalla Finanza, scoprivano nel cassetto fiscale dell'Agenzia delle entrate «crediti per 127mila euro senza che nessun lavoro fosse stato svolto», prima venduti e poi monetizzati o compensati dallo stesso consorzio, a chiusura dello «schema fraudolento».
Valso, solo nei primi nove mesi dell'anno scorso, 89 milioni di euro di fatture a 1300 «presunti clienti» e 83 milioni di crediti già veicolati nella catena di sant'Antonio delle cessioni.
Niente male per una società con un solo dipendente, che nel 2020 vantava un fatturato 15 volte inferiore e un parco clienti 13 volte inferiore. Notevole anche la performance della società Skyfall, si cui indaga la Procura di Roma: «Non presenta dichiarazioni fiscali, non effettua versamenti, non ha immobili di proprietà né in locazione, nel 2021 non ha ricevuto fatture, non ha depositato bilanci, è amministrata da un nullatenente» il cui ultimo reddito è quello ricevuti dal carcere di Civitavecchia nel 2009, quando era detenuto per narcotraffico.
Capitale sociale 100 euro, nel 2020 non ha emesso nemmeno una fattura e ne ha ricevuta una per 13 euro. Eppure nel 2021 acquista «crediti fiscali palesemente fittizi» per 235 milioni di euro da «società evanescenti sconosciute al fisco e amministrate da meri prestanome».
Ricostruita dalla Finanza, la mappa dei soggetti coinvolti - prestanome, società cartiere (per sfornare fatture false) e società fungo (che spuntano da Saint-Cristophe in Valle d'Aosta a San Severo in Puglia, per gestire i crediti) - fa venire il mal di testa.
La Procura si focalizza su due società «che appaiono il vero centro di creazione dei crediti fittizi»: stessi soci, stessa sede, stesso commercialista, un paio di dipendenti. Si scambiano fatture di centinaia di milioni per ristrutturare stalle e garage (nemmeno gli emiri), mentre l'anno prima «dichiaravano un volume d'affari irrisorio».
«Società al lacero e anziani fidati come amministratori» anche a Rimini. «Madonna Santa. Lo Stato italiano è pazzesco! Vogliono essere inculati, praticamente», si compiace al telefono Nicola Bonfrate, per il gip «promotore e capo di una stabile associazione a delinquere ramificata in tutto il territorio nazionale e tutt'altro che rudimentale», che in cinque mesi ha generato «frodi seriali» per 278 milioni di euro.
Poi monetizzati («So' soldi eh, possiamo divertirci») e dirottati in paradisi fiscali: «Quelli di Milano non hai idea di quanti cazzo di soldi hanno fatto, non sanno più dove aprire i conti correnti in giro per il mondo. Ma noi ci stiamo dietro, a ruota stiamo andando!».