SUPERBONUS, MAXI CETRIOLO - IL RAGIONIERE GENERALE BIAGIO MAZZOTTA AVEVA MESSO IN GUARDIA I GOVERNI SUI BUCHI NEL BILANCIO DELLO STATO CHE AVREBBE LASCIATO L’EFFETTO DEGLI INCENTIVI IMMOBILIARI - IL PRIMO AVVERTIMENTO SCATTÒ GIA’ NEL 2020 FINO ALLA RELAZIONE DI OTTOBRE 2022 CON CUI SI CERTIFICAVA UN IMPATTO SUI CONTI DA 37,7 MILIARDI DI EURO - I TECNICI CHE DOVEVANO STIMARE GLI EFFETTI DELLE MISURE PRIMA DELL’APPROVAZIONE NON HANNO CALCOLATO METÀ DEI COSTI. COME E’ STATO POSSIBILE? - FUBINI: “LE RELAZIONI TECNICHE SULL’IMPATTO DELLE MISURE VENGONO DAL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE DEL MEF, SULLA BASE DI DATI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE E DELL’AGENZIA PER L’ENERGIA ENEA. QUI QUALCOSA SEMBRA NON AVER FUNZIONATO…”
-Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
L’11 ottobre del 2022 la Ragioneria generale dello Stato produceva un documento di 32 pagine: «Relazione sul monitoraggio degli effetti finanziari degli incentivi immobiliari». Fa il punto sul Superbonus al 110%, sul Bonus facciate e le altre misure simili varate all’inizio della pandemia che stanno scavando una voragine nei conti dello Stato. Il quarto capitolo discute gli «scostamenti annuali rispetto alle previsioni».
Si tratta di quanto in più finirà nel debito pubblico rispetto alle stime delle «relazioni tecniche» prodotte nel ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) prima che le norme sui bonus fossero approvate. Scrive la Ragioneria: «La differenza tra gli oneri aggiornati sulla base delle informazioni più recenti (...) risulta pari a 37,7 miliardi di euro e dipende interamente dagli effetti relativi al Superbonus e al Bonus facciate».
E poiché fino all’agosto del 2022 si erano accumulati oneri da agevolazioni per 72,3 miliardi, un euro ogni due di debito in più non era stato previsto. I tecnici che dovevano stimare gli effetti delle misure prima dell’approvazione hanno mancato metà dei costi.
Come ciò sia stato possibile ormai non è più un problema solo per la burocrazia. È una questione politica, alla vigilia della Legge di bilancio più difficile degli ultimi anni. Nella struttura del Mef si inizia a sospettare che, facendo leva sul caso dei bonus, sia in corso un’operazione per mettere sotto accusa il Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta e delegittimarne il potere di veto di fronte a eventuali mosse azzardate in Legge di bilancio.
Nota un osservatore: «Al primo no a una misura non coperta, decisa in vista delle elezioni europee, diranno che Mazzotta è quello che ha fatto il disastro del Superbonus». Ma è così? Una lettura dei documenti fra l’avvio degli sgravi sulla casa a metà 2020 e l’anno scorso mostra una realtà più complessa e una fragilità generale delle amministrazioni. Le relazioni tecniche sull’impatto delle misure, per regolamento, vengono dal Dipartimento delle Finanze del Mef, sulla base di dati dell’Agenzia delle Entrate e dell’agenzia per l’energia Enea.
Qui qualcosa sembra non aver funzionato. Per esempio la relazione tecnica della misura di fine 2020 che proroga i bonus fino al 2022 è nella Legge di bilancio di allora: mette in conto 200 milioni di debito in più nel 2022 e due miliardi quest’anno. Una sottovalutazione colossale. I criteri delle stime del resto sono indicati nella relazione tecnica al decreto del maggio 2020, quella che dà il via ai bonus: si applica «un metodo analogo a quello usato sulle detrazioni esistenti», quelle fra il 35% e il 65% in vigore fino ad allora. In sostanza nel Dipartimento Finanze sembra essere stata fatta una proiezione lineare delle spese dell’ecobonus al 65%.
Invece la progressione dei costi è stata esponenziale, sospinta com’era dal fatto che il proprietario di casa non pagava alcunché e poteva usare tutto il suo credito d’imposta come moneta trasferibile. Resta da capire se Mazzotta poteva bocciare le stime errate delle relazioni tecniche e rifiutarsi di approvare i bonus per mancanza di coperture. Qui emergono le contraddizioni del Mef: pare che la Ragioneria non abbia mai avuto accesso ai modelli usati dal Dipartimento Finanze per le valutazioni, quindi non potè che prendere queste ultime alla lettera.
Forse era compito del ministro, allora Roberto Gualtieri, far lavorare insieme le strutture. Di certo un esame delle carte rivela come dall’inizio, a metà 2020, i politici sapessero che era molto probabile lo scenario poi avveratosi nel 2023: l’agenzia europea Eurostat che obbliga l’Italia a fare trasparenza e correggere (molto) al rialzo i deficit dal 2020 al 2022 a causa dei bonus-casa.
Mazzotta li aveva avvertiti da subito che sarebbe successo […] Il Ragioniere avverte già durante la conversione in legge nel luglio 2020 del decreto sul Superbonus, prospettando il rischio d’impatto immediato sul deficit; ma i suoi «pareri contrari» sugli articoli 119,93 e 121,42 sono ignorati.
Lo fa di nuovo con due promemoria a dicembre 2021 e ottobre 2022 al governo di Mario Draghi e con un «parere contrario» (di nuovo, ignorato) sulla tendenza sempre più estrema a rendere cedibili e sfruttabili da terzi i crediti fiscali, permessa nella prima Legge di bilancio del governo di Giorgia Meloni. In parte l’allentamento delle maglie deriva da un’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate del 25 agosto 2022. A fine 2022 la Ragioneria prevede dunque «particolari criticità sull’indebitamento netto 2023». Ora, ci siamo.