TAIWAN NON È L’UCRAINA: IN CASO DI INVASIONE CINESE, L’ISOLA POTREBBE REGGERE DIECI GIORNI, AL MASSIMO DUE SETTIMANE – TUTTO DIPENDE DALL’EVENTUALE SOSTEGNO AMERICANO, MA NELL’ISOLA NON SI FANNO TROPPE ILLUSIONI E SI PREPARANO A “RESISTERE” DA SOLI: IL GOVERNO HA ALLUNGATO IL SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO A UN ANNO, E SULLE “SPIAGGE ROSSE” SI FANNO LE ESERCITAZIONI DI RISPOSTA A UN ATTACCO. CHE POTREBBE ARRIVARE TRA IL 2025 E IL 2027…

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Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”

 

LA PRESIDENTE DI TAIWAN TSAI ING WEN VISITA UNA SESSIONE DI ADDESTRAMENTO DEI RISERVISTI A TAOYUAN

Che cosa può fare la comunità internazionale per evitare che Taiwan, l’isola che i grandi navigatori portoghesi chiamarono Formosa (Bella), sia la scintilla della prossima guerra? Cinquant’anni fa, per calmare Pechino e riallacciare le relazioni diplomatiche, il machiavellico Henry Kissinger concordò con il non meno astuto Zhou Enlai che gli Stati Uniti avrebbero riconosciuto «Una sola Cina», quella di Mao. Il resto del mondo si è allineato.

 

MAPPA TAIWAN CINA

È seguito un periodo di attesa tempestosa nello Stretto di Taiwan, con la Repubblica popolare cinese impegnata a costruire la sua economia quasi da zero. Ora che Xi Jinping guida la seconda superpotenza del mondo, la «questione taiwanese» è diventata esplosiva.

 

Lo status quo di Taipei democratica e separata di fatto da Pechino vacilla: Xi esige la «riunificazione»: pacifica (impensabile resa politica della «provincia») o con la forza delle armi: ancora ieri Pechino ha giurato di «schiacciare i secessionisti». Un esercito di quasi due milioni di soldati contro 180 mila, dei quali 40 mila di leva per soli quattro mesi.

 

xi jinping con la mimetica

«Non chiediamo a nessun Paese di combattere al posto nostro, al momento ci serve sostegno morale e lo stiamo ricevendo molto più di prima», dice in un’intervista al Corriere e ad altri giornali internazionali il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu.

 

Sulle coste dell’isola in questi giorni si svolgono «war games» simulati al computer dalla Difesa di Taipei. Si combatte virtualmente in quattordici «Spiagge rosse» dove gli invasori cercherebbero di costituire le loro teste di ponte. Seguiranno esercitazioni più realistiche, con soldati e munizioni vere. Gli analisti militari prevedono che il T-Day, la prima ondata di uno sbarco cinese, causerebbe un bagno di sangue. Il governo della presidente Tsai Ing-wen dal 2024 allungherà il servizio militare obbligatorio a un anno, dagli attuali quattro mesi.

esercitazioni militari cinesi taiwan

 

Ci spiega il ministro Wu: «Dagli Stati Uniti continuano ad arrivare le armi necessarie (è appena stato firmato il contratto per 400 missili anti-nave Harpoon, al costo di 1,7 miliardi di dollari, ndr ). Agli amici europei diciamo di considerare che l’impatto di una guerra scatenata dalla Cina sarebbe molto grave anche per le loro economie e l’unico modo per scongiurarla è rafforzarci. Ma siamo chiari: Taiwan deve sapersi difendere da sola, mostrarsi determinata, non avremo il diritto di chiedere ad altri Paesi di combattere al nostro fianco se non ci prepariamo».

esercitazioni militari taiwan

 

[…] Il tempo per farlo potrebbe essere poco. Al Pentagono fanno previsioni di sventura sull’attacco in grande stile o il blocco aeronavale da parte cinese: le ipotesi vanno dal 2025 al 2027. Sulle «Spiagge rosse» dunque i taiwanesi si esercitano a tener duro. La parola d’ordine di tutti gli esponenti governativi che abbiamo incontrato in questi giorni è «niente allarmismi». «Siamo preoccupati, ma non spaventati», ci ha detto Connie Chang, direttrice generale del Consiglio per lo Sviluppo. «Non è la prima volta che siamo sotto la minaccia, anche se ultimamente Pechino ha cambiato approccio in modo irrazionale», osserva.

esercitazioni militari taiwan

Ma quanto potreste resistere con questa incolmabile inferiorità numerica? Ci risponde il dottor Shen Ming-shih, direttore dell’Istituto nazionale di difesa: «Siamo un’isola, i rifornimenti possono arrivare solo per mare o con un ponte aereo. Qualcuno dà al nostro esercito dieci giorni di tenuta sotto il fuoco, ma io dico “fino alla fine”.

 

Dovremmo tener testa da soli all’invasione per due settimane, meglio se una, contando su un intervento degli Stati Uniti. Gli americani per arrivare dalle loro basi in Giappone, Sud Corea, Guam potrebbero impiegare anche solo un paio di giorni».  […]

 

[…] La data fatidica […] potrebbe essere il 2027: «Ha una sua logica anche simbolica, perché nel 2027 cade il centenario del Pla (l’Esercito popolare cinese) e Xi ha ordinato ai generali di essere pronti a combattere e vincere una guerra per quel giorno. Credo che non abbia ancora deciso, le sue scelte dipenderanno dai segnali che riceverà dagli Usa e dalla percezione che avrà della nostra forza, sta anche studiando le difficoltà dei russi contro gli ucraini.  Penso che i comandi cinesi siano incerti sulla loro capacità di condurre una guerra prolungata». […]

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