TE LO DO IO IL MELENCHONTE! MELENCHON SBARCA A ROMA E INFIAMMA IL QUADRARO (PER UN GIORNO LE QUADRARO’) IN UN TRIPUDIO DI PUGNI CHIUSI - "CONTE NON USI IL MIO NOME, NON HO NULLA DA SPARTIRE CON I 5 STELLE" – IL LEADER DELLA SINISTRA FRANCESE SCEGLIE COME REFERENTI ITALIANI I GIOVANI RAPPRESENTANTI DI POTERE AL POPOLO E DE MAGISTRIS CHE IRONIZZA:“CONTE È ANDATO IN SARTORIA A CHIEDERE L'ABITO DI SINISTRA, MI SA CHE HA TROVATO CHIUSO”
-Stefano Cappellini per la Repubblica
Jean Luc Mélenchon arriva a piazza dei Consoli, nel cuore del Quadraro, già "nido di vipere" per i nazisti occupanti, er quartiere che non abbozza , cioè in romanesco non porge l'altra guancia, ieri per un giorno le Quadrarò, e pare sia arrivato John Lennon.
Applausi, urla, poi il coro: «Resistenza, resistenza!». Il leader di France Insoumise, camicia bianca, ciuffo da attore di Jean Renoir, arriva al tavolo del comizio vecchio stile a braccetto con Luigi de Magistris, ora leader di Unione popolare: «Potevo restare a letto mentre voi sfidate i fascisti?».
Voi sta per Potere al popolo, Rifondazione comunista e altri spezzoni di quella che fino a qualche anno fa era definita sinistra radicale e che alle elezioni del 25 settembre si è radunata sotto l'ala dell'ex sindaco di Napoli.
A sentire Mélenchon ci sono circa 400 persone, molti giovani, molte bandiere rosse, qualche maglietta giallorossa, il Quadraro è il regno storico dei Fedayn della Roma, un ragazzo - avrà 30 anni - ne ha una con il volto del bomber Roberto Pruzzo, orgoglio vintage non solo in politica. Tanti striscioni contro la guerra, non uno che citi Putin. Tra gli oratori della maratona c'è anche lo storico Angelo d'Orsi, che pochi giorni prima dell'invasione russa auspicava «una lezione per gli ucraini, giusto il tempo di cambiare il governo».
I giovani rappresentanti di Potere al popolo, unici veri referenti italiani del leader francese, sono emozionati come dovessero presentare il Che, poi attacca lui, tradotto all'impronta da un giovane volontario: «Avrei voluto essere qui da presidente della Francia. Ho sempre avuto molta ammirazione per il movimento operaio italiano e, permettetemi di dirlo, per il movimento comunista italiano, il più creativo e il più allegro».
Ovazione e applauso sperticato di de Magistris, il cui rapporto col comunismo italiano resterà uno dei pochi punti oscuri della serata. Più appartati ci sono anche l'ex ministro di Rifondazione Paolo Ferrero e l'attuale segretario Maurizio Acerbo, tra la folla si agita una signora entusiasta che riprende tutto il comizio in video e lo manda in diretta sui social, è la senatrice ex 5S Paola Nugnes, che a show finito spiegherà il suo coinvolgimento emotivo parafrasando Mario Brega: «Io non so' comunista da ora, so' comunista da mo'!».
Mélenchon non sbaglia una pausa né un'ottava: «Mi hanno chiesto - pausa - perché vai da quelli lì?
- pausa - tu hai preso milioni di voti e loro non sai neanche quanto prenderanno - pausa più lunga - ebbene, je m' en fous , sono qui perché è giusto». Tripudio di pugni chiusi. Poi Mélenchon diffida tutti gli altri partiti italiani dall'intestarsi il suo appoggio o la sua simpatia: «A voi di Unione popolare dico: il vostro programma è il mio programma, se non ci foste voi non ci sarebbe più nessuno a rappresentare il popolo, certo non gli altri partiti che pensano ad accordi di potere e a cambi di casacca per sopravvivere».
A Conte, che prima del secondo turno delle presidenziali francesi si era rifiutato di scegliere tra Macron e Le Pen, ma che ora prova ad accreditarsi come Mélenchon italiano, saranno fischiate le orecchie. E non è tutto. Racconta Giuliano Granato, portavoce di Potere al popolo: «Mélenchon ci ha detto: dovete impedire che Conte usi il mio nome, io non ho nulla a che spartire con i 5 Stelle». Aggiunge de Magistris: «Conte? È andato in sartoria a chiedere l'abito di sinistra, mi sa che ha trovato chiuso».
Il momento in cui la piazza si squaglia è quando Mélenchon spiega: «Non sono anticapitalista solo per ragioni morali o ideologiche, sono anticapitalista perché il capitalismo è contro l'interesse generale, contro l'umanesimo, e l'Italia è la patria dell'umanesimo». Il leader francese cita Robespierre, parla d'amore, vuole tutti in pensione a 60 anni («Sappiamo come finanziarlo»), scherza col traduttore, sa tenere la piazza come ormai pochi politici italiani.
«Agli stupidi che votano l'estrema destra vorrei dire: cazzo! Usate il cervello, riflettete, chi vi riempirà il piatto dopo le elezioni? Solo Unione popolare, solo de Magistris può riempirvelo ». E qui, forse, persino le Quadrarò è attraversato dal brivido del dubbio. Poi è ora di chiudere. Mélenchon fila via scortato dal servizio d'ordine dei compagni e va in albergo, oggi parlerà in conferenza stampa. Prosegue la trafila degli interventi. Tocca a Tommaso, studente medio del gruppo Osa: «Sulla guerra dobbiamo dire la verità, il Pd ha le mani sporche di sangue!».