1. LA TELENOVELA DEI MARÒ POTEVA ESSERE STRONCATA SUL NASCERE E ANCHE RE GIORGIO NAPOLITANO LO SAPEVA PERFETTAMENTE. SOLO CHE FECE UN MISTERIOSO DIETROFRONT
2. ECCO LA MAIL DEL CONSIGLIERE POLITICO DEL QUIRINALE, STEFANO STEFANINI, CHE IL 13 MARZO 2013 SCRIVEVA A PALAZZO CHIGI E AI MINISTRI INTERESSATI: “QUESTA, POSSO GARANTIRE, È ANCHE L’OPINIONE DEL PRESIDENTE NAPOLITANO”. L’OPINIONE ERA CHE I DUE FUCILIERI NON ANDASSERO CONSEGNATI AGLI INDIANI. LO DICEVA TERZI, MA RIMASE SOLO
3. CHI E CHE COSA HANNO FATTO CAMBIARE IDEA A BELLA NAPOLI? E PERCHÉ IL PRESIDENTE EMERITO TACE SUI MARO'? PROPRIO LUI CHE NON DISDEGNA IN QUESTI GIORNI DI FARSI SENTIRE?
4. LO SCAMBIO DI MAIL TRA MINISTERI DIMOSTRA CHE GLI ARGOMENTI GIURIDICI CONTRO LA CONSEGNA DI GIRONE E LATORRE ERANO E SONO FORTISSIMI. A COMINCIARE DAL FATTO CHE IN INDIA È PREVISTA LA PENA DI MORTE. QUANTI AFFARI ABBIAMO FATTO IN CAMBIO DEI MARO'?
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
“Questa, posso garantire, è anche l'opinione del presidente Napolitano”, così scriveva il 13 marzo del 2013 Stefano Stefanini, consigliere diplomatico del presidente della Repubblica, a Palazzo Chigi e ai ministeri interessati, per confermare l'esigenza in punta di rispetto della Costituzione italiana e della giurisdizione internazionale di trattenere Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone in Italia.
Poi è arrivato il super ministro economico Corrado Passera è arrivato con tanto di nomine e super consulenze per i protagonisti dell'affair, e tutti si sono ammutoliti, costringendo con minacce e ricatti i marò a partire per Delhi, lasciando Giulio Terzi, che ci credeva veramente, da solo, e perfino criticandolo e accusandolo come unico imbastitore di una soluzione strampalata e pericolosa.
Ma le carte non mentono se le tiri fuori dalla cassaforte, soprattutto oggi, che finalmente l'arbitrato internazionale è partito perché le chiacchiere, le promesse vane, le manovre fasulle dei vari servizi sono arrivate alla frutta.
Oggi infatti sembra il Giorno della Marmotta, il nastro si riavvolge e tutti fanno finta di niente, sostenendo le ragioni che per tre anni hanno snobbato: che la petroliera Lexie fu costretta con la coercizione e con l'inganno ad attraccare al porto indiano violando le regole della navigazione, che l'accusa fu costruita taroccata dall'inizio, che su due marinai italiani c'hanno fatto una campagna elettorale indiana, che non c'è giudice certo né uno straccio di processo, che c'è la pena di morte che la nostra Costituzione ripudia, che Girone è tenuto come un ostaggio, che ora ci vorrà tanta fatica perché è stato perso un sacco di tempo per tacere del denaro buttato, che l'Italia ha sempre avuto ragione e l'India sempre torto, ma due governi e anche il terzo fino a ieri si sono comportati come se fosse vero il contrario. Fantastico, scusate, giusto per curiosità, i cattivi, i responsabili, dove sono?
C'era un presidente che dall'alto tutto controllava e muoveva, che sui marò ieri come oggi stranamente tace, ma non è senza peccato, anzi, le carte dimostrano il contrario, e chi scrive e dà disposizioni e consigli anche al consigliere di Mario Monti, Pasquale Quito Terracciano, è il consigliere politico del Quirinale, in diretto e continuo contatto col presidente.
L'Italia ha strillato con tre anni di ritardo ad Amburgo e l'India è apparsa subito per quello che è, un Paese arrogante e prepotente, che non rispetta leggi internazionali e istituzioni delle quali fa parte, che in tre anni ha seminato accuse e calunnie di omicidio senza riuscire a mettere in piedi uno straccio di processo con delle prove, anzi che ha fatto sparire prove di innocenza e impedito indagini obiettive.
Certo, chi oggi ha infine strillato, fino a ieri ha taciuto, nicchiato, subito, allisciato, svicolato, incasinato, promesso a vanvera, perso tempo in modo criminale. Sono tre governi tre, i Monti, i Letta, il Renzi, con vistosa complicità del Parlamento, della sedicente opposizione, con l'unica eccezione di un ministro degli Esteri messo alla gogna per essersi opposto e pubblicamente dimesso.
Ma c'è anche il presidente della Repubblica, oggi emerito, che è anche il comandante in capo delle Forze Armate, che in queste ore è tornato a parlare per diktat alla politica come se dal trono non fosse mai sceso, ma che sui marò ha non solo taciuto, li ha proprio sputtanati e fatti consegnare all'India, avendo in precedenza approvato la decisione di farli restare invece in Italia.
Nei documenti che pubblichiamo oggi e che provengono dalla residenza della Repubblica, e in quello del mese scorso che proveniva dal ministro della Giustizia, Paola Severino, si afferma serenamente e ufficialmente che la pratica italiana contro l'India è forte, che addirittura ce lo impone la Costituzione di tenerci i fucilieri, e che anche la minaccia di sequestrare l'ambasciatore italiano a Delhi è priva di qualunque appiglio giuridico internazionale.
Chi e perché ha poi tradito nei Palazzi Romani i due fucilieri di marina e con loro ha mollato tutti i militari in servizio antipirateria sulle petroliere a un destino umiliante, figli di una patria matrigna? Verranno fuori tutte le carte degli affari che sono stati anteposti alla dignità nazionale e al diritto dei cittadini a un giusto processo? Elicotteri, cannoni navali, siluri si possono vendere solo piegando le terga al compratore? Quanti managing director di finanziarie euroasiatiche, quanti vicepresident di industrie di armi, e perfino quanti aspiranti premier si possono trovare in quel gruppetto di voltagabbana del marzo 2013?