TEMPESTA SUL COLLE: IL CAINANO MINACCIA IL RICORSO ALLA PIAZZA E GIORGIO-SAURO CEDE - MENTRE 'IL TROGLODITA' DI PIETRO INSISTE SULL'IMPEACHMENT A NAPOLITANO E CULATELO BERSANI CONVOCA UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI PROTESTA PER IL 13 MARZO A ROMA, SUL 'SALVA-LISTE' I VESCOVI DELLA CEI SI PRENDONO A BERLUSCONI IN FACCIA - EMMA BONINO: "IO CI STO VERAMENTE PENSANDO SE VALGA LA PENA DI GIOCARE CON I BARI" - FORMIGONI: LA MOVIOLA HA SMENTITO ARBITRO - PENATI: RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO
1 - VESPA-SPIA: TEMPESTA SUL COLLE: IL BANANA MINACCIÒ IL RICORSO ALLA PIAZZA E GIORGIO-SAURO CEDETTE
Da Il Fatto quotidiano
Nell'editoriale di ieri sul Mattino, Bruno Vespa parla della situazione che si era venuta a creare sul decreto salva-liste come esplosiva, simile allo "sparo di Sarajevo" che nel 1914 portò alla Prima guerra mondiale. Il conduttore di Porta a Porta e collaboratore del quotidiano napoletano, spiega il clima di tensione Napolitano-Berlusconi come "una tempesta abbattutasi" tra i due.
"Nelle ore che hanno preceduto e seguito il colloquio di mercoledì con il capo dello Stato", il premier - scrive Vespa - "Berlusconi ha pensato di far saltare il tavolo". E "l'indisponibilità manifestata da Napolitano a firmare un decreto che salvasse la lista del Pdl nel Lazio e la posizione di Formigoni in Lombardia sarebbe stato lo sparo di Sarajevo. Come l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria e di sua moglie il 28 giugno del 1914 fu il pretesto per scatenare la Prima guerra mondiale, così l'eventuale sacrificio dei candidati alla conquista e alla conferma nelle due regioni più importanti d'Italia sarebbe stato l'innesco di una bomba ben più micidiale.
E Vespa spiega anche come "Il presidente del Consiglio voleva far approvare la sera stessa un decreto legge sulla falsariga del precedente delle elezioni europee del ‘95: i radicali erano fuori tempo e ricorsero a Scalfaro, Lamberto Dini presidente del Consiglio riaprì i termini per 48 ore e tutto si aggiustò". Ma "il capo dello Stato ha sostenuto che quella procedura non poteva essere sostenuta in questo caso e Berlusconi si è molto arrabbiato, minacciando il ricorso alla piazza".
2 - FATTI E STRAFATTI
Marco Travaglio per Il Fatto quotidiano
Emanuele Macaluso, l'anziano corazziere siciliano che presidia il Quirinale 24 ore su 24, non ha gradito le mie critiche a Napolitano preoccupato per l'esclusione delle liste fuorilegge del Pdl: "Per Travaglio e il Fatto (senza fatti) i tribunali e solo i tribunali sono le sedi in cui si vince o si perde una battaglia politica. Indecente".
Forse non sa che è la legge, non noi, ad affidare ai tribunali il verdetto sulla regolarità delle liste e alla Cassazione la proclamazione dei risultati del voto. Se siamo una Repubblica, è grazie a una sentenza della Cassazione.
Intanto Studio Aperto e Libero mi accusano di "inventare i fatti" per avere scritto venerdì: "Ieri sera il governo Berlusconi ha riammesso per legge le liste fuorilegge". In effetti il decreto è stato approvato venerdì. Potrei vantarmi di essere un indovino, ma purtroppo sono solo un giornalista informato: lo sapevano tutti fin da giovedì che era in arrivo il decreto. Tutti tranne Studio Chiuso e Libero, anzi Occupato. Che ha mobilitato in difesa della verità tal Francesco Borgonovo, capo della pagina culturale che ha appena pubblicato un'intervista inventata a Philip Roth. Un intenditore.
3 - FALCE & BORDELLO
Ansa.it
- MONS. MOGAVERO (CEI): SCORRETTO CAMBIARE LE REGOLE DEL GIOCO -
"Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto è altamente scorretto, perchè si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono un gioco un valore". E' quanto sottolinea Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, e presidente per gli Affari Giuridici della Cei, in un intervento su Radio Vaticana sul rapporto tra voto elettorale e democrazia.
- CEI, NESSUNA VALUTAZIONE QUESTIONI ELETTORALI -
"Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale". E' quanto precisa poco più tardi, in una nota, il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, Mons.Domenico Pompili, spiegando che "considerata questa connotazione la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo".
Non si placano, dunque, le polemiche dopo la firma di Napolitano al cosiddetto decreto 'salva liste' varato dal governo. Non sono bastati all'opposizione i chiarimenti di ieri del Capo dello Stato secondo il quale il decreto era l'unico strumento percorribile in quanto "non era sostenibile che potessero non partecipare nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista".
E mentre l'Idv con Di Pietro insiste sull'impeachment, il Pd ha convocato una manifestazione nazionale di protesta per il 13 marzo a Roma e per bocca del suo segretario, ha avvertito la maggioranza: "faremo una mobilitazione anche nelle sedi giurisdizionali, i Tar sono ancora aperti, faremo una mobilitazione mi auguro fino alla Corte Costituzionale".
- RIAMMESSA LISTA FORMIGONI, DOMANI SI DECIDE PER IL PDL LAZIO -
Ieri, il Tar della Lombardia ha accordato la sospensiva, riammettendo la lista del governatore uscente, Roberto Formigoni, che era stata esclusa per presunte irregolarità. Bisognerà invece attendere domani per conoscere il pronunciamento dei giudici amministrati sul ricorso contro l'esclusione della lista del Pdl nel Lazio.
- FORMIGONI: MOVIOLA HA SMENTITO ARBITRO -
All'indomani della pronuncia del Tar che ha riammesso nella competizione per le Regionali la lista 'Per la Lombardia' di Roberto Formigoni, il governatore lombardo usa una metafora calcistica per spiegare quanto avvenuto e esprimere la sua soddisfazione. "Sono sempre stato in corsa - ha spiegato a un incontro di Federfarma Lombardia -. Hanno cercato di espellerci, anzi l'arbitro aveva già alzato il cartellino rosso ma la moviola ha stabilito, inderogabilmente, che il fallo lo aveva commesso l'avversario".
A giudizio di Formigoni, "gli avvenimenti di questi giorni sono stati dolorosi ma - ha aggiunto - sono soddisfatto soprattutto di una cosa: la correttezza dei nostri comportamenti dal primo giorno all'ultimo. Il Tar ha riconosciuto il nostro diritto originario - ha proseguito - e le firme sono state raccolte tutte nel pieno rispetto della legge". Il presidente della Lombardia, riferendosi al decreto legge interpretativo controfirmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha poi sottolineato che "siamo in gara senza aiutini ma non saremo vittoriosi senza un aiutone da parte degli elettori" alle elezioni.
Non preoccupato di un eventuale calo di preferenze a causa del caos liste - "sono convinto di no, abbiamo tre settimane di campagna elettorale per spiegare quello che è successo e andare a crescere" - Formigoni non mostra nemmeno preoccupazione per eventuali ricorsi verso la pronuncia del Tar anche se, conclude, "in Italia c'é sempre qualcosa che può succedere ma speriamo non ci siano levate di ingegno".
- PENATI, DOPO DECRETO SALVA-PDL NON ESCLUDO RICORSO -
Filippo Penati, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia, sta valutando con i propri legali l'ipotesi di impugnare davanti al Consiglio di Stato l'ordinanza del Tar che ieri ha riammesso lo sfidante Roberto Formigoni alla competizione elettorale. "Dopo il decreto salva Formigoni - ha affermato Penati, a margine di un convegno sulla sicurezza nel lavoro - che ha sancito che la politica può godere dei privilegi mentre il rispetto delle regole è doveroso solo per i cittadini comuni, non escludo di fare ricorso".
Secondo Penati, infatti, il pronunciamento del Tar, pur recependo le indicazioni del decreto interpretativo varato venerdì sera dal governo, non ha cassato la tesi dell' insufficienza del numero di firme necessarie alla candidatura di Formigoni. "Il Tar ha raccolto le indicazioni di carattere procedurale contenute nel decreto - ha spiegato Penati - senza intervenire sul numero delle firme e quindi non smentendo il fatto che mancasse un numero considerevole di firme a sostegno della candidatura di Formigoni".
- BONINO, MIO RITIRO? CI STO PENSANDO -
"Io ci sto veramente pensando se valga la pena di giocare con i bari". Lo ha ribadito la candidata del centrosnistra alla presidenza della regione Lazio Emma Bonino rispondendo ad un giornalista che le chiedeva se in caso di ammissione della lista del Pdl a Roma fosse pronta a ritirarsi. "In tutta Italia se si arriva a tali atti di arroganza stiamo attenti. Io dico dell'angoscia vera che mi attanaglia di fondo - ha proseguito - so bene che mi si dirà é il male minore, che così fan tutti, che è sempre stato, ma io mi chiedo se a volte non sia il momento in cui uno dice: con i bari io non gioco, non lo so!".
Intervenendo a Sora e poi a Cassino (Frosinone) ad incontri con i cittadini, Bonino ha ribadito di avere l'impressione che "chi ha avuto il coraggio di fare questo Dl non so cosa possa riservarci". A proposito di un suo eventuale ritiro dalla competizione elettorale la candidata ha aggiunto che "non è una decisione che prendo da sola, abbiamo convocato una grande assemblea martedì però - ha detto - vorrei che tutti i cittadini si ponesse questo problema. Io mi aspetto di tutto, certamente prima delle elezioni mi pare difficile che il Dl venga convertito, resta quindi aperta come arma successiva ed è bene saperlo, le trappole bisogna conoscerle prima". Bonino ha anche ricordato che lei "ha senso di responsabilità e della realtà ma bisogna prevenire e prevedere possibili trappole".
- DI PIETRO, CHI MI ATTACCA E' PAVIDO E IPOCRITA, VIOLATA LA COSTITUZIONE -
Dopo aver ipotizzato l'impeachment del capo dello Stato, oggi Antonio Di Pietro replica a chi lo critica su questo punto: "Ho letto i giornali - afferma - e ho assistito all'ipocrisia e alla pavidità tipiche di una certa cultura di questo Paese". "Tutti - aggiunge - hanno detto che questo provvedimento (il decreto salva-liste, ndr) è assurdo, abnorme, costituzionalmente senza senso, e ha ridotto la credibilità della funzione governativa e di quella di controllo".
Secondo il presidente dell' Italia dei Valori, si tratta di un provvedimento "oltre che dannoso, inutile, perché non c'era bisogno di un decreto per riammettere le liste Polverini e Formigoni. Si doveva avere l' umiltà e l'accortezza di aspettare l'esito del lavoro dei giudici, cioé di rispettare le regole".
"Insisto nel sostenere che il comportamento del Capo dello Stato nell'avallare questo decreto golpista è stato inutile e dannoso", dice ancora Antonio Di Pietro, durante un'iniziativa elettorale a Lodi. "Inutile - aggiunge - perché questo decreto non serviva e non serve a risolvere la situazione che già era stata risolta dai giudici, tanto è vero che la lista Polverini e la lista Formigoni sono state riammesse senza bisogno del decreto".
"E allora la violazione alla Costituzione - incalza il leader dell'IdV - è servita solo per riammettere le liste del Pdl nella circoscrizione provinciale di Roma. Quante altre liste non sono state ammesse nelle circoscrizioni italiane negli ultimi 50 anni? Ritengo che, per ottenere un piccolo vantaggio scorretto, oggi si è fatto un decreto che viola le leggi, viola il rispetto fondamentale di un gioco democratico e, in questa situazione, anche il Capo dello Stato ha avallato un atto di cui non c'era bisogno".
"Quel che fa più male oggi - ha aggiunto Di Pietro - è constatare come il cosiddetto mondo intellettuale si sia riempito di ipocrisia sostenendo che il Capo dello Stato non avrebbe potuto fare diversamente. Certo che avrebbe potuto fare diversamente. Avrebbe potuto evitare questo sfregio alla legalità e questo strappo alla Costituzione per ottenere un non risultato, giacché quello che chiedevano i diretti interessati l'avevano già ottenuto attraverso le sentenze della magistratura".