1. I TEMPI DEGLI EDITTI CONTRO LA TV E DELLE ESPULSIONI PER CHI OSAVA PROVARE IL “PUNTO G” DEL PICCOLO SCHERMO SONO LONTANI: I GRILLINI ORA IMPAZZANO NELLE TRASMISSIONI!
2. CINQUESTELLE A TUTTE LE ORE E IN TUTTI I TALK. AL TG3 HANNO PIÙ SPAZIO DEL GOVERNO. LA TV FA IL CASTING DEI NUOVI LEADER: ED È SUBITO FAIDA TRA I VECCHI CAPI E I GIOVANI RAMPANTI
3. DI MAIO, DI BATTISTA E LA LEZZI SCALPITANO PER PRENDERE IL PARTITO. L'ALT DI GRILLO E CASALEGGIO. MARCHIO E BLOG SONO DI GRILLO, INSIEME AL NIPOTE E AL COMMERCIALISTA. “NON MONTATEVI LA TESTA, SENNÒ TOLGO IL SIMBOLO E ANDATE FUORI DAI COGLIONI”
4. DI MAIO SUPERA BEPPEMAO NEL GRADIMENTO, E LUI LO STENDE: “QUANDO LO ABBIAMO PRESO PARLAVA COME BASSOLINO…”. E SPUNTA L’INDISCREZIONE SU CASALEGGIO PREMIER…


1 - L’ABBUFFATA TV DEI GRILLINI DOPO VETI E SCOMUNICHE LO SCHERMO ORA È BUONO

Filippo Ceccarelli per “La Repubblica”

GRILLO CASALEGGIO IMOLA

 

Dal divieto all’inflazione, dall’anatema alla proliferazione, quando niente e quando troppo — fermo restando che il troppo stroppia, e in televisione stucca e stufa ancora di più.

Ma quello schermo è magico. Sul fascino e sul potere che i talk show esercitano sugli uomini e sugli apparati della politica esiste al giorno d’oggi la più vasta letteratura. Senza pretese accademiche, ma con la vivida efficacia che solo un uomo di spettacolo possiede, nell’ottobre di tre anni orsono Beppe Grillo argomentò una sorta di teoria che nemmeno troppo a sproposito faceva coincidere l’euforia e la partecipazione ai salotti televisivi alle dinamiche del narcisismo e addirittura dell’eros.

 

beppe grillo gianroberto casaleggio

Nel giorno in cui, con un trionfale tweet del gruppo di Comunicazione del Senato si annunciava — «Stasera triplo appuntamento!» — che Barbara Lezzi andava a Ballarò , e Nicola Morra a Dimartedì , e Roberta Lombardi a Porta a porta , vale senz’altro la pena di riportarla per intero: «La tv è il punto G che ti dà l’orgasmo nei talk-show, l’atteso quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol» sosteneva Grillo, passando a ricostruire in presa diretta l’atmosfera di cui avrebbero beneficiato i prescelti: «A casa gli amici applaudono commossi nel condividere l’emozione di un effimera celebrità, sorridenti, beati, della tua giusta e finalmente raggiunta visibilità».

GRILLO E CASALEGGIO AL CIRCO MASSIMO

 

A stimolare questo severo giudizio era stata un’incauta esponente cinquestelle, Federica Salsi, che aveva ceduto alle lusinghe di Giovanni Floris e si era accomodata, insieme ai soliti noti, sulle fatali poltroncine di Rai3. Come gli capita abbastanza spesso, anche in quel caso Grillo non fu cavaliere e anche per questo — se non solo per questo — le sue valutazioni di fisiologia sessuale suscitarono un certo clamore. E Salsi fu posta al bando.

 

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO

Di lì a poco la raggiunse un altro irriflessivo esponente grillino, Giovanni Favia, che nel corso di Piazza pulita si lasciò sfuggire ciò che era meglio tacere. Nei suoi riguardi Grillo — che l’altro giorno si è scherzosamente assegnato un titolo d’impegnativa risonanza: «l’Elevato» — virò la sua pedagogica sconfessione da eros a thànatos , per cui «andare in tv» era «come andare al proprio funerale». E anche il povero Favia, vittima sacrificale del fuorionda, si ritrovò escluso dal M5S.

 

BEPPE GRILLO E CASALEGGIO AL QUIRINALE

In questi casi si rischia monotonia e ripetitività, forse anche un filo di nausea. Ma la triste e insieme buffa avventura dell’onorevole Marino Mastrangeli, che avendo esternato il più incontinente desiderio di apparire sul piccolo schermo cominciò a essere chiamato, unico parlamentare grillino, da questo o da quel conduttore, in questo o quell’agognato programma, riscatta l’inevitabile serialità con un fulgore da commedia all’italiana, di quelle cattive che non si fanno più.

 

Così per qualche tempo si vide Mastrangeli che, pur felice come un bimbo, disperatamente s’industriava ad aggirare i divieti dispensando chiacchiere in solitaria, o in un angoletto, magari a cuore a cuore con la conduttrice, comunque lontano dagli altri, fino a quando non gli aprì la porta del Paradiso: Barbara D’Urso.

 

luigi di maio e stefano rodota

Allora quei senza cuore dei suoi colleghi gli intimarono: attento, non andare. Ma era l’occasione della sua vita e lui andò lo stesso, con il che nel corso di una terribile assemblea anche Mastrangeli — di cui ancora si ricorda il rabbioso pugno sferrato sul bancone della buvette di Palazzo Madama e il grido «Viva la democrazia diretta e viva Barbara D’Urso!» — fu espunto dal novero dei credenti.

Ora sarebbe ingenuo sforzarsi di inchiodare l’autorità carismatica di Grillo e quella aziendal-proprietaria di Casaleggio (e associati) a qualsiasi controllo di coerenza.

DI MAIO image

 

Come Bossi, a suo tempo, come poi Berlusconi e come oggi Renzi, i leader della post-politica fanno solennemente quello che gli pare senza preoccuparsi di aver predicato l’esatto contrario. Un rapido screening , semmai, dimostra che sull’andare o non andare in tv il M5S ha cambiato idea due o tre volte in due o tre anni.

 

E però, ritornando al presente e colmando una lacuna dello staff comunicativo guidato da Rocco Casalino, per puro dovere di cronaca occorre aggiungere che ieri sera, oltre al trittico Lezzi, Morra & Lombardi, anche il sindaco cinquestelle di Livorno, Nogarin, è comparso al cospetto di Lilli Gruber.

luigi di maio stefano rodota roberto giachetti pippo civati

 

Il dato unificante, fanno osservare i grillologi, è che «allo stato degli atti», come dicevano i democristiani, la televisione conviene. L’impiccio nascerà quando si dovranno stabilire regole sul chi deve andare. Per ora i talk seguitano a formare e a consacrare classe dirigente e di governo. Come novità non sembra assai incoraggiante.

 

2 - GIOVANI CONTRO FONDATORI: LA VERA FAIDA DI CASA GRILLO

Paolo Bracalini per “Il Giornale”

 

Luigi Di Maio

Ogni volta che può, con la maestria del comico navigato che nasconde la frecciata dietro l'ironia, Grillo ne tira una all'indirizzo di Di Maio, il «delfino» più quotato per ereditare la leadership del M5S.

 

luigi di maio

L'altra volta a Bologna, arrivando a sorpresa per tirare la volata ai grillini in Emilia, la battuta di Grillo era questa, rivolta ai candidati riuniti attorno al pupillo Di Maio: «Loro sono in grado di camminare da soli, io rimango un po' defilato dietro, ma di poco... molto poco, non montatevi la testa, sennò tolgo il simbolo e andate fuori dai cogl....». Risate, grande Beppe, si scherza. Ma mica tanto.

 

Il M5S resta un movimento legato a doppio filo con Beppe Grillo, che nell'atto notarile depositato a Cogoleto (Genova) nel 2012 risulta presidente dell'«associazione Movimento Cinque Stelle» (vicepresidente è il nipote Enrico, mentre segretario è il suo commercialista, Enrico Nadasi), nonché unico titolare del simbolo M5S e della piattaforma del movimento, il blog omonimo, indicato come «sede nazionale» nello Statuto del M5S.

 

di battista e di maio in scooter

Mollare le redini e lasciare la sua creatura ad altri, venuti dal nulla e diventati parlamentari e addirittura vicepresidenti della Camera solo grazie a lui? Grillo non ci pensa neanche, e tantomeno Casaleggio. Il problema è che con la fine del veto (risultato controproducente e perciò rimosso) della presenza dei grillini in tv, la popolarità dei più efficaci - Di Maio, Di Battista, la Lezzi -, è cresciuta molto, forse troppo.

 

Il deputato avellinese ha superato Grillo nei sondaggi sul gradimento dei leader, e lo stesso succede con Di Battista (24 a 18 secondo l'istituto Ixè). La base M5S sogna Di Maio premier e Di Battista sindaco di Roma. Grillo e Casaleggio parlano di vittoria, ma sembrano fare di tutto per ritardarla, forse per non diventare comprimari del movimento da loro fondato. Le personalità capaci di tenere testa al duo di vertice, come Pizzarotti sindaco di Parma, non sono molto amate.

GRILLO E DI MAIO

 

«Non passiamo il testimone a nessuno» ha chiarito il titolare della Casaleggio associati al raduno di Imola. E Grillo, dopo aver preso in giro simpaticamente - ma mica tanto - Di Maio («Quando l'abbiamo preso parlava come Bassolino», sfottò abbastanza pesante per un grillino campano), ha buttato lì una domandina solo apparentemente innocua: «Nel Movimento ci sono decine di persone pronte: perché dobbiamo candidare le persone attraverso la tv?».

 

LUIGI DI MAIO

Ovvero: non vi sarete mica montati la testa ora che andate nei talk show e la gente vi riconosce per strada? Di Maio è nato come un fedelissimo di Casaleggio, ma in due anni è diventato il riferimento della pattuglia M5S in Parlamento che punta a ridurre l'influenza dell'informatico milanese. La battaglia a distanza sulla gestione della comunicazione dei deputati M5S è solo una delle tante in corso.

 

La sfida generazionale tra la vecchia ditta Grillo e Casaleggio e i «rottamatori» guidati da Di Maio e Di Battista si riflette nel metodo per scegliere i candidati delle prossime amministrative. L'idea di molti parlamentari è che si debba abbandonare il metodo della selezione via web, sostituendolo con delle assemblee degli attivisti e dei meet up del territorio, che risultò vincente a Parma.

LUIGI DI MAIO

 

Una sorta di primarie a 5 stelle. Il problema è che Casaleggio (e Grillo) non sono d'accordo. «Faremo una consultazione online tra tutti gli iscritti» ha tagliato corto Casaleggio. Metodo di selezione che si svolge integralmente (anche nello spoglio dei voti, totalmente segreto) sui pc amministrati dalla Casaleggio associati. Per arrivare all'indiscrezione rilanciata dai giornali: Casaleggio candidato premier.

 

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO

3 - RAI. ANZALDI: SE É COERENTE, FICO SI DIMETTA DA VIGILANZA

(DIRE) Ma Michele Anzaldi, intervistato dall'agenzia Dire, contesta nel merito la posizione espressa da Fico. "Dice che il governo occupa la Rai. Guardiamo i dati dell'Osservatorio di Pavia. Ad ottobre- spiega Anzaldi- il Movimento Cinque Stelle nel tempo in voce riservato dal Tg3 agli esponenti politici ha avuto piu' spazio anche del governo, con il 19% rispetto al 15,8%. Chi e' che occupa allora? Quando ho provato a dire che lo spazio riservato dal Tg3 al governo era meno di quello che meritava, il blog di Grillo ha detto che ero Goebbles, che volevo la dittatura mediatica. Ma i dati dicono altro, evidentemente".

grillo casaleggio

 

Peraltro i dati dell'Osservatorio di Pavia e quelli dell'Agcom, aggiunge Anzaldi, "confermano la mia analisi, nell'intervista in cui spiegavo che c'era uno squilibrio". A luglio e agosto il Tg3 ha riservato uno spazio doppio al Pd rispetto al Tg1 e al Tg2 e uno spazio dimezzato al governo, perche' alla minoranza Pd viene riservato il 50 per cento dello spazio Pd.

 

LUIGI DI MAIO E BEPPE GRILLO

Gli stessi 5stelle sono stati penalizzati. E paradossalmente solo dopo la presa di posizione di Anzaldi recuperano. "Nei tempi in voce in tutte le edizioni del Tg3 passano dal 7,7% di luglio, al 10,7% di agosto, al 6,5% di settembre, al 19% della prima settimana di ottobre. Altro che Goebbles, dovrebero farmi una statua".