LA TEORIA DELL''AIUTIAMOLI A CASA LORO' SPIEGATA IN 6 MINUTI: IL VIDEO CHE SALVINI CONSIDERA IL SUO VANGELO SULL'IMMIGRAZIONE - ROY BECK, GIORNALISTA CONTRO IL ''BUONISMO GLOBALISTA'': ''OGNI ANNO GLI USA ACCOLGONO 1 MILIONE DI IMMIGRATI, MA I POVERI NEL MONDO SONO ALMENO 3 MILIARDI. ANCHE TRIPLICANDO IL NUMERO NON CAMBIEREBBE NIENTE, ANZI TOGLIAMO A QUEI PAESI LE PERSONE MIGLIORI CHE POTREBBERO CAMBIARE LE COSE''
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SALVINI HA RECENTEMENTE RIPUBBLICATO SU FACEBOOK QUESTO VIDEO, CHE CONSIDERA IL SUO VANGELO NELLA GESTIONE DELL'IMMIGRAZIONE
Dall'articolo di Patrizia Floder Reitter per ''la Verità'' del 1 dicembre 2016
L’accoglienza è la risposta giusta per risolvere la povertà nel mondo? L’analista e giornalista politico Roy Beck non la pensa così. Mette in scena su Internet una rappresentazione, ripresa in un breve filmato, servendosi di un bicchiere vuoto (che simboleggia l’America), nel quale depone una piccola sfera rivestita di zucchero colorato (a rappresentare il milione d’immigrati fatti entrare in un anno negli Stati Uniti). Poi, con l’aiuto di contenitori ricolmi di migliaia di palline di gomma da masticare (per rappresentare i 5,6 miliardi di persone nel mondo costrette a vivere sotto la soglia di povertà), Beck riesce a spiegare in modo chiaro e stupefacente come queste misure non possano contrastare un simile esercito di poveri.
Stiamo parlando del video Immigration, world poverty and gumballs, ovvero Immigrazione, povertà mondiale e gomme da masticare, realizzato dall’americano Roy Beck. Filmato diventato virale: su Youtube (youtu.be/LPjzfGChGlE ) ha registrato 3.579.559 visualizzazioni, addirittura 29.127.185 sulla pagina Facebook di Numbers Usa (www.numbersusa.org), associazione fondata da Beck nel 1996 per convincere i politici e l’opinione pubblica che è necessario ridurre i livelli dell’immigrazione, per tutelare la popolazione americana. La povertà e la miopia dell’accoglienza «a ogni costo» spiegate con un pallottoliere improvvisato, semplice quanto geniale, che inchioda il pubblico in un crescendo di rivelazioni.
«Alcune persone dicono che l’immigrazione di massa negli Stati Uniti può aiutare a ridurre la povertà nel mondo. È vero? No, lasciate che vi spieghi perché», esordisce Beck davanti alla sua platea, nel video che dura poco più di 6 minuti. «Questa pallina rappresenta 1 milione d’immigrati regolari, che gli Stati Uniti hanno accolto in media ogni anno a partire dal 1990 (prende una pallina e la inserisce in un bicchiere di vetro, ndr). Ora, chi nel mondo merita la nostra compassione umanitaria? La Banca mondiale ha stabilito la soglia della povertà globale. Sono poveri quelli che vivono con meno di 2 dollari al giorno. E quante persone nel mondo vivono con meno di 2 dollari al giorno? Iniziamo con l’Africa».
Il giornalista si abbassa, prende due contenitori trasparenti pieni di «gomme» colorate, li posa sul tavolo di fronte a sé. «In Africa ci sono 650 milioni di persone che prendono meno di 2 dollari al giorno», comincia a contare. «In India?» domanda, mettendo altri barattoli sul tavolo. Si dà la risposta: «In India 890 milioni di persone sono disperatamente povere». La conta prosegue, mentre davanti al pubblico s’innalzano le colonne trasparenti di palline colorate. «Con la Cina si aggiungono altri 480 milioni», incalza Beck che prosegue: «Purtroppo i dati sull’Asia sono strazianti, 810 milioni di persone povere. Infine, ci sono 105 milioni di abitanti dell’America latina, disperatamente poveri».
Il castello di biglie colorate sembrerebbe un allegro chiosco di caramelle, invece rappresenta i 3 miliardi di persone che per la Banca mondiale vivono al di sotto della soglia di sopravvivenza. «Ogni anno accogliamo 1 milione di questi poveri (Beck affonda la mano nel contenitore e preleva una sola pallina, che rilascia nel bicchiere di vetro, ndr) e pensiamo di aver fatto la differenza in campo umanitario». In realtà, le persone che arrivano negli Stati Uniti non sono le più bisognose perché, evidenzia Beck: «I poveri più poveri non possono muoversi, sono sofferenti, senza mezzi di comunicazione per poter emigrare. Tendiamo ad attrarre come emigranti “the better of poor of the world”», letteralmente il meglio dei poveri nel mondo, i meno peggio diremmo noi.
«Il Messico è un Paese povero, i messicani sono quelli che più corrispondono a questo tipo di immigrati (i meno peggio, ndr). Quante persone nel mondo vivono in Paesi che hanno redditi medi inferiori a quelli del Messico?», chiede provocatoriamente il protagonista del video. «Sono i 3 miliardi di cui parla la Banca mondiale», affonda con le parole, indicando la piramide di biglie. «Più altri 2,6 miliardi di persone». Il conduttore si abbassa nuovamente, come un prestigiatore che aggiunge numeri al suo spettacolo e inserisce altri due cilindri colmi di palline sulla piramide che fronteggia il suo pubblico. «Ben 5,6 miliardi di persone nel mondo vivono in Paesi con redditi medi inferiori a quelli del Messico».
Il pubblico osserva rapito il gioco delle biglie e ascolta attento, facce sempre più corrucciate. Beck alza il tiro. «Cosa ci racconta l’élite politica? Vogliono farci credere che quando prendiamo questo milione d’immigrati (un’altra pallina attinta dal mucchio finisce a tintinnare nel bicchiere sguarnito, ndr), stiamo affrontando in qualche modo il problema della povertà nel mondo? E che dobbiamo farlo a prescindere dall’effetto che si produce sui nostri disoccupati, sui nostri lavoratori poveri, sui soggetti più vulnerabili della nostra società? Indipendentemente dall’effetto sulle nostre risorse naturali?».
La platea è inchiodata. «Perfino se prendessero corpo le proposte più radicali avanzate a Washington, che sono di raddoppiare i numeri dell’immigrazione negli Stati Uniti, portandola a 2 milioni di individui l’anno (apre un vaso, preleva altre due palline e le aggiunge al bicchiere, ndr), il che significherebbe sopraffare il nostro ambiente, le nostre infrastrutture sociali e fisiche, comunque non avremmo prodotto una differenza cospicua», tuona indignato.
Al contrario, «noi possiamo davvero danneggiare le popolazioni povere del mondo, perché gli immigrati che accogliamo sono tra i soggetti nelle migliori condizioni fisiche, spesso i più istruiti, persone che se non fossero emigrate avrebbero potuto essere i protagonisti del cambiamento del loro Paese, migliorandone la situazione. Nel campo umanitario, i veri eroi sono le persone di quelle nazioni povere che, pur avendo la possibilità di emigrare non partono, rimangono, utilizzando le loro capacità per aiutare i connazionali», spiega al pubblico Beck sullo sfondo delle sue biglie colorate.
Nessuna pausa prima dell’affondo finale: «L’anno scorso, mentre noi accoglievamo 1 milione di immigrati, nei Paesi di provenienza di queste persone le nascite superavano le morti, aggiungendo altri 80 milioni alla popolazione di poveri (prende palline di colore rosso e le depone in uno dei contenitori già ricolmi ndr). L’anno prossimo siamo quasi certi che il Congresso, se non verrà fermato dagli elettori americani, farà entrare un altro milione di immigrati, continuando ad aumentare di 80 milioni il numero di persone povere in questi Paesi già in miseria». Inserisce altre palline rosse che straboccano e si sparpagliano rumorosamente sul pavimento. Uno spettatore anziano è impietrito, bocca aperta in un’esclamazione trattenuta.
«Potremmo accogliere 5 milioni di immigrati l’anno, ma non sapremo cosa accadrebbe nei loro Paesi di origine. Non lo sapremo in questo secolo», conclude Beck. «Come vedete, l’immigrazione non può mai essere un modo efficace e significativo per affrontare i problemi delle persone che soffrono nel mondo. Devono essere aiutate nei Paesi in cui vivono, il 99,9 per cento di questi individui non sarà mai in grado di emigrare in una nazione ricca. Non c’è speranza. “They have to bloom where they’re planted”, possono progredire solo là, dove sono nati. Aiutiamoli lì». Applausi scroscianti, ovazione finale.