TERRACINA E’ VICINA - SCOPPIA UN FOCOLAIO NELLA CITTA’ PONTINA: L'ALLARME DOPO UN COMIZIO DI SALVINI - IL DEPUTATO DELLA LEGA FRANCESCO ZICCHIERI, COORDINATORE REGIONALE DEL PARTITO, HA SCOPERTO IERI DI ESSERE POSITIVO - IL LEADER DEL CARROCCIO: "IO RESPONSABILE? A ZINGARETTI MALATO NON L'AVETE CHIESTO. QUANDO C'È DI MEZZO LA SALUTE NON SI SCHERZA - L'EX MINISTRO È STATO DIVERSE VOLTE AL CENTRO DI POLEMICHE PER COME HA USATO O NO LA MASCHERINA
-Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
Lo speaker di quella serata elettorale è ricoverato da sabato scorso per Covid all'ospedale di Latina. Era la sera del 25 settembre: cena al ristorante Il Tordo di Terracina, 300 invitati, tutti molto assembrati, termoscanner agli ingressi e mascherine. C'era Matteo Salvini, il leader della Lega, accorso per tirare la volata al candidato sindaco Valentino Giuliani, sconfitto però ieri al ballottaggio.
Era presente tutto lo stato maggiore del Lazio a quella cena ed ecco che adesso, 11 giorni dopo, il bilancio è preoccupante: il deputato della Lega Francesco Zicchieri, coordinatore regionale del partito, ha scoperto ieri di essere positivo anche lui, dopo il doppio tampone. «L'ho sentito al telefono, Zic dice che non ha sintomi, sta bene», racconta il capogruppo leghista alla Regione Lazio, Angelo Orlando Tripodi, che però da ieri mattina si è chiuso in casa in isolamento volontario e oggi andrà a fare il tampone pure lui. «Sto bene, passerà anche questa», ha scritto via social lo stesso Zicchieri ai militanti.
L'ex sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, presente al Tordo quella sera, prova a sdrammatizzare: «Io sto benissimo, se la Asl mi chiama vado a fare subito il tampone». La Asl di Latina, però, ha già avviato le indagini ed è forte il timore che proprio da quella cena elettorale si sia sviluppato un cluster, un focolaio, perché negli ultimi giorni c'è stata un'impennata in tutta la provincia e infatti a Terracina (6 nuovi casi domenica, altri 3 ieri) da oggi sarà attrezzato un drive-in allo stadio «Colavolpe» a disposizione dei cittadini per fare i tamponi rapidi.
L'allarme è tale che ieri mattina, dopo un vertice in Prefettura a Latina, la dirigente dell'ufficio scolastico territoriale, Anna Carbonara, aveva invitato i presidi di tutti gli istituti statali e paritari di ogni ordine e grado a riprendere l'utilizzo della didattica a distanza: in pratica a chiudere le scuole. Al Miur però non ne sapevano niente e grande è stata l'irritazione: la dirigente, così, a stretto giro di posta ha revocato l'iniziativa. Intanto, tamponi per tutti quelli che il 25 settembre parteciparono alla cena del Tordo: così ha ordinato la Lega.
Dall'eurodeputato Matteo Adinolfi («Domani saprò il risultato, ma ho già fatto un test sierologico giovedì scorso che ha dato esito negativo») allo stesso Valentino Giuliani, sconfitto ieri da Roberta Tintari di FdI («Per adesso non ho sintomi, mi fa più male aver perso le elezioni per 1.100 voti. Comunque quella del 25 era una serata a inviti, abbiamo conservato la lista con i nomi di tutti i partecipanti»). E il capo? Matteo Salvini, il 25 settembre, aveva in programma un minitour per sostenere i candidati sindaci nel Lazio e la mattina stessa, parlando a Formello, ammise di essere «febbricitante e sotto cortisone». «Il medico mi ha detto di stare a casa ma sono qui», annunciò dal palco ai militanti. Il giorno dopo fece il test anti Covid e risultò negativo. Caso chiuso, almeno così sembrava.
2 - SALVINI
Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”
Per un politico che fa del rapporto, quando non del contatto, diretto con la gente uno dei suoi punti di forza, la mascherina può essere protezione ma anche barriera. Ed è forse per questo che Matteo Salvini con quel dispositivo di protezione dal Covid-19 ha fin dall'inizio della pandemia avuto atteggiamenti altalenanti. Il suo mantra l'ha ripetuto anche ieri a Genova: «La prudenza non faccia rima con terrore».
Cioè, la mascherina non va usata sempre e comunque, e soprattutto, per chi rifiuta l'idea dello Stato precettore e pedagogo, «è una questione di responsabilità individuale». Sono concetti che ritornano quando, di fronte all'emergere di un focolaio di coronavirus sviluppatosi a Terracina in occasione di un suo intervento nella recente campagna elettorale per le Amministrative, il leader della Lega per qualcuno sarebbe il responsabile, se non diretto almeno morale, del contagio.
Salvini respinge quelle che considera insinuazioni e alla domanda di una giornalista risponde seccato: «Quando si è ammalato Zingaretti, lei è andata a chiedere a Zingaretti se si sentiva responsabile? Sarebbe stata una domanda bizzarra. Quando c'è di mezzo la salute non si scherza».
Eppure, il tema resta perché nei mesi scorsi l'ex ministro dell'Interno è stato diverse volte al centro di polemiche per come ha usato o no la mascherina. L'episodio più discusso fu quel convegno in Senato a luglio, quando disse: «Io la mascherina non me la metto». A qualcuno parve un'adesione, parziale, alle tesi negazioniste. Ma gli uomini più vicini al segretario dissero allora, e ribadiscono oggi, che in quel caso, in una sala di Palazzo Madama sorvegliatissima, la mascherina non era necessaria perché era garantito il distanziamento sociale. Altri ricordano il comizio alla festa leghista di Milano Marittima quando il leader sul palco invitò un bambino recalcitrante a togliersi il dispositivo di protezione.
E anche lì fioccarono le accuse di sottovalutazione della pandemia e di essere veicolo di messaggi sbagliati. Rilievo che Salvini si sente muovere ogni volta che si mette a disposizione, spesso con naso e bocca non coperti, per le centinaia di selfie che chiudono ogni sua uscita. Parole di totale contrarietà alla mascherina l'ex ministro non ne ha mai spese.
E dal suo staff fanno presente che anzi, in questi mesi, il dispositivo di protezione ha preso il posto che un tempo, nell'immagine pubblica, occupava la felpa. Salvini ha sfoggiato mascherine con simboli di categorie e naturalmente nomi di città e paesi. In agosto, e fece molto discutere, si presentò a Grottammare mostrando sulla bocca un panno nero con la scritta «Memento audere semper» (ricordati di osare sempre), motto di D'Annunzio molto in voga negli ambienti di destra negli anni 70.
In campagna elettorale le mascherine sono state un gadget molto gettonato alle iniziative leghiste. E un imprenditore amico ha regalato al segretario del Carroccio uno stock di dispositivi in seta. Salvini ha anche lanciato appelli ai giovani: «Usate la testa, mantenete le distanze e rispettate quello che la scienza ci chiede di fare. La mascherina quando serve va messa, ad esempio nei luoghi chiusi e nei treni». E lo ha ripetuto anche ieri: «Prudenza sì, mascherine sì, ma sono contrario alla chiusura delle attività commerciali».
Così, sempre stando in equilibrio sul filo tra obbligo, necessità e opportunità. Una scelta precisa, che non piace agli avversari, ma che permette al leader leghista quell'approccio flessibile che non entri in contraddizione con il suo modo di far politica in mezzo alla gente.