TETTO DI CRISTALLO – GIORGIA MELONI DICE DI ESSERE SODDISFATTA SUL DOSSIER ENERGIA, DOPO IL CONSIGLIO EUROPEO DI IERI. MA LA DUCETTA DOVREBBE ASPETTARE, PRIMA DI ESULTARE: DAL VERTICE EMERGE LA VOLONTÀ DI CHIUDERE FINALMENTE SUL PRICE CAP AL GAS RUSSO, MA BISOGNA VEDERE QUALE SARÀ LA SOGLIA. LA PREMIER ITALIANA VORREBBE UN TETTO AMPIAMENTE AL DI SOTTO DEI 200 EURO. I TEDESCHI ABBOZZERANNO?
-Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
È il suo primo Consiglio europeo e Giorgia Meloni rivendica almeno tre risultati. Di mattina, appena arrivata, ha un incontro con i premier di Repubblica Ceca e Polonia, Petr Fiala e Mateusz Morawiecki, entrambi della famiglia dei Conservatori, e dà il suo contributo, che il ministro Raffaele Fitto definirà «determinante» (e apprezzato molto anche dal commissario Paolo Gentiloni), per convincere Varsavia a togliere il veto sulla tassazione globale minima e l'accordo complessivo con l'Ungheria. Era uno dei nodi del summit, si sbloccano 18 miliardi di aiuti a Kiev e salta il veto di Orbán.
Meloni alla fine del vertice riparte per Roma soddisfatta anche sul dossier energia. Per giorni ha puntato l'indice contro la Commissione e le resistenze di quei Paesi, Germania e Olanda in testa, che stanno trattando un meccanismo di contenimento dei prezzi, a suo giudizio, di dubbia efficacia e applicabilità.
Ora finalmente i 27 hanno deciso che le trattative sono da chiudere: una decisione verrà presa lunedì a livello ministeriale (e la presidente della Commissione Ue von der Leyen si dice fiduciosa) e Roma punta ad avere un price cap sul gas che si collochi ampiamente sotto i 200 euro, anche se le trattative sulla soglia definitiva saranno serrate fino all'ultimo istante.
Anche se non entra nelle conclusioni del Consiglio viene affrontato pure il dossier migranti: lo pongono all'ordine del giorno Austria, Olanda e Belgio. Nel primo Paese il problema dei movimenti secondari sta diventando di ordine pubblico, dichiara il cancelliere Nehammer, oltre 75 mila presenze negli ultimi mesi senza alcuna registrazione. Il dito è puntato contro la rotta balcanica, ma anche sui movimenti dal Mediterraneo, attraverso Grecia, Italia, Malta.
La premier ribadisce la sua linea, enfatizza con i suoi colleghi che da anni assistiamo a «reticenze e omissioni» della Commissione sui movimenti primari, visto che non si è mai fatto un piano serio su rimpatri e ricollocamenti europei e su un progetto di respingimenti efficaci. Anche qui per lo staff di Chigi si tratta di un punto andato a segno: sarà all'ordine del giorno al Consiglio di febbraio.
«Sono molte le materie trattate dal Consiglio. Avete visto quanto questo governo stia proiettando l'Italia sulla sua dimensione mediterranea, in tema di migranti, dimensione che chiaramente diventa importante sia in termini di cooperazione, anche energetica, e per la vicenda migratoria che chiediamo di affrontare sul piano strutturale. Diciamo che sicuramente faremo la nostra parte ma occorre una soluzione strategica e strutturale da parte della Ue», sono le parole della premier.
Sul price cap, durante i lavori, Meloni ha evidenziato come «il tempo perso nel trovare un'intesa sia in realtà in contraddizione rispetto alla discussione sulla competitività dell'industria europea nei confronti degli altri concorrenti globali». In primo luogo gli Stati Uniti e il loro maxi piano di incentivi fiscali per la transizione energetica.