TI FACCIO UN DECRETO COSÌ - IL LEGHISTA BELOTTI E IL SUO GESTO A MONTECITORIO: ''NON SONO UNO DA SALOTTO, MI SENTIVO ALLO STADIO. NON POTEVO TOLLERARE QUELLO CHE DICEVA CURRÒ (M5S) CHE STRUMENTALIZZAVA I MORTI IN LOMBARDIA'' - BERGAMASCO, ATALANTINO, ERA ALLO STADIO PER LA FAMIGERATA PARTITA CONTRO IL VALENCIA CHE AVREBBE DIFFUSO ANCOR PIÙ LA MALATTIA. ''MA IN QUEI GIORNI NON SAPEVAMO CHE…''
-
"Non sono certo uno da salotto, e stare lì, nella tribuna ospiti dell'Aula di Montecitorio, mi ha dato l'impressione di trovarmi al terzo anello di San Siro, ci stava anche per questo, quel mio gesto con le mani, il 'ti faccio un culo così', una cosa che a freddo non fai, ma siamo anche uomini". Lo dice all'AdnKronos Daniele Belotti, deputato leghista, parlando del suo gesto rivolto al 5Stelle Currò.
"Dai - minimizza il leghista, noto ultrà atalantino - è stata solo una reazione istintiva, di fronte all'ennesima strumentalizzazione sui morti in Lombardia". "Sono stati cinque minuti un po' caldi - spiega ancora - poi per me è finita lì".
Belotti a marzo, intervenendo in Aula si era commosso, ricordando i morti della sua città, di Bergamo. Immagini che occuparono le prime pagine di giornali e televisioni. Poi, pochi giorni dopo, indignato dalle parole del presidente del Comitato sanitario di New York, Mark Levine ("Nella Grande Mela non deve succedere come in Lombardia, con l'esercito costretto a raccogliere i corpi dalle chiese e a nelle strade"), aveva preso carta e penna per protestare, scrivendo all'ambasciatore statunitense in Italia, Lewis N. Eisenberg.
"Mi hanno telefonato dalla Farnesina - spiega - dicendomi che si trattava di una uscita fuori luogo", ricordando che si era rivolto anche al nostro console nella città Usa. "Mi hanno scritto - aggiunge - anche dei bergamaschi che vivono lì, dicendo che Levine non capisce nulla".
Belotti torna alle polemiche seguite al match di Champions, dello scorso 19 febbraio, quando l'Atalanta ha giocato a Milano contro il Valencia. Partita finita nel mirino, perché considerata una delle cause scatenanti del contagio in Lombardia, e poi a Bergamo. "Il caso di Codogno, il paziente zero, è del 22, 3 giorni dopo, nessuno ancora sapeva niente".
"Certo - aggiunge, tornando al 19 febbraio - quel giorno eravamo in 42 mila bergamaschi allo stadio, e quello può essere stato un problema, visto che alcuni dicono che il virus circolava già da dicembre, ma non ne sapevamo nulla".
"L'esplosione di casi a Bergamo? C'è una fitta rete di rapporti con la Cina, la Val Seriana è sede storica del tessile, c'è uno scambio continuo con i cinesi", dice ancora buttando la palla dall'altra parte.
"Il calcio - avverte - è comunque fondamentale, come sistema di alimentazione economica di tutto lo sport italiano, se fermi la Serie A fallisce tutto". "Ripartiamo con il campionato per salvare tutto lo sport, perché ci sono 30mila società che rischiano di chiudere", chiede il deputato di Salvini.
"Non lo dico per mio interesse - scherza - noi giochiamo la Champions, che pare riprenda ad agosto, e l'Atalanta la vince la coppa".