1. NEL TRAGICO TEATRINO DI PALAZZO MADAMA E’ GUERRA TRA I TRE “PUPI
SICILIANI'' SULLA RIFORMA-PAPOCCHIO DEL SENATO: MATTARELLA, GRASSO E FINOCCHIARO
2. IL CAPO DELLO STATO E’ FURENTE PER IL COLPO DI MANO DELLA BANDA DI RIGNANO SULL’ARNO CHE HA SCIPPATO ALLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI LA DISCUSSIONE SULL’ABOLIZIONE DELLA CAMERA ALTA (“DA CAMERA ALTA A CAMERINO SENZA DIGNITÀ”, AINIS)
3. E AL QUIRINALE NON HANNO GRADITO CHE LA COCCA-MADONNA DI BELLANAPOLI E RENZI, NONCHE' “BADANTE” DELLA ''RIDENS'' BOSCHI, ANNA FINOCCHIARO, ABBIA CONVOCATO LA CONFERENZA DEI CAPIGRUPPO ALL’INSAPUTA DEL PRESIDENTE DELL’AULA, PIETRO GRASSO


DAGOREPORT

renzi grasso mattarella

Non è ancora una riedizione del Lunedì dell’Angelo 1282, ma quello di martedì 16 settembre 2015 può essere segnato sul calendario di Palazzo Madama come il primo atto dei nuovi Vespri siciliani che vede arruffarsi sulle barricate istituzionali ben tre esponenti di quell’isola che, per dirla con l’ammonimento del poeta cinquecentesco Scipio Di Castro, spesso citato da Leonardo Sciascia, “è stata fatale a tutti i suoi governanti”.

 

vignetta FINOCCHIARO RENZI BARALDI

La battaglia sulla riforma-papocchio del Senato (“Da Camera alta a camerino senza dignità”, a giudizio del professor Michele Ainis) ha, infatti, tra i suoi principali protagonisti il capo dello Stato, Sergio Mattarella (Palermo), il numero uno del Senato, Pietro Grasso (Licata) e la presidente della Commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro (Modica).

 

E che si tratta di una guerra fratricida non c’è soltanto il richiamo alla terra natia dei contendenti. A confermarla c’è pure la contingenza che i “pupi” del tragico teatrino in scena a Palazzo Madama militano tutti in quel che resta della loro forza politica d’appartenenza: il Partito democratico. Il Pd guidato dal doppio cazzone Renzi. Leader e premier ormai ad personam come molte delle leggi varate dal suo traballante esecutivo.

ABBRACCIO BOSCHI FINOCCHIARO

 

Come andrà a finire il Vespro siciliano dopo che il dibattito è stato scippato alla Commissione per approdare subito in aula? Ah saperlo… Di sicuro nella guerra dei “pupi” si è già delineato un asse  tra il presidente della Repubblica e quello di Palazzo Madama, Pietro Grasso. E non si tratta di una novità. I segnali che arrivano dalla Mummia siciliana sono chiari: le prerogative del Parlamento sono intoccabili e, comunque, il Capo dello stato è stato sempre dell’avviso sin dal giorno del suo giuramento davanti alle Camere che “nel processo legislativo va sempre bilanciata l’esigenza del governo con il rispetto della garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare”.  

voto riforma della scuola in senato 2

 

L’altro giorno al Senato, questo richiamo alla “ponderazione” da parte della cocca-bella di Bellanapoli, Anna Finocchiaro, e del piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno, è stato rozzamente disatteso.

 

Al Quirinale non hanno gradito che la zarina della Commissione affari costituzionali, “pisciando fuori dal vaso” secondo le opposizioni, abbia convocato la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama all’insaputa del suo presidente cui, per regolamento, toccava fissare l’appuntamento.

roberto benigni in senato

 

L’ennesimo violento “strappo” istituzionale che preoccupa la Mummia siciliana, convinta che la strada riformatrice (o devastatrice) intrapresa dal premier cazzone dovesse avere non soltanto un ampia maggioranza, ma fosse davvero un passo avanti “più adeguato” per rinvigorire la nostra democrazia.

 

Nelle ultime settimane Mattarella ha “consultato” il Ghota dei costituzionalisti ricevendo dagli illustri interpellati un giudizio a dir poco negativo sia sulla riforma del Senato sia sulla muova legge elettorale, l’Italicum.

 

Ma bastava leggere le prese di posizione sui media dei dotti della materia per avere la “certezza” dell’incostituzionalità dei due papocchi istituzionali congegnati dagli apprendisti stregoni di largo del Nazareno.

 

michele ainis vincino e roberto dagostino

Una bocciatura solenne, la loro, che tra le altre porta la firma autorevole del presidente emerito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, di Michele Ainis, Alessandro Pace, Gaetano Azzariti, Gianluigi Pellegrino, Maurizio Viroli, Stefano Rodotà, Gianfranco Pasquino… All’elenco, per ovvi motivi, manca soltanto la firma del Professore della Repubblica, Sergio Mattarella.