TRAVAGLIO E DI MATTEO: CHI MENTE SAPENDO DI MENTIRE? - LA VERSIONE DEL RE DEL KARAOKE: IL PM PRIMA ACCETTA GLI AFFARI PENALI E BONAFEDE AFFIDA IL DAP A BASENTINI. POI CI RIPENSA: MA IL DAP ERA GIA’ OCCUPATO! - DI MATTEO DIXIT: “BONAFEDE MI CHIESE SE ERO INTERESSATO A DIVENTARE CAPO DEL DAP O PRENDERE IL POSTO DI DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI PENALI. CHIESI 48 ORE DI TEMPO. IL GIORNO DOPO ANDAI TROVARE IL MINISTRO CHE MI DISSE CHE CI AVEVA RIPENSATO…”
TRAVAGLIO: TUTTA COLPA SUA, COSI’ IMPARA A CAMBIARE IDEA!
Rispondendo a un lettore del Fatto, ieri Travaglio ritorna sul caso Di Matteo-Bonafede: “Di Matteo ha accettato in prima battuta l’incarico agli Affari penali, allora Bonafede ha affidato il Dap a Basentini, ma poche ore dopo Di Matteo ha cambiato idea. Cosa legittima, che però gli ha impedito di andare al Dap, già occupato”
QUESTO E’ QUANTO RACCONTA DI MATTEO A LA7
'Non ho mai fatto trattative politiche con nessuno, ma venni raggiunto da una telefonata del ministro Bonafede che mi chiese se ero interessato a diventare capo del Dap o prendere il posto di direttore generale degli affari penali. Chiesi 48 ore di tempo, nel frattempo ero stato informato della reazione preoccupata all'indiscrezione da parte del mondo mafioso.
Dopo meno di 48 ore andai trovare il ministro che mi disse che ci aveva ripensato e mi chiese di accettare il ruolo di direttore generale degli affari penali del ministero. Nel giro di 48 ore mi sono ritrovato a essere designato a capo del Dap e quando accettai mi trovai di fronte a questo cambio’’.
SU “REPUBBLICA” DI MATTEO ACCUSA ANCORA ALFONSO BONAFEDE
Liberoquotidiano.it – del 6 maggio 2020
Nino Di Matteo non smentisce una virgola di quanto annunciato in diretta a Non è l'Arena sulla sua mancata nomina alla presidenza del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. "I fatti sono quelli, il mio ricordo è preciso e circostanziato" ribadisce in una lunga intervista a Repubblica. Il pm antimafia racconta di una telefonata di Alfonso Bonafede avvenuta il 18 giugno scorso.
"In quell'occasione il ministro della Giustizia mi pose l'alternativa, andare a dirigere il Dap oppure prendere il posto di capo degli Affari penali. Aggiunse che dovevo decidere io e subito perché mercoledì ci sarebbe stato l'ultimo plenum utile del Csm per presentare la richiesta di fuori ruolo. Richiesta che era urgente per il Dap, ma non lo era per la direzione degli Affari penali".
E così Di Matteo decise: "Andai a Roma da lui e gli dissi che accettavo il posto di capo del Dap. Lui però, a quel punto, replicò che aveva già scelto Basentini, mi chiese se lo conoscessi e lo apprezzassi. Risposi di no, che non lo avevo mai incontrato".
Una vera e propria sorpresa. Per il pm "quella notte qualcosa mutò all'improvviso". Il Guardasigilli - stando al racconto di Di Matteo - insistette sugli Affari penali. Non dissi subito no, ma manifestai perplessità. Siamo a giugno, disse Bonafede, lei mi manda il curriculum, a settembre sblocchiamo la situazione".
Ma queste non erano più le condizioni ottimali per il magistrato che, a quel punto, lo chiamò per dirgli che così non poteva andare. "Cose come queste sono indimenticabili - sottolinea -. Come il nostro ultimo scambio di battute. Io gli dico di non tenermi più presente per alcun incarico, lui ribatte che per gli Affari penali 'non c'è dissenso o mancato gradimento che tenga'. Una frase che, se riferita al Dap, ovviamente mi ha fatto pensare".