TRIPOLI SUOL DEL DOLOR – IL VIAGGIO LAMPO DI SALVINI IN LIBIA HA MOSTRATO CHE SARÀ MOLTO DIFFICILE OTTENERE COLLABORAZIONE NELLA LOTTA AI TRAFFICANTI – LA RUSPA FUNZIONA CON LE ONG E CON TONINELLI, MA NON CON AL SERRAJ, CHE (PER ORA) È L’UNICO INTERLOCUTORE RICONOSCIUTO DAL VIMINALE – L’EFFETTO FINALE È QUELLO DI CREARE UNA DIVISIONE SEMPRE PIÙ AMPIA CON GLI ALLEATI DI GOVERNO, CHE…
-Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
È una sfida alle Ong ma anche ai 5 Stelle quella che il ministro dell' Interno Matteo Salvini lancia sui salvataggi in mare. Perché quando dice che «Toninelli avrebbe tutto il mio appoggio se ordinasse alla Guardia costiera di non rispondere agli Sos» sembra voler mandare un segnale preciso rispetto a possibili cedimenti sulla linea di fermezza che ha imposto sin dall' arrivo al Viminale.
I dubbi del titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli sulla chiusura totale dei porti sono ben noti, tanto che le dichiarazioni di ieri sera del vicepremier Luigi Di Maio sulla possibilità che la «Lifeline» alla fine approdi in Italia sono servite proprio a dargli sostegno. E tanto basta a comprendere che la questione all' interno del governo è ormai ufficialmente aperta. Anche perché Salvini non può non sapere che la Guardia costiera ha l' obbligo di dare seguito alle richieste di aiuto, come previsto dai trattati internazionali, ma anche dal codice penale.
Il viaggio lampo di Salvini a Tripoli ha mostrato quanti ostacoli ci sono per riuscire ad ottenere la collaborazione nella lotta ai trafficanti. Il «no» del vicepresidente Ahmed Maiteeq alla creazione di hotspot in Libia ha fatto comprendere che non basteranno le 20 motovedette promesse e soprattutto che sono molte le parti da soddisfare.
Al momento l' unico interlocutore scelto dal titolare del Viminale «è quello riconosciuto a livello internazionale», vale a dire il premier Fayez Al Serraj: resta fuori - almeno ufficialmente - il generale Khalifa Haftar, fuori anche i capi tribù. E questo certamente avrà un peso nelle trattative. In attesa delle nuove istanze - compresa l' autostrada promessa nel 2013 dall' allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ieri sono tornati a mettere sul piatto del negoziato - il titolare del Viminale decide di alzare ulteriormente i toni sia contro le Ong, sia contro gli Stati europei che non collaborano, Francia in testa.
Ma l' effetto finale è quello di creare una divisione sempre più ampia con gli alleati di governo. Sulla scelta di far entrare a Pozzallo il mercantile Alexandre Maersk alla fine ha pesato il ruolo avuto dal centro di coordinamento di Roma per le operazioni di soccorso, ma anche il richiamo esplicito del garante per i detenuti Mauro Palma che in una lettera inviata all' ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante della Guardia costiera, ha sottolineato come i 113 migranti a bordo «si trovano di fatto privati della libertà personale, pur non essendoci ovviamente alcun ordine in tal senso, impugnabile di fronte all' autorità giudiziaria, ai sensi dell' articolo 5 della Convenzione europea per i diritti umani». E poi il fatto che non si trattasse di una Ong.
Su questo Matteo Salvini continua a mantenere il punto con un intento chiaro: chi si trova in difficoltà in acque internazionali e chiede soccorso deve essere indirizzato a Tripoli, Tunisi o Malta, perché non deve essere il centro di Roma a coordinare le operazioni.