TUTTE LE PROMESSE SOVRANISTE VENGONO AL PETTINE – SALVINI RIVENDICA LO STANZIAMENTO IN MANOVRA DI 16 MILIARDI DI EURO PER LAVORO, PENSIONI E SANITÀ: “CURIOSO SCIOPERARE CONTRO QUESTE MISURE”. MA I NUMERI DELLA LEGGE DI BILANCIO SCONFESSANO I PROCLAMI DELL'ESECUTIVO – LA MAGGIOR PARTE DELLE RISORSE, FRUTTO DI UN EXTRA DEFICIT DA 15 MILIARDI, È DEDICATA A RINNOVARE SOLO PER UN ANNO UNA MISURA GIÀ IN VIGORE, CIOÈ IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE. PER TUTTO IL RESTO… 

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Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per www.repubblica.it

 

giorgia meloni matteo salvini.

“Curioso scioperare contro questa manovra, che mette 16 miliardi per pensionati, lavoratori e malati”, ha detto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. Ma l’analisi della seconda legge di Bilancio del governo Meloni racconta una storia diversa. La maggior parte delle risorse, frutto di un extra deficit da 15 miliardi, sono dedicate a rinnovare solo per un anno una misura già in vigore, cioè il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori più poveri.

 

Mentre sulle altre voci prevale la priorità di tenere sotto controllo i conti pubblici, la prudenza e la credibilità più volte evocate dalla premier Meloni e dal ministro dell’Economia Giorgetti: la manovra fa cassa sulle pensioni, introducendo criteri perfino più restrittivi rispetto alla legge Fornero, non prevede misure per la crescita, stanzia per la sanità risorse insufficienti a coprire l’aumento dei costi. Tradendo quasi tutte le promesse del governo.

 

Gli stipendi: taglio del cuneo confermato un anno, ma nel 2024 sarà dura

GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI

Come anticipato più volte da Meloni e Giorgetti, la manovra dedica la posta più ricca – 11 miliardi – alla conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi. Il beneficio, combinato con la rimodulazione Irpef, sarà secondo l’Istat di circa 1.100 euro a famiglia nell’anno.

 

Eppure parlare di “aumento degli stipendi”, come ha fatto ieri il vicepremier Salvini, è fuorviante, trattandosi appunto della conferma di una misura già in vigore. Tradotto: in busta paga quasi nessuno vedrà differenze, senza contare la penalizzazione per chi si trovasse a ricevere un aumento salariale che lo porterà il prossimo anno oltre la soglia dei beneficio. [...]

 

La sanità: l’aumento dei fondi non compensa quello dei costi

orazio schillaci foto di bacco (1)

Aumentano le risorse per la sanità, dice il governo, raccontando una mezza verità. Perché è vero: lo stanziamento cresce di 3 miliardi di euro per il prossimo anno, 4 per il 2025 e 4,2 per il 2026, portando il fondo nazionale alla cifra record di 135,6 miliardi. Peccato che, specie in un periodo di iper inflazione come questo, le cifre assolute dicono poco.

 

Tre miliardi in più infatti non sono sufficienti per invertire la tendenza che vede dedicata alla salute una cifra discendente in rapporto al Pil. E non bastano a compensare l’aumento dei costi affrontato dagli ospedali, specie considerato che 2,4 miliardi dei 3 stanziati per il prossimo anno saranno dedicati al (sacrosanto) rinnovo dei contratti di lavoro, lasciando per tutto il resto – nuove assunzioni, straordinari, riduzione delle liste d’attesa, spese farmaceutiche e spese vive – appena 600 milioni. “La qualità delle prestazioni è a rischio”, ha avvertito la Corte dei Conti.

 

Le pensioni: un’altra stretta sulla previdenza, la Fornero è viva e vegeta

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Sul fronte previdenziale si misura una delle grandi promesse tradite del governo di centrodestra: il superamento della tanto odiata (soprattutto dal vicepremier Salvini) legge Fornero, che esce anche da questa manovra viva e vegeta. Anzi, la legge di Bilancio rende il regime previdenziale più restrittivo, limitando le varie opzioni di uscita anticipata oggi in vigore: Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) diventa più penalizzante nel calcolo dell’assegno, i paletti per Opzione Donna crescono, sale il requisito anagrafico per l’Ape sociale (disoccupati e gravosi).

 

Per chi andrà in pensione con il contributivo puro i requisiti diventano addirittura più stringenti rispetto a quelli previsti originariamente della legge Fornero, mentre per il secondo anno viene ridotto l’adeguamento degli assegni più alti all’inflazione. [...]

 

La crescita: nulla per le imprese, tra le infrastrutture c’è solo il Ponte

meme su Matteo Salvini e il ponte sullo stretto

Le misure e gli investimenti per la crescita sono il grande assente in questa manovra, come rilevano tutti gli osservatori terzi e lamentano le parti sociali. Non si era inteso questo, quando il governo aveva promesso di “non disturbare le imprese”.

 

Confindustria ha calcolato che il saldo tra gli incentivi non rinnovati e quelli introdotti è negativo per un miliardo, nonostante il governo se ne sia ricavati 15 aumentando il deficit. Di più: tra le misure non rifinanziate ce n’è una, si chiama Ace, che incentivava le imprese a incrementare il proprio capitale e crescere di dimensione, una spinta alla produttività e anche ai salari.

 

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Gli statali: 5 miliardi per i nuovi contratti, ma non compensano l’inflazione

La legge di Bilancio stanzia 5 miliardi per il rinnovo dei contratti 2022-2024 del pubblico impiego, quindi per i dipendenti di ministeri, scuola, forze di polizia, esercito e vigili del fuoco.

 

antonio tajani giorgia meloni giancarlo giorgetti

Due miliardi verranno anticipati già alla fine di quest’anno in busta paga come indennità di vacanza contrattuale, ne restano 3 per il prossimo. Dividendo l’aumento per il numero di lavoratori, calcola l’Aran, si ottiene un incremento medio del 6%, circa 170 euro. Somma importante in questa finanziaria di ristrettezze, ma che non basta certo a compensare l’ondata inflattiva che ha travolto gli stipendi nei mesi scorsi.

 

Le cifre promesse dai ministri alle varie categorie, come il miliardo e mezzo poliziotti e militari, sono per il momento scritte sulla sabbia. Senza contare che l’extra in busta paga, a 700 mila dipendenti pubblici potrebbe essere tolto in futura pensione, tagliata attraverso un ricalcolo della quota maturata prima del 1995. Il governo promette correzioni, si vedrà.

 

La scuola: i professori avranno di più, poi restano solo 500 milioni

IL RIGORE - VIGNETTA BY GIANNELLI

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha promesso che “una quota consistente” dei 5 miliardi dedicati ai rinnovi contrattuali nella Pubblica amministrazione andrà al personale della scuola, 1,2 milioni di lavoratori. Dovrebbe superare il miliardo, ma per capire di quanto bisognerà aspettare il relativo tavolo.

 

A parte questo il capitolo scuola è uno dei più poveri della legge di Bilancio, perfetta traduzione dello scarso interesse mostrato da questo governo per la materia: 503 milioni di euro, divisi tra micromisure per stabilizzare il personale Ata negli istituti del Sud, per i concorsi, per i docenti tutor e per supportare la retta dell’asilo nido dei figli secondogeniti (inserita peraltro alla voce Famiglie). [...]

giancarlo giorgetti giorgia meloni
maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti