TUTTO IL RESTO È BOIA - DOPO SEI ANNI DALL’IMPICCAGIONE DEL RAIS, VIENE ELIMINATO UNO DEI GIUSTIZIERI DI SADDAM HUSSEIN


Guido Olimpio per "Il Corriere della Sera"

I conflitti in Medio Oriente somigliano spesso a regolamenti di conti. Tra clan e personali. Con vendette consumate nel tempo, quando se ne presenta l'occasione. La «resistenza irachena», con un comunicato postato sul web, ha annunciato di aver ucciso Mohammed Nassif Al Maliki, uno dei presunti boia di Saddam Hussein.

Nella drammatica foto che mostrava il dittatore sul patibolo con il cappio al collo era l'uomo alla sua sinistra. Incappucciato, ma evidentemente riconosciuto da nostalgici del Partito Baath che ancora operano nel Paese, in clandestinità, contro il nuovo governo dominato dagli sciiti.

Nel breve documento i killer hanno spiegato che Al Maliki era un parente dell'attuale premier e grazie al vincolo familiare era riuscito a fare carriera. Prima dell'invasione Usa del 2003, Mohammed Nassif lavorava «come venditore ambulante di frutta».

Successivamente, in quanto sciita, è entrato a far parte di un apparato di sicurezza e in questo ruolo è stato inserito nella squadra che si è occupata di Saddam. Insieme ad altri - secondo le accuse dei baathisti - ha partecipato all'impiccagione: una scena filmata anche con un telefonino. Un momento chiave che in tanti non hanno dimenticato. Sopratutto tra i seguaci dell'ultimo raìs.

SAddAM HUSSEIN Impiccato

È probabile che abbiano indagato cercando di individuare i responsabili dell'esecuzione e alla fine hanno raggiunto il bersaglio a Yusufiya, località a sud di Bagdad. L'epilogo ricorda il destino riservato ad alcuni dei miliziani che catturarono il leader libico Muammar Gheddafi. Scovati e assassinati dopo qualche mese in agguati organizzati dai seguaci del colonnello per nulla piegati dalla morte del capo.

SADDAM HUSSEIN ALLA CONSOLLE

L'eliminazione di Al Maliki coincide con una fase acuta del conflitto tra sunniti e sciiti in Iraq. Le due comunità si danno battaglia con sanguinosi attentati che colpiscono, al solito, cittadini inermi. Centinaia le vittime, falciate da kamikaze e autobombe fatte esplodere in mercati o davanti a moschee.