TUTTO TORNA: ADESSO SI CAPISCE PERCHÉ RENZI HA ASSICURATO I SUOI VOTI ALL’ELEZIONE DI LA RUSSA – SARÀ IL PRESIDENTE DEL SENATO A SANCIRE IL DIVORZIO TRA “ITALIA VIVA” E “AZIONE”: SPETTA A LUI DECIDERE SE PERMETTERE AI RENZIANI DI COSTITUIRE UN GRUPPO AUTONOMO. TUTTO SI GIOCA SULL’INTERPRETAZIONE DEL REGOLAMENTO SULLE LISTE ELETTORALI – ERA IL PIANO DI MATTEONZO FIN DALL'INIZIO? GLI ASSIST DI MATTEONZO CON SANTANCHÈ (GRANDE AMICA DI LA RUSSA) E LA SCIALUPPA OFFERTA ALLA MAGGIORANZA, CHE MELONI TENTA DI SCONGIURARE. IL “FATTORE RENZI” POTREBBE DESTABILIZZARLA ANCORA DI PIÙ (REMEMBER CONTE II?)

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1. COSÌ IL (FU) TERZO POLO SOSTIENE IL GOVERNO MA I VOTI DI RENZI AGITANO LA MAGGIORANZA

Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

IGNAZIO LA RUSSA MATTEO RENZI

Un voto oggi e una strizzatina d’occhio domani, Matteo Renzi sembra aver superato la sottile linea rossa che separa la terra di mezzo del Terzo Polo dal campo della maggioranza di governo.

 

È pronto ad approvare l’elezione diretta premier, ha detto sì alla delega fiscale (come Calenda) e no al salario minimo invocato da Schlein, Conte e dal leader di Azione. Ha esultato per l’abolizione del reddito di cittadinanza, ha applaudito Carlo Nordio sulla giustizia, ha difeso la commissione d’inchiesta sul Covid e via così, un passo verso destra e l’altro pure.

 

giorgia meloni e matteo renzi meme by fawollo pubblicato dal fatto quotidiano

C’è chi lo vede predestinato a far da «stampella» a Giorgia Meloni. E se lui smentisce, […] lei teme invece che il «fattore R» finisca per destabilizzare la coalizione. Giorni fa, a tavola con Salvini, Tajani e i capigruppo della maggioranza, la presidente ha provato a tranquillizzare i partiti giurando che Lega e Forza Italia non saranno fagocitati da Fratelli d’Italia alle elezioni europee.

 

Lo ha fatto per puntellare il governo e scongiurare altri smarcamenti del leader della Lega, ma anche perché ben conosce i ragionamenti che Renzi va confidando a parlamentari e imprenditori: «Se Meloni farà il pieno di voti a Bruxelles, la maggioranza potrebbe implodere».

 

Ecco allora che da giorni i meloniani lanciano messaggi in bottiglia nelle acque a dir poco agitate del (fu) Terzo Polo e provano ad allontanare la «scialuppa» offerta da Renzi e compagni. […] Nemmeno i renziani fanno mistero che, se mai l’alleanza di destra dovesse entrare in crisi per un incidente parlamentare, il loro leader «è quello che ha più esperienza per lavorare a una nuova maggioranza».

divorzio renzi calenda vignetta by rolli il giornalone la stampa

 

Calenda si confronta spesso con la premier e si aspetta un invito a Palazzo Chigi prima della pausa estiva, per parlare di salario minimo, mentre i rapporti tra Renzi e Meloni non sono idilliaci. I dem e i cinquestelle più maliziosi danno la stessa versione: «Sono in freddo da quando la premier ha stoppato la presidenza della Vigilanza Rai per la Boschi». I punti di riferimento quasi quotidiani di Renzi a destra sono Licia Ronzulli in Forza Italia e, dentro Fdi, Ignazio La Russa e Daniela Santanché.

 

Il presidente del Senato fu eletto anche grazie ai voti di Italia Viva e i renziani, che non possono più evitare la rottura con Carlo Calenda, si aspettano un aiutino per ottenere la deroga e formare un nuovo gruppo a palazzo Madama.  […]

 

licia ronzulli in senato con renzi

2. IL DIVORZIO FRA RENZI E CALENDA È NELLE MANI DEL GIUDICE LA RUSSA

Estratto dell’articolo di Daniela Preziosi per “Domani”

 

Nella versione di Azione, è il divorzio ormai l’unica cosa di cui devono parlare due che non hanno più niente da dirsi, l’ex coppia Carlo Calenda e Matteo Renzi. Chi frequenta il Senato sa che neanche si salutano più. Nella versione di Italia viva invece no, c’è ancora da discutere: di politica.

 

Intanto ieri dell’annuncio di un nuovo gruppo di Iv al Senato, fatto circolare da entrambe le parti, non c’era più traccia.

IGNAZIO LA RUSSA MATTEO RENZI

 

Dalla presidenza di palazzo Madama assicurano che «a venerdì sera non abbiamo ricevuto niente», e nel weekend agostano, per giunta il primo delle vacanze senatoriali, è difficile trovare un funzionario che materialmente riceva una comunicazione. Peraltro la nascita di un gruppo deve essere annunciata in aula. E, salvo emergenze, l’aula è convocata per martedì 5 settembre.

 

ENRICO BORGHI RAFFAELLA PAITA MATTEO RENZI

A sua volta da Iv viene assicurato che questa comunicazione non c’è e non ci sarà nelle prossime settimane. Ed Enrico Borghi, capogruppo del Terzo polo, ovvero l’unico titolato a inviare la comunicazione, nella mattinata di ieri assicurava: «È sabato. Fra un po’ spengo il telefono e mi leggo le sei lezioni di strategia globale di Kissinger».

 

Resta che politicamente la rottura è insanabile. Ma formalmente, come in un matrimonio, per rompere i gruppi bisogna rivolgersi a un giudice. E a palazzo Madama il giudice è il presidente Ignazio La Russa.

CARLO CALENDA E MATTEO RENZI

 

[…] La contesa è sull’articolo 14. Il gruppo Azione-Italia viva-Renew Europe è composto da 10 senatori, sei sono renziani e bastano a costituire un gruppo. Ma il punto è l’interpretazione del comma 4: «Ove più partiti o movimenti politici abbiano presentato alle elezioni congiuntamente liste di candidati con il medesimo contrassegno», è il caso di Italia viva–Azione–Calenda, il contrassegno delle politiche che conteneva la «bicicletta» fra i due partiti, possono costituire «uno o più gruppi autonomi (...) purché corrispondenti a singoli partiti o movimenti politici che abbiano presentato il proprio contrassegno in coalizione alle ultime elezioni del Senato».

 

IGNAZIO LA RUSSA E RENZI AD ATREJU

Nei giorni scorsi Calenda ha incontrato La Russa e gli ha consegnato la sua interpretazione: la loro era una lista, non una coalizione. Il presidente ha ascoltato. Invece secondo Iv, nel simbolo i due partiti sono rimasti «distinti» ergo la lista era una coalizione, in sostanza. C’è un precedente: gennaio 2021, Centro democratico di Bruno Tabacci.

 

A taccuini chiusi c’è chi assicura che Renzi con La Russa si è mosso per tempo, anche prima delle affettuosità verso la ministra Daniela Santanchè: all’inizio della legislatura gli ha assicurato la manciata di voti per l’elezione a presidente nonostante il no di Forza Italia.

 

MATTEO RENZI E DANIELA SANTANCHE MEME BY DAGOSPIA

Il che accende una luce sinistra su tutta la breve storia del Terzo polo: creatura nata al fotofinish un anno fa, mentre scadevano i tempi della presentazione delle liste per politiche. Calenda aveva rotto con il Pd e +Europa, convinto di presentarsi in proprio e senza raccogliere le firme. Si sbagliava, non poteva. Non gli restò che il matrimonio di interesse con Iv, esentata dalla raccolta. «Riportami in Senato, poi farò un passo indietro», la promessa. Poco dopo il voto, fra i due la rottura sul partito unico, «a cui aveva detto sì un anno fa», racconta Calenda, «pensavo ci fosse un elemento di realtà quando Renzi mi diceva “ho un sacco di cose da fare, sto sempre all’estero, lavoro per l’Arabia Saudita”».

 

RENZI E ITALIA TWIGA - VIGNETTA BY NATANGELO

E invece altro che passo indietro, Renzi oggi ne fa due avanti e mette Calenda spalle al muro: o con noi alle europee o dritto al gruppo misto. Calenda gli ha già risposto no, nella sostanza. Nella forma: «Decideremo a ottobre, faremo una festa e l’assemblea nazionale». Ma in privato disegna alternative tremende piuttosto che tornare con Renzi. Così oggi il leader di Azione sembra Cicerone, Matteo usque tandem? «Vuole andarsene dai gruppi? Faccia quel che vuole. Io non posso perché hanno il mio nome. Ma questa cosa va chiusa perché non ne posso più. Mi sono rotto le balle».

 

[…] Invece secondo Borghi il moto a luogo è diverso: il presidente del gruppo comunica al presidente del Senato una diversa denominazione e una diversa composizione del gruppo. Ma questa è solo una «tecnicalità» e «non è all’ordine del giorno». Per ora il punto è politico, ragiona: «Calenda vuole fare la gamba liberaldemocratica del campo largo? Ricorda l’idea di Goffredo Bettini, quella con l’asse fra Pd e M5s e la “terza gamba” moderata? Ecco, quella». […]

 

MATTEO RENZI E CARLO CALENDA COME SONIA BRUGANELLI E PAOLO BONOLIS

Calenda dovrà dire «se accetta la proposta di Macron, che un mese e mezzo fa ha chiamato i leader dei partiti liberaldemocratici e riformatori a Bruxelles e ha detto: alle europee bisogna fare liste unitarie di Renew Europe, paese per paese. È quello che noi di Iv vogliamo fare in Italia, allargando ad altre famiglie del riformismo. Se invece Calenda dice no, non a Renzi o a Borghi, ma a Macron, perché ritiene di bastare a sé stesso, ci saranno conseguenze inevitabili.

 

Conseguenze politiche: Renew oggi ha sei componenti del Consiglio europeo, quello che nomina i vertici della Commissione. Uno di più dei socialisti. Siamo il terzo schieramento, dopo Ppe e S&D, insidiato dai Conservatori e riformisti guidati da Giorgia Meloni. I sei-sette europarlamentari che potremmo eleggere sommando le forze in Italia, possono essere determinanti. Se nessuno di noi arrivasse al 4 per cento, ne eleggiamo zero. Ammettendo che Azione superi da sola il 4, ne prende uno. Ma uno non sposta nulla. È questo che deve valutare Calenda. Cioè la politica, non il Twiga, Capalbio, e il gossip».

CARLO CALENDA E MATTEO RENZI
MATTEO RENZI GIORGIA MELONI