URSULA, BEL PROGRAMMA: MA CHI PAGA? - VON DER LEYEN HA PARLATO DI “INVESTIMENTI” IN MOLTI SETTORI MA LA BCE STIMA CHE SOLO PER LA TRANSIZIONE VERDE, LA DIGITALIZZAZIONE E IL RAFFORZAMENTO DELLA DIFESA, L’UE AVRÀ BISOGNO DI CIRCA 5.400 MILIARDI DI EURO DI INVESTIMENTI AGGIUNTIVI NEL PERIODO 2025-2031, CIOÈ QUASI 800 MILIARDI ALL’ANNO DI NUOVI INVESTIMENTI. QUESTI NON INCLUDONO I PROGETTI PER L’INNOVAZIONE E LA RICERCA CHE PORTANO IL TOTALE A 1.000 MILIARDI L’ANNO - GIAVAZZI: “È EVIDENTE CHE QUESTO PROGRAMMA RICHIEDE DEBITO EUROPEO COMUNE INIZIATO CON IL NEXT GENERATION EU (CIOÈ IL NOSTRO PNRR)”
-Estratto dell’articolo di Francesco Giavazzi per il “Corriere della Sera”
Il discorso con cui ieri Ursula von der Leyen ha chiesto il voto dei parlamentari europei non è stato certo privo di ambizione: «I prossimi cinque anni definiranno il posto dell’Europa nel mondo per i prossimi cinque decenni. Decideranno se plasmare il nostro futuro o se lasciare che venga plasmato dagli eventi o dagli altri. […]».
Alcune di queste proposte affrontano nodi che negli ultimi cinque anni spesso hanno diviso Bruxelles dalle imprese europee: «Abbiamo bisogno di un nuovo approccio alla politica di concorrenza che deve riflettersi nel modo in cui valutiamo le fusioni, così da tenere pienamente conto dell’innovazione e della resilienza». Proposte che, ha detto la neo-presidente, in parte riprendono l’imminente relazione di Mario Draghi sulla competitività dell’Ue.
«Rivedremo anche le regole sugli aiuti di Stato per sostenere gli investimenti nell’edilizia abitativa, in social housing, e aiuti all’efficienza energetica». Sulla possibilità di ricorrere all’imposizione di dazi «utilizzeremo tutti i nostri strumenti di difesa commerciale dove e quando necessario». […] «Il Clean Industrial Deal deve permetterci di investire di più e insieme nelle tecnologie pulite e strategiche, e nelle industrie ad alta intensità energetica. […]».
Chiaro anche l’impegno sulla Difesa. «Il nostro lavoro nei prossimi cinque anni si concentrerà sulla costruzione di una vera Unione Europea della Difesa. La spesa combinata dell’Ue per la Difesa è insufficiente, troppo disgiunta, disparata e non abbastanza europea. L’Europa può fare molto per rafforzare l’industria europea della Difesa».
Nuova, e forte, anche l’enfasi sull’eccellenza scientifica e sulla necessità di sostenere la ricerca fondamentale. Ma come finanziare tutto questo? La Banca centrale europea ha recentemente stimato che solo per la transizione verde, la digitalizzazione e il rafforzamento della sua difesa militare, l’Ue avrà bisogno di circa 5.400 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel periodo 2025-2031, cioè quasi 800 miliardi all’anno di nuovi investimenti.
Questi non includono i progetti per l’innovazione e la ricerca. Il totale è quindi nell’ordine di 1.000 miliardi l’anno. Se non vogliamo contare su un improbabile aumento del risparmio delle famiglie europee e non vogliamo tagliare consumi pubblici e privati, nè investimenti già programmati sarà necessario attingere a risparmio dal resto del mondo. Lo scorso anno l’Ue ha registrato un avanzo nella bilancia dei pagamenti, cioè ha destinato a investimenti all’estero, 330 miliardi di euro.
Non solo questi investimenti netti all’estero andranno azzerati, ma sostituiti con un ingresso in Ue di risparmio dal resto del mondo pari a quasi 700 miliardi l’anno. Una cifra che influirà sui tassi di interesse nel mondo e rafforzerà il cambio euro-dollaro.
Questo a livello di equilibri internazionali. Ma c’è poi il problema della ripartizione pubblico-privato: quanti di questi 1.000 miliardi l’anno potranno essere finanziati dal settore privato e quanti invece richiederanno un intervento degli Stati?
Scrive Ursula von der Leyen: «Questa sarà la Commissione degli investimenti: dobbiamo sbloccare i finanziamenti necessari per la transizione verde, digitale e sociale, massimizzare gli investimenti pubblici e fare leva sul capitale privato, riducendone i rischi, in stretta collaborazione con la Banca europea per gli investimenti».
Io penso che il ruolo degli investimenti pubblici sarà essenziale, anche al di là della Difesa e della ricerca fondamentale. E questo pone un problema di spazio disponibile nel bilancio degli Stati membri: neppure la Germania ha lo spazio necessario nel proprio bilancio. È evidente che questo programma richiede che venga ripetuta l’esperienza di finanziamento con debito europeo comune iniziata con il Next Generation Eu (cioè il nostro Pnrr). D’altronde la neo-presidente, pur con grande cautela, lo ha fatto capire quando ha detto che bisogna spendere di più, meglio e insieme […] Speriamo che la cautela di Ursula von der Leyen non divenga il segno della nuova Commissione. Perché i suoi progetti senza il ricorso a debito comune si rivelerebbero impegni vuoti.