URSULA GIOCA LA SUA PARTITA – GIORGIA MELONI E LA VON DER LEYEN SI SCAMBIANO SORRISONI DURANTE L’INCONTRO A ROMA: LA TEDESCA SI FA VEDERE COMPIACENTE CON LA DUCETTA ANCHE PER UNA RAGIONE PERSONALE. VORREBBE RICANDIDARSI AL VERTICE DELLA COMMISSIONE NEL 2024, MA HA BISOGNO DEL SOSTEGNO DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI E RIFORMISTI, DI CUI LA DUCETTA È PRESIDENTE. LE EURO-ALLEANZE STANNO CAMBIANDO DOPO LA FIGURACCIA DEI SOCIALISTI CON IL QATAR-GATE, E IL PPE HA BISOGNO DI UN’INTESA CON I SOVRANISTI - LA QUESTIONE MIGRANTI E IL PNRR
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1. URSULA LANCIA IL PIANO UE PER LE IMPRESE PREMIER IN PRESSING: SUBITO IL MAXI FONDO
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin e Ilario Lombardo per “La Stampa”
[…] A Bruxelles la visita a Roma della presidente della Commissione viene vista come «una tappa fondamentale del suo tour elettorale» in previsione delle Europee del 2024. Von der Leyen non ha ancora annunciato la sua intenzione di candidarsi per un secondo mandato, ma diverse fonti assicurano che questo sarebbe il suo piano. ù
Prima di compiere il passo, però, la tedesca vuole sondare l'eventuale sostegno da parte dei governi e in questo senso Giorgia Meloni è corteggiatissima per una serie di motivi. Si è appena insediata e la solidità elettorale della coalizione che la sostiene potrebbe garantire un forte sostegno in vista dell'assegnazione delle cariche di vertice nel 2024.
Del resto anche la recente visita di Manfred Weber a Roma va letta in quest' ottica: il leader del Ppe vuole far sì che Fratelli d'Italia e altri partiti dei Conservatori che considera "moderati" (dai fiamminghi della N-Va ai cechi del premier Petr Fiala) si stacchino dai polacchi di Diritto e Giustizia (PiS) per avvicinarsi ai popolari. Secondo fonti vicine a Weber, nel suo colloquio con Meloni il bavarese ha ribadito che il Ppe è pronto a sostenere una riforma di Dublino per fare in modo «che l'Italia non sia lasciata da sola», introducendo una vera redistribuzione dei richiedenti asilo.
Cosa che gli alleati polacchi, invece, continuano a respingere. Una mano tesa e al tempo stesso un avvertimento per ricordare a Meloni un antico proverbio: è nel momento del bisogno che si riconoscono gli amici veri.
2. MELONI HA OTTENUTO UN SÌ SUI MIGRANTI DA VON DER LEYEN: «FARÒ DI TUTTO PER AVERE PRINCIPI UE CONDIVISI»
Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Rispetto a novembre, a Bruxelles, la prima visita fuori dai confini di Giorgia Meloni, il primo approccio con i vertici della Ue con incontri fruttuosi ma ancora carichi di una fisiologica diffidenza, politica ma anche squisitamente personale, il clima è completamente diverso.
«Cara Ursula, ti accompagno», mentre fanno insieme le grandi scalinate di Palazzo Chigi. «Giorgia, è un piacere rivederti», mentre la presidente della Commissione europea e la presidente del Consiglio si baciano e abbracciano come due leader che hanno ormai un’ottima consuetudine e un dialogo avviato su binari giusti.
I dettagli di un incontro rivelano talvolta la sostanza di un rapporto: con Macron, la prima volta di un faccia a faccia con un altro leader internazionale dal momento del giuramento, sulle terrazze dell’hotel Melia, nel cuore della Capitale, anche le foto vennero male. La luce del giardino era cattiva, il presidente francese non riusciva a sorridere.
Ieri, all’ora di pranzo, il clima era rilassato, un aperitivo e dei toast accompagnavano l’agenda di un incontro che era ampiamente programmata dagli staff e sulla quale c’era poco da decidere e molto da «registrare».
Il Consiglio europeo
La missione di Giorgia Meloni era infatti quella di mettere sul tavolo alcuni argomenti chiave e chiedere che venissero messi in agenda in attesa dei passi futuri dell’Unione, a cominciare dal Consiglio europeo del 9 febbraio.
A giudicare dalla soddisfazione dello staff di Palazzo Chigi sembra che le aperture di Ursula von der Leyen verso Giorgia Meloni siano state diverse e su diversi argomenti. Richiesta di Meloni: «Io la penso così, i nostri confini sono confini europei, di tutti, e credo che su questo principio dobbiamo lavorare insieme per sviluppare un Piano europeo che funzioni e sia efficace».
Concetto registrato da von der Leyen: «Faremo di tutto per arrivare a dei principi condivisi da tutti gli Stati membri». Persino su alcuni dettagli più scivolosi, quando Meloni chiede in modo aperto un «maggior coinvolgimento politico e finanziario» di Bruxelles negli accordi e nelle relazioni con i Paesi del Nord Africa, e questo perché ovviamente un accordo europeo può avere un peso e un’efficacia molto maggiore di uno stretto fra due Stati, la presidente della Commissione europea si mostra disponibile.
Migranti e fondi Ue
Un altro tasto sensibile è la legislazione italiana appena adottata sulla condotta delle Organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo. Per Meloni è un insieme di principi e precetti che può essere adottato e discusso anche a livello europeo. «Se occorre un Piano europeo per gli investimenti e le relazioni con il Nord Africa occorrerebbe anche una normativa condivisa fra i 27 Stati della Ue sulle Ong», commentano a fine incontro nello staff della presidenza del Consiglio, rimarcando quello che sono state le richieste del capo del governo.
Regole per le Ong
Sui migranti Meloni chiede di distinguere meglio che nel passato i profughi dai migranti economici, illustra la posizione italiana e le dinamiche che portano a considerare le Ong, spesso, anche un fattore di attrazione per gli scafisti. Ma qui si entra in un terreno delicato, perché Meloni parla ad una politica tedesca e nell’ultima legge di Bilancio di Berlino ci sono anche dei fondi per le Ong che ogni giorno litigano con il nostro Viminale e battono bandiera tedesca.
Un terreno che può essere scivoloso anche su un altro argomento chiave del confronto che dura poco più di un’ora, alla presenza, per parte italiana, del ministro Raffaele Fitto, del consigliere diplomatico Francesco Maria Talò, di Piero Benassi, ambasciatore italiano presso le istituzioni comunitarie.
L’origine nazionale di Ursula von der Leyen riaffiora quando Meloni chiede con forza che qualsiasi strumento venga adottato nel quadro di una risposta economica europea alla legislazione fiscale americana di incentivi e sussidi alle imprese a stelle e strisce sia realmente europeo, nel senso di non concedere vantaggi a chi ha maggiore spazio fiscale di bilancio, come si è visto con la Germania e la legislazione tedesca sul caro energia.
Risposta comune agli Usa
Insomma Meloni chiede che la risposta di politica economica della Ue a Washington sia quanto più comunitaria possibile, senza ambiguità e favoritismi. Anche di questo si discuterà fra un mese a Bruxelles, mentre sul Pnrr la premier incassa i complimenti di Ursula von der Leyen sugli obiettivi raggiunti nel 2022 e Meloni garantisce che l’Italia osserverà tutti gli impegni presi.