NEGLI USA I DEM NON VOGLIONO PERDERE, VOGLIONO STRAPERDERE – NANCY PELOSI, LA BURATTINAIA CHE SPERA DI FAR FUORI JOE BIDEN DALLA CORSA ALLA CASA BIANCA, NON PUNTEREBBE NEMMENO SU KAMALA HARRIS: PER LEI LA SCELTA DEL POTENZIALE CANDIDATO DEVE ANCORA AVVENIRE E SUL PIATTO CI SAREBBERO I NOMI DEI GOVERNATORI DEMOCRATICI, DA GRETCHEN WHITMER A GAVIN NEWSOM – MA TUTTI DEVONO FARE I CONTI CON LA RESISTENZA DI “SLEEPY JOE” CHE NON VUOLE MOLLARE LA PRESA - IL VIDEO DI BIDEN: "E' L'ELEZIONE PIU' IMPORTANTE E IO LA VINCERO'"
-It’s a miracle, folks. Donald told the truth for once.
— Joe Biden (@JoeBiden) July 20, 2024
It’s the most important election of our lifetimes.
And I will win it. pic.twitter.com/PjEIO6znSW
1. USA, JOE BIDEN: "QUESTA È L'ELEZIONE PIÙ IMPORTANTE DELLA NOSTRA VITA E IO LA VINCERÒ"
Joe Biden ha postato su X un messaggio per dire che "questa è l'elezione più importante della nostra vita e la vincerò". Il presidente, ancora in isolamento per aver contratto il Covid, ha scritto: "E' un miracolo, gente. Donald per la prima volta ha detto la verità. Sono le elezioni più importanti. E io le vincerò". Biden ha anche postato un passaggio del discorso dell'ultimo comizio di Donald Trump, il suo concorrente nelle presidenziali Usa.
Biden: "Sosterrò con forza la democrazia"
"Continuerò a pronunciarmi con forza per la nostra democrazia, a difendere la nostra Costituzione e lo stato di diritto e a chiedere l'azione alle urne, non la violenza nelle nostre strade - ha scritto ancora il presidente su X -. E' così che dovrebbe funzionare la democrazia". Con queste parole Biden risponde al comizio di Trump, tornato a lanciare insulti e ad accusare di frode i democratici alle elezioni del 2020.
2. KAMALA HARRIS, BIDEN UN LEADER CHE LOTTA PER IL POPOLO AMERICANO
(ANSA) - ROMA, 21 LUG - "In quanto vicepresidente io vedo Joe Biden quando le telecamere sono accese e quando sono spente. Nello Studio Ovale, nella Situation Room e durante la campagna. Joe Biden è un leader che lotta per il popolo americano". Lo ha scritto su X la vicepresidente degli Stato Uniti Kamala Harris.
3.. IL PARTITO SI SPACCA SUL PIANO B L’ALA SINISTRA TIFA KAMALA MA I GOVERNATORI FANNO MURO
Estratto dell’articolo di Sara Miglionico per “il Messaggero”
La battaglia è cominciata, anche se Joe Biden non ha ancora deciso se gettare la spugna. Ma nel Partito democratico tutti sanno che adesso si definiscono le posizioni per la decisiva convention della seconda metà di agosto nel Michigan, quando sarà controfirmato da oltre 4500 delegati il ticket per la Casa Bianca di Presidente e Vicepresidente. Kamala Harris si presenta come la scelta più naturale e anche più probabile, oltre che come la scelta di Biden, la cui voce conta.
Ma Nancy Pelosi, a nome di un vasto fronte democratico nel Congresso, ha fatto sapere che il match dev'essere aperto. Vinca il migliore.
E, allora, sull'altro piatto della bilancia rispetto alla Harris, già senatrice e procuratore generale della California, ci sono fior di governatori democratici, soprattutto nei Swing States, quelli in cui tradizionalmente democratici e repubblicani si contendono la primazia, e non invece nei "Blue Wall States", i 18 Stati in cui i democratici hanno di fatto vinto sempre. E se dovesse prevalere Kamala, fondamentale sarebbe la designazione del vice (o della vice), da pescare nella rosa di governatori o governatrici.
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Ecco allora che vengono diffusi i risultati di più o meno attendibili sondaggi che riguardano Kamala Harris. Emerge che Trump e il vice designato Vance non sono poi quel ticket imbattibile che a prima vista potrebbe sembrare. In Michigan, per esempio, uno dei Swing States, il paradosso è che la Harris potrebbe avere una performance inferiore a quella di Biden, seppure penalizzato dal declino psico-fisico, mentre sarebbe in grado di battere Trump-Vance se si mettesse al fianco la popolare, fortissima governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer.
Che a sua volta potrebbe essere una delle più insidiose sfidanti di Kamala come aspirante inquilina della Casa Bianca. Per la prima volta in quarant'anni, la Whitmer è infatti riuscita a assicurare ai democratici il pieno controllo sia del governo che della legislatura, nel suo Stato. E all'interno del partito è riuscita a ritagliarsi il ruolo di vicepresidente del Comitato nazionale. In più, è al suo secondo mandato come governatrice, vinto con più del 54 per cento dei voti. Altro candidato forte, il governatore della California, per quanto non possa fare ticket come vice con la Harris, pure lei californiana. Gavin Newsom è stato sindaco di San Francisco, e si è scagliato più volte contro Trump dalla sua base di Sacramento e nelle apparizioni televisive. Pesa sulla sua reputazione l'aver partecipato nel 2021 a una costosa cena di compleanno con il gotha dei lobbisti.
Forte la potenziale candidatura di J.B. Pritzker, governatore dell'Illinois, forse il più combattivo contro The Donald che ha definito "delinquente, razzista, omofobo". Il suo patrimonio personale ammonta a circa 3.5 miliardi di dollari, è l'erede dei proprietari della catena di alberghi Hyatt. Una fortuna che gli ha consentito di gettare 350 milioni di dollari nelle due campagne vinte da governatore.
Robuste, specie se in ticket come vice di Kamala, le chance del governatore della Pennsylvania, altro importante Swing State, Josh Shapiro. Nel 2022, ha battuto il rivale repubblicano col 56 per cento dei voti. Sullo sfondo, la figura carismatica di Michelle Obama e quella di Hillary Clinton. Non come candidate, ma come potenziali kingmakers. In grado di incoronare chi succederà a Joe Biden. Kamala, o uno dei governatori.
2. L’OPERAZIONE KAMALA HARRIS
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
«Abbiamo sempre visto in lei una donna ambiziosa e molto dotata, capace di brillare. Ma non avevamo mai pensato che potesse arrivare al vertice per la sua mancanza di disciplina, l’incapacità di focalizzarsi su ciò che davvero conta. Ha talento, ma è un diamante grezzo». Il giudizio su Kamala Harris di Gil Duran, che fu suo portavoce dieci anni fa quando lei era procuratrice capo della California, è una buona traccia per addentrarsi nella storia controversa di un personaggio che ha affascinato, diviso e poi deluso i progressisti americani.
E che ora potrebbe diventare la prima donna, per di più di colore, presidente degli Stati Uniti. O potrebbe, più probabilmente, essere sconfitta da un Donald Trump che vola nei sondaggi sulle ali del rischiato martirio e può contare sul sostegno di un’America sotterranea che non ha mai digerito l’afroamericano Obama e ora, tra misoginia e riserve a sfondo razziale, vuole sbarrare la strada a Kamala.
Mentre lei non gode nemmeno dell’appoggio del suo partito: alcuni leader sono rassegnati all’inevitabilità della sua candidatura, visto il suo ruolo istituzionale, mentre altri democratici di peso stanno cercando di aprire comunque la strada ad altri candidati, in caso di ritiro di Biden.
I passi falsi Giorni tremendi per lei che sta cercando di riprendersi dai tanti passi falsi che hanno segnato i suoi tre anni e mezzo di vicepresidenza. E anche dai talk show nei quali, per renderla simpatica, la chiamano Momala (il termine usato dai figli di suo marito per evitare di chiamarla matrigna): l’America ha bisogno di un leader determinato non di una figura materna. Lei si sta sforzando, con un certo successo, di mostrarsi più presidenziale: sicura e fiduciosa negli ultimi comizi e nel rispondere per le rime a J.D.
Vance, scelto da Trump come vicepresidente.
Ma inseguita ovunque dalla sua fama di leader che fa discorsi poco centrati: divaga anziché andare al sodo. E, poi, Biden che prima l’ha salvata dal fallimento politico incoronandola vicepresidente (candidata anche lei per la nomination, non era riuscita nemmeno ad arrivare all’inizio delle primarie del 2020 per l’implosione del team della sua campagna, tra dispute che lei non ha saputo governare e fondi elettorali misteriosamente spariti), ma poi l’ha lasciata nella semioscurità. Dalla quale l’ha tirata fuori dandole la mission impossible di arginare l’immigrazione clandestina.
Quando, nel 2016, arrivò sulla scena politica nazionale, eletta a valanga senatore della California, furono in molti (compreso chi sta scrivendo questo articolo) a vedere in lei il possibile leader futuro dei democratici e di un’America che nel 2045 sarà in maggioranza di colore […]
Recuperata da Biden che la scelse come vice senza farsi condizionare dall’affronto subito, Kamala è sempre apparsa una figura enigmatica. Incapace di incidere sui temi cruciali, abituata a rispondere anche alle domande più dirette con risposte prolisse e inconcludenti, è stata sbeffeggiata sui social per i sorrisi che troppo spesso diventano risate eccessive, sgangherate, fremiti di tutto il corpo. Ora cerca di dare un’immagine diversa, presidenziale.
E può vantare anche una notevole esperienza in campo internazionale. Difficilmente basterà e, comunque, al momento è ancora costretta a sostenere in tutte le sedi che Biden resterà candidato e batterà senza alcun dubbio Trump.