USA E GETTA - LO SHUTDOWN FA CROLLARE L’IMMAGINE DELL’IMPERO AMERICANO, ORA L’INCUBO E’ IL DEFAULT SUL DEBITO


Massimo Gaggi per "Il Corriere della Sera"

Più che l'impatto economico dei 783 mila dipendenti pubblici da ieri lasciati a casa senza stipendio e dagli altri (1,2 milioni) che rischiano la stessa sorte, a fare impressione sono le immagini della Statua della Libertà e dei parchi, dal Grand Canyon a Yellowstone, senza visitatori.

SHUTDOWN images

A Washington il Lincoln Memorial è bloccato dalle transenne: il governo della superpotenza mondiale costretto a impedire l'accesso al monumento-simbolo della democrazia americana perché non può pagare i guardiani.

Se durerà solo pochi giorni, lo «shutdown» del governo federale non produrrà gravi danni all'economia: molti disagi, ma un blocco di una settimana non peserà più dello 0,1 per cento sul Pil Usa.

OBAMA a government shutdown could be sustained and damaging

Se, invece, il braccio di ferro si protrarrà per quasi un mese, come accadde nel 1996, il peso sarà maggiore: un Pil ridotto dello 0,8-0,9 per cento. Ma adesso il timore principale è che l'incendio che paralizza il Congresso si estenda anche al tetto del debito pubblico che deve essere alzato entro il 17 ottobre. Se non arriverà un voto in questo senso, sarà il default degli Stati Uniti sul loro debito: un evento senza precedenti.

Questo, sì, capace di produrre effetti gravi sull'economia Usa, sul dollaro e, quindi, sui mercati internazionali. Per adesso le piazze finanziarie non sono cadute nello sconforto e, anzi, ieri hanno mostrato cenni di recupero.

Ma non c'è dubbio che con lo «shutdown» l'immagine internazionale degli Stati Uniti, e quella della presidenza Obama, hanno subito un altro colpo dopo quelli derivati dagli errori commessi nella gestione della crisi siriana che hanno consentito alla Russia di Putin di riconquistare un ruolo centrale sulla scena internazionale.

imSHUTDOWN ages

Ma se, passi falsi diplomatici a parte, in un mondo multipolare nel quale emergono nuove potenze economiche un calo del peso degli Usa è forse inevitabile, non è affatto inevitabile il marasma istituzionale che sta paralizzando Washington.

Quando era al Tesoro, Tim Geithner ha detto più volte che il problema degli Usa non è lo stato di salute dell'economia, ma un Congresso che non riesce più a funzionare correttamente. Ora Alan Greenspan sostiene una tesi analoga in «The Map and the Territory», il suo nuovo libro sui pericoli dai quali deve guardarsi l'America, che verrà pubblicato fra tre settimane. E, da conservatore liberista, l'ex capo della Fed mette sotto accusa proprio la radicalizzazione imposta ai repubblicani dall'estrema destra dei Tea Party.

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Ma l'America del rilancio manifatturiero e delle «Big Three» dell'auto che hanno saturato la capacità produttiva dei loro impianti sembra più forte delle convulsioni di Washington. Anche per questo i mercati, per ora, non drammatizzano.

AP SHUTDOWN MARKET REACTION