VADO AL MINIMO – LA MAGGIORANZA HA MESSO UNA PIETRA TOMBALE SUL SALARIO MINIMO. DELLE CINQUE MOZIONI PRESENTATE IERI ALLA CAMERA SULLA MISURA, È PASSATO SOLO IL TESTO DEL CENTRODESTRA CHE IMPEGNA IL GOVERNO A “RAGGIUNGERE L'OBIETTIVO DELLA TUTELA DEI DIRITTI DEI LAVORATORI” IN ALTRO MODO (CON VAGHISSIME INDICAZIONI, PER ORA) – IL TERZO POLO SI È STACCATO DA PD, 5S E SINISTRA, VOTANDO UNA SUA MOZIONE E INVIANDO UN ALTRO MESSAGGIO DI APERTURA ALLA MELONI…
-Serena Riformato per “La Stampa”
La maggioranza di governo mette una pietra tombale sul salario minimo. Delle cinque mozioni presentate ieri alla Camera sulla misura passa solamente - esito scontato - il testo del centrodestra che impegna esplicitamente l'esecutivo a «raggiungere l'obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori non con l'introduzione del salario minimo» ma con altre iniziative: «Estendere l'efficacia dei contratti collettivi nazionali più rappresentativi», contrastare i cosiddetti contratti pirata e «favorire l'apertura di un tavolo di confronto» con le parti sociali sulla «riduzione del costo del lavoro e all'abbattimento del cuneo fiscale».
Buone intenzioni di poco valore per il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, che unisce i due fronti caldi di giornata: «Il governo Meloni abbandona i lavoratori in difficoltà e ingrassa la lobby delle armi: un Paese alla rovescia».
Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi e Sinistra italiana, fra vari distinguo, votano in parte a favore delle rispettive mozioni. «Non ci mettiamo a piantare le bandierine, il fronte deve essere il più ampio possibile perché è una battaglia cruciale per il futuro del nostro Paese», propone in aula l'ex ministro del Lavoro Andrea Orlando.
Non ci sta la quarta forza in campo, Azione-Italia viva, sempre più distante dalle altre tre. I deputati del Terzo polo votano infatti una propria mozione sul salario minimo, anch' essa respinta in aula, ma non quelle di Pd, M5s e Avs. Una posizione che, all'indomani dell'incontro fra il leader di Azione e la presidente del Consiglio, riaccende i sospetti di intelligenza con il "nemico": «Calenda fa politica sulle sedie dei talk show, dove crede che si possa dire di tutto senza rispondere della propria incoerenza - attacca il capogruppo Cinque stelle alla Camera Francesco Silvestri - per certi aspetti verrebbe da dire che il suo è un approccio da chi è già organico alla maggioranza».
Dal Terzo polo rivendicano la scelta di merito: «Abbiamo votato solo la nostra mozione perché il salario minimo non è solo un titolo, ci sono diverse possibilità di realizzazione e noi eravamo pienamente convinti solo della nostra proposta», spiega il deputato di Italia viva Luigi Marattin alla Stampa. Il capogruppo di Azione-Iv a Montecitorio Matteo Richetti rimanda l'accusa al mittente: «Chiedete ai 5 stelle perché hanno votato contro la nostra mozione con la quale si introduceva il salario minimo a 9 euro come proposto da loro».
L'ipotesi di una retribuzione minima entra anche nella "contromanovra" del Partito democratico. Dal Nazareno il segretario Enrico Letta inaugura delle consultazioni parallele, con le associazioni di commercianti e artigiani, poi con Confindustria e sindacati, per confrontarsi sulle proposte che i dem presenteranno a partire dal 3 dicembre: taglio strutturale del cuneo fiscale, proroga di Opzione donna e Ape Sociale, riforma del reddito di cittadinanza, introduzione del reddito alimentare. E appunto il salario minimo, fra i progetti di legge rimasti nel cassetto del governo Draghi.
Lo rivendica l'ex ministro del Lavoro Orlando: «Noi riteniamo che la scelta di introdurlo non sia soltanto una scelta di equità, è una scelta per individuare un altro modello di competizione del nostro Paese, è una scelta per costruire un'idea dello sviluppo che non sia basata sulla contrazione del costo del lavoro e sull'infedeltà fiscale». E il coordinatore dei sindaci dem del Pd Matteo Ricci promette mobilitazione: «Promuoviamo una legge di iniziativa popolare».