1. IL VALZER DELLE NOMINE È DIVENTATO UNA WAGNERIANA “CAVALCATA DELLE VALCHIRIE”. PERFETTA PER L’”APOCALYPSE NOW” DI “IO SONO GIORGIA E VOI NON SIETE UN CAZZO!”
2. FIN DALL’INIZIO LA VALCHIRIA DELLA GARBATELLA VOLEVA DECIDERE LE NOMINE E FREGARLI TUTTI CON UN BLITZ ALL’ULTIMO MINUTO. SCONVOCANDO UNA RIUNIONE DOPO L’ALTRA, CI È RIUSCITA. DOMANI MATTINA PRIMA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI PREVISTO PER LE 11 SAPREMO COME FINIRÀ IL PRIMO GRANDE SCONTRO DEL GOVERNO MELONI. VOLERANNO CAZZI E CAZZOTTI?
3. L’AUTORITARISMO DELLA MELONI PUÒ IMPANTANARSI SOLO SE C’È UNA REALE MINACCIA DI CRISI (MA PENSA DI ACCONTENTARE SALVINI IN ALTRO MODO) O SE IL QUIRINALE STORCE IL NASO. FINO A IERI. CON LA DERONZULLIZZAZIONE DI FORZA ITALIA E A SEGUIRE L’OSPEDALIZZAZIONE DI BERLUSCONI, IL PANORAMA È CAMBIATO. GIANNI LETTA È TORNATO E TRAMA CON SALVINI…


DAGOREPORT

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI

Il valzer delle nomine si è trasformato in una wagneriana “Cavalcata delle valchirie”. Perfetta per l’”Apocalypse now” di “Io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo!”: nessuna apertura di un tavolo di maggioranza, qualche telefonata di bla-bla, sconvocato anche l’incontro di Pasquetta, le decisioni le prenderà lei sul filo del traguardo.

 

Infatti, per firmare l’atto di nomina delle grandi partecipate di Stato (Eni, Enel, Poste, Terna, Leonardo), il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha tempo fino a domani mattina – nel primo pomeriggio lo attende un volo per Washington per partecipare al Fondo Monetario Internazionale.

giorgia meloni matteo salvini silvio berlusconi al compleanno di salvini

 

Ebbene, la Ducetta di palazzo Chigi è riuscita, con lo scodinzolante Fazzolari al fianco, a prendere per i fondelli gli alleati Salvini e Berlusconi. Con somma arroganza, ha concesso loro di poter indicare i nomi dei presidenti e dei consiglieri di amministrazione ma gli amministratori delegati, quelli che contano davvero, è “roba sua”.

GIORGIA MELONI LICIA RONZULLI MATTEO SALVINI SILVIO BERLUSCONI BY MACONDO

 

Essì, fin dall’inizio voleva decidere lei le nomine in modalità Renzi: fregarli tutti con un blitz all’ultimo minuto. Sconvocando una riunione dopo l’altra, ci è riuscita. Per ora. Domani mattina prima del Consiglio dei ministri previsto per le 11 sapremo come finirà il primo grande scontro del governo Meloni. Voleranno cazzi e cazzotti?

 

silvio berlusconi gianni letta fedele confalonieri vittorio sgarbi

Salvini, che farà? Il boss della Lega si è fatto Pasqua e Pasquetta a Roma in attesa di una fatidica riunione, ma anche per tenere sotto controllo quel cuor di coniglio di Giorgetti (gli ha ripetuto questa mattina: “Non ti azzardare a firmare una nomina senza prima avvisarmi”), cederà ai due diktat della Valchiria della Garbatella: Descalzi all’Eni, Cingolani a Leonardo e Donnarumma all’Enel? Tre manager che le trasmettono una sicurezza: l’affidabilità, non faranno inciuci alle sue spalle.

 

L’autoritarismo intransigente della Meloni può impantanarsi solo se c’è una reale minaccia di crisi (ma lei pensa di accontentare Salvini in altro modo) o se il Quirinale storce il naso. Fino a ieri. Con la deronzullizzazione di Forza Italia e a seguire l’ospedalizzazione di Berlusconi, il panorama è cambiato.

MARINA BERLUSCONI GIANNI LETTA LICIA RONZULLI - BY MACONDO

 

Gianni Letta è tornato nel suo ruolo di plenipotenziario di Berlusconi al tavolo (che non c’è mai stato) delle trattative – va notato che, al capezzale del Cav, non è stato ammesso nessun esponente apicale di Forza Italia ma solo l’Eminenza Azzurrina e Fedele Confalonieri: sono i due vecchi leoni del berlusconismo che triangolano politicamente con l’erede Marina.

 

Risultato: il terzetto non è per nulla contento dell’atteggiamento inflessibile dell’Evita Peron di Fratelli d’Italia. Il partito fondato dal Cav, anche se sopravvive elettoralmente con l’8 per cento, è determinante per dire che questo governo non è solo di destra ma anche di centro. Bisogna marcare il terreno. Quindi, Salvini e Letta si sono parlati per trovare una via per far passare l’ubriacatura di potere che in sei mesi di governo ha cotonato il cervello della Meloni. Ce la faranno? Ah, saperlo...

GIORGIA MELONI E GIANNI LETTA NEL 2009
gianni letta silvio berlusconi
mario draghi roberto cingolani